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PROTESTE PER GLI ASILI NIDO LOW-COST: SCARSA QUALITÀ E POCHE ATTIVITÀ EDUCATIVE

SCUOLA (Italia)- Le caratteristiche degli asili low cost? Rette più alte, orari più corti, educatori precari, mal pagati e poco formati, meno spazi e attività educative. Questa è la situazione negli asili nido italiani, con poche differenze tra Nord e Sud. I soldi sono esauriti e i Comuni hanno i conti in rosso: i nostri asili nido rischiano di collassare. La crisi invade anche l’istruzione e l’educazione dei bimbi da 0 a 3 anni: il numero dei posti-nido, in tre anni, era salito dal 10 al 17%, grazie al finanziamento di 446 milioni di euro del piano straordinario deciso dal governo Prodi nel 2007.

Oggi, però, si può contare solo sulle risorse del “fondo per la famiglia”, dopodiché il deserto. Le famiglie ovviamente non ci stanno, ed il popolo delle mamme è sceso in piazza a protestare: a Bologna sfilano per le vie del centro contro la chiusura di alcuni storici nidi comunali, mentre a Roma, oltre ai disagi già citati, infuria lo scandalo delle convenzioni a prezzo stracciato, gli appalti concessi dal sindaco Alemanno a cooperative che hanno accettato contributi di soli 475 euro a bambino, contro i 700 decisi dal Cnel per garantire gli standard minimi di qualità. Il Comune di Milano ha accreditato asili privati con tariffe low cost (520 euro a bambino), mentre a Firenze gli educatori dei nidi hanno protestato contro “l’esternalizzazione” dei servizi per la prima infanzia.

Il problema di fondo è che ogni Regione adotta la regola del fai-da-te, dai metri quadri per bambino, (6mq in Lombardia, 7 in Emilia Romagna, 10 nel Lazio) al numero di bimbi che ogni educatore deve assistere. Spiega Lorenzo Campioni, pedagogista e collaboratore del Gruppo nazionale nidi d’infanzia: “La crisi è grave, con questo taglio di fondi si rischia di passare dal nido come luogo educativo al nido come luogo assistenziale, dove i bambini vengono “guardati”, ma non stimolati a sviluppare le loro qualità ed i loro talenti. E purtroppo va in questa direzione anche la scelta di finanziare asili domiciliari, tagesmutter, con l’idea che basta essere donne, madri e fare qualche ora di corso per potersi occupare di un gruppo di bambini. Il problema – continua Campioni – non è la contrapposizione tra nidi pubblici e nidi in convenzione: il sistema integrato può anche funzionare, il punto sono i fondi ed il controllo dei Comuni. Se le cooperative ricevono meno soldi, faranno pagare rette più alte, taglieranno le ore, prenderanno personale meno esperto e senza sostituzione in malattia, finendo con l’aumentare il numero di bambini per educatore”.

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BAGAGLI DIMENTICATI ALLA STAZIONE: UNA “NUOVA VITA” NELLE MANI DEI PIU’ BISOGNOSI

SOCIALE (Italia) – Ormai è divenuta pressoché una “moda” dimenticare negli aeroporti o nelle stazioni valigie affidate al deposito bagagli senza più ritirale. Se è una moda dimenticarle è curioso osservarne il loro contenuto: a Napoli è stata trovata una borsa da dottore, di quelle per le visite a domicilio, completa di sfigmomanometro, stetoscopio e altri strumenti medici e, per rimanere in tema, a Verona qualcuno ha dimenticato una cartella clinica completa di chissà quale paziente. A Milano, città dello shopping, è stata smarrita una valigia contenente due borse ed un paio di scarpe, entrambe mai utilizzate prima, corredate di certificato di garanzia e di scontrini, 1550 euro per ciascuna borsetta e 528 euro per le scarpe, alla faccia della crisi economica insomma. Su iniziativa della Grandi Stazioni Spa, in concomitanza con le profonde ristrutturazioni appena completate, si è scelto di affidare alla onlus “La Gabbanella” – organizzazione a capo di una rete di 41 associazioni – lo smistamento di tutti questi bagagli abbandonati e non più reclamati.

Massimo Paglialunga, responsabile del coordinamento di Grandi Stazioni, ricorda che, secondo il contratto che regola i depositi, dopo 60 giorni il collo lo si considera abbandonato anche se, per cautela, si aspetta sempre un po’ di più. La valigia, passata tecnicamente alla Grandi Stazioni, viene poi controllata e trasferita in un deposito speciale per poi essere concessa in donazione alle onlus. L’intento della “Gabbanella” è di tipo umanitario, ovvero quello di distribuire le valigie o gli oggetti dimenticati alle persone più bisognose che non hanno indumenti per coprirsi: a questi oggetti viene, così, data una “seconda opportunità di vita”. Mariella Bucalossi, volontaria e coordinatrice dell’operazione della “Gabbanella”, evidenzia la complessità di questa operazione per i numerosi ritrovamenti di oggetti senza padrone: entro la stazione Termini sono stati ritrovati 2600 colli tra zaini, pacchi e tracolle varie, la Onlus ha già provveduto al ritiro di due tranche di questi bagagli, omplessivamente 548 dei 2600 totali, smistandoli poi alla Caritas di Torvajanica e alla onlus Erythros che si occupa di diritti e difesa degli stranieri.

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BEATO TU CHE LAVORI. GLI EFFETTI DI UN LICENZIAMENTO DAL PUNTO DI VISTA RELAZIONALE

LAVORO – Abbiamo parlato più volte di crisi del lavoro, disoccupazione, precariato, povertà dei giovani, difficoltà a realizzare progetti, ad affermarsi, ad esprimere i propri talenti. Abbiamo ascoltato e riportato le paure di chi trascorre le giornate a scrivere curriculum, a leggere e rispondere agli annunci, ad andare a colloqui e tornare con il naso rotto per una porta in faccia sbattuta troppo violentemente, a inventarsi i mestieri più improbabili, a elemosinare soldi a genitori, zii, nonni e amici, a piangere lacrime di disperazione. Un po’ meno, forse, abbiamo parlato di chi un lavoro ce l’aveva e adesso non l’ha più, di chi credeva di aver trovato stabilità e sicurezza economica e adesso deve ricominciare tutto da capo.

Giovani coppie, con uno o più figli, in difficoltà a pagare le bollette, a onorare le scadenze del mutuo o di prodotti acquistati a rate, costrette a rinunciare anche a generi alimentari di prima necessità. Oppure persone meno giovani che – nel bel mezzo del cammin della loro vita, quando dovrebbero tirare il fiato – sprofondano in drammi che inevitabilmente coinvolgono i figli ormai cresciuti ma ancora studenti, più che mai bisognosi di aiuto e sostegno. Cresce la quota di famiglie che dichiara di arrivare alla fine del mese con molta difficoltà. Si affacciano alla povertà individui appartenenti a categorie sociali che fino a poco tempo fa si sentivano tutelate. Nuovi poveri che restano occulti perché – come sottolinea la Commissione d’indagine sull’esclusione sociale (Cies) – “non chiedono e non si espongono: si vergognano, sono restii a raccontarsi perché sono ancora troppo immersi nelle loro difficoltà, provano disorientamento e spiazzamento, non sanno orientarsi nella rete dell’aiuto, sono del tutto impreparati e reagiscono con una forma ansiosa nel modo di rapportarsi con la famiglia e il contesto sociale di riferimento”. Sono sempre più frequenti depressioni, esaurimenti, patologie mentali in giovanissimi, giovani e adulti. Gli effetti di un licenziamento o della disoccupazione, dal punto di vista relazionale, sono devastanti. Intere famiglie si chiudono e soffrono in solitudine, piene di sensi di colpa e di vergogna, quando invece avrebbero bisogno di una rete sociale che li accolga, che faccia venire allo scoperto quel disagio sommerso – quindi ancora più distruttivo – che colpisce sempre più le famiglie “normali”, in difficoltà a riconoscere tale disagio e a chiedere aiuto prima che esso abbia superato la soglia critica. Non diamo i numeri che ogni giorno i media diffondono per aggiornare il quadro della crisi, non riportiamo i dati dell’ennesima indagine. Non ce n’è bisogno, perché se ci soffermiamo a riflettere e ci guardiamo bene intorno ci accorgiamo che la vicina anziana da un po’ di tempo ti chiede i giornali non per leggerli ma per accendere il fuoco nella stufa a legno, perché il riscaldamento non lo può pagare. Se ci interessiamo agli altri, scopriamo che la tal famiglia di stranieri che si è trasferita nella casa di fronte non ha abbastanza da mangiare perché lui non ha lavoro e i soldi di lei come colf non bastano per sfamare i suoi bambini.

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UNA BELLA INCHIESTA DI “AVVENIRE” SU MINORI E GIOCO D’AZZARDO, IL BRIVIDO DIVENTA ALLARME

MILANO – Riproponiamo una bella ed approfondita inchiesta del quotidiano dei Vescovi ‘Avvenire’ sul rapporto tra ‘minori’ e ‘gioco d’azzardo’. Un percorso statistico e di dati purtroppo certi, che fanno luce, uno squarcio di luce, su uno dei più gravi fenomeni che stanno spazzando via il cuore e la mente di tanti giovani, appunto il ‘gioco d’azzardo’. Iniziamo con il riproporvi il servizio a firma di Luigi Ballerini, che evidenzia anche che in questa infernale bolgia dell’azzardo, vanno persi anche il valore del denaro ed il suo legame col lavoro. Cerchiamo di scoprire qualcosa di più!

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LEGGERE I GIOVANI IN PROFONDITÀ. LO SGUARDO INDIFFERENTE DELLA GENTE A ME INTERESSA NIENTE….

RIFLESSIONE – Non sono un esperto di giovani, sono un insegnante di Lettere in un Istituto superiore statale della provincia di Bergamo, un liceo ad indirizzo sociopsicopedagogico. Qual è l’idea fondamentale che si è formata in me? Che cosa intendo in sintesi esprimere? Un’altra visione dei ragazzi da quella del bullismo, una visione in positivo, all’interno della quale collocare e capire anche quel insieme di avvenimenti e di comportamenti di tanti giovani che vengono etichettati con quella brutta parola. Riassumo alcuni aspetti emergenti dalle parole dei comportamenti stessi, dei ragazzi di questo tempo (tutti hanno avuto 18 anni ma il contesto storico rende sempre diversa una comune esperienza: non ho voluto parlare dell’adolescenza in generale ma di questa generazione, della condizione dell’adolescente in questo nostro tempo). Inizio citando un testo di Galimberti: un libro sui giovani, perché i giovani – anche se non sempre ne sono consci -stanno male.

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LE MODE SUBDOLE: GLI ECCESSI DEL GIOCO D’AZZARDO – AUMENTANO LE PREOCCUPAZIONI SUI COSTI SOCIALI

ROMA – L’avarizia e il materialismo sono stati oggetto di pesanti accuse nell’ambito dell’attuale crisi economica. Ciò nonostante, gli effetti derivanti dalla scristianizzazione della nostra società continuano a farsi sentire. Nel bel mezzo della Quaresima, una grande società australiana di scommesse, la Tabcorp, ha annunciato di non voler interrompere l’attività delle scommesse neanche per il Venerdì Santo nei due Stati più abitati dell’Australia, il Victoria e il New South Wales. Secondo un articolo apparso il 17 marzo sul quotidiano Herald Sun di Melbourne, il direttore della Tabcorp, Robert Nason, ha detto che questa iniziativa rientra nel tentativo di ottenere il permesso per lo svolgimento delle gare in Australia anche il Venerdì Santo. 

Mentre quest’anno gli scommettitori non hanno potuto puntare sulle gare locali, infatti, l’iniziativa della Tabcorp consentirà loro di farlo sulle corse che si svolgono all’estero. La notizia ha suscitato ampia disapprovazione da parte delle Chiese. Il Vescovo Christopher Prowse, ausiliare cattolico a Melbourne, ha scritto il giorno seguente all’Herald Sun accusando la Tabcorp di non tener conto dell’adesione religiosa della maggioranza degli australiani. Dai dati risulta infatti che lo scorso anno, nello Stato di Victoria, la sola Chiesa cattolica ha visto una partecipazione di più di 250.000 persone alle funzioni religiose del Venerdì Santo. “Il gioco d’azzardo sta già infliggendo un duro colpo ai rapporti interpersonali nelle famiglie e nelle comunità”, ha aggiunto monsignor Prowse. “Non lasciamo che il consumismo ci rovini uno dei rari giorni di sacralità e di riflessione rimasti nel nostro calendario”. La propensione degli australiani al gioco d’azzardo era già stata oggetto di allarme. Gli abitanti del Victoria, nell’anno finanziario che si è concluso il 30 giugno 2008, hanno perso 2,6 miliardi di dollari australiani (1,4 miliardi di euro) solo sulle macchine da poker, secondo il quotidiano Age del 7 marzo…

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DALL’UNIONE EUROPEA 34 MILIONI DI EURO PER COMBATTERE IL FUMO, ANCHE QUELLO PASSIVO

ANTIFUMO – Un aiuto per non cominciare, oppure per smettere. La Commissione europea ha deciso di rifinanziare per altri due anni la campagna-antifumo “Help-Per una vita senza tabacco” con un budget di 34 milioni di euro. Il fumo è ancora la prima causa di morte evitabile in Europa e, ricordano gli organizzatori, resta “la priorità numero uno nell`agenda di salute pubblica dell`Unione europea”. Per questo la campagna si rivolge soprattutto ai giovani, tra i 15 e 34 anni, con l`obiettivo di lanciare messaggi per allontanarli dalla sigaretta e tutelare le vittime del fumo passivo. Nella prima fase, nei gazebo allestiti in tutta Europa si sono sottoposte al test per la misura del monossido di carboni nei polmoni oltre 340 mila persone. In Italia hanno partecipato al test oltre 6 mila persone tra fumatori e non fumatori. Le associazioni impegnate nel progetto, Emsa (European Medical Students Association), Ensa (Europea Nursing Students Association), Ifmsa (International Federation of Medical Students` Association), Efpsa (European Federation of Psychology Students) e il Youth Forum Jeunesse, hanno confermato il sostegno all`iniziativa che avrà il suo lancio ufficiale è in programma per il 31 maggio, Giornata mondiale senza tabacco.

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LO STATO SPENDACCIONE E MIOPE. UNA RIFLESSIONE SENZA PELI SULLA LINGUA….

Ho più volte richiamato l’attenzione sulla necessità di fare un buon uso del denaro pubblico non solo per il rispetto che tutti noi dobbiamo a chi fa sacrifici in specie per le categorie già più disagiate e, che risultano, in pratica, le più tartassate dal fisco, ma anche per quel principio di moralità pubblica che in non pochi casi sembra aver perso la dignità d’esistere. Esempi di questo genere ne potremmo fare a iosa ma mi limito solo a quelli che ritengo maggiormente indicativi e d’attualità. Penso ai 47 miliardi di euro giocati nel 2008 dagli italiani dei quali 20 con gli slot e che hanno fruttato al fisco, complessivamente, 8 miliardi di “percentuale” ma se compariamo questo prelievo, che è del 13% (al 12,6% secondo le ultime proposte del decreto anti-crisi), con la tassa sulla benzina che è del 68% ovvero con il 520% in piu’, rispetto al gioco con le slot, la sproporzione è evidente. Se poi rileviamo che in quel 68% di tasse per il nostro litro di benzina ci sono le addizionali per la guerra di Abissinia, la crisi di Suez, il disastro del Vajont, l’alluvione di Firenze, i terremoti del Belice, Irpinia e Friuli e la guerra nel Libano che se eliminate dal prezzo del carburante lo farebbero scendere del 20% lo stupore si aggiunge allo sconcerto. Un’altra bufala che ci è stata propinata è la social-card. Parto dai costi di produzione della tessera, di circuito, di pagamento e di ricarica. La produzione fisica della tessera costa circa 50 centesimi a pezzo (costo fornito dagli emittenti), quindi già 650 mila euro sono stati utilizzati. Segue il circuito di pagamento con una percentuale all’esercente, che in media è circa del 2% del pagamento stesso. Dovremmo, quindi, mettere in conto non meno di altri 6 milioni di euro di spesa statale che si aggiungono alle commissioni di ricarica, normalmente applicate dalle Poste, ammontanti a 1 euro a ricarica. Quindi per ogni carta sono 6 euro annui che lo Stato paga ma anche se fosse solo di 10 centesimi a ricarica, lo Stato comunque dovrebbe versare alle Poste italiane circa 800 mila euro in un anno.

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CROLLA LA FIDUCIA DEGLI EUROPEI NELL’EURO. UN COMMENTO SUI DATI DELL’UNIONE

 

 

 

 

 

 

ROMA – Dopo il crollo delle borse e le difficoltà che il trend economico sta procurando a tutti i mercati ed al collasso dei colossi dell’economia, ora tocca alla fiducia. In Europa a dicembre cala ai minimi storici la fiducia dei consumatori e quelle delle imprese manifatturiere. Questo è quello che ha rilevato l’Isae – Isituto di Studi ed Analisi Economica che lavora sui dati pervenuti dalla Commissione Europea. Secondo una nota l’indice dei consumatori e’ sceso il mese scorso da -25 a -30, il minimo mai registrato dal 1985, anno di inizio della serie storica di riferimento. Questo vuol dire che peggiorano le previsioni sulla situazione economica generale e aumentano fortemente le preoccupazioni circa l’occupazione. Un calo particolarmente sentito nei grandi paesi dell’area euro come la Germania, la Francia e la Spagna. Una situazione che però non riguarda solo i paesi dell’euro-zona, anche nel regno unito l’indice di fiducia è peggiorato passando da -27 a -29, riflettendo il crescente pessimismo circa le attese sulla situazione economica generale e l’andamento dell’occupazione.

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APPELLO DI DON DI NOTO: ‘AIUTACI A COSTRUIRE LA CASA METER, CENTRO DI AIUTO PER BAMBINI E FAMIGLIE’

SOLIDARIETA’ – “Bastano 100 euro o poco meno. Un aiuto per costruire la “Casa di Meter”, un impegno concreto e una risposta che l’Associazione Meter vuole dare al territorio e ai “piccoli terreni inquinati e violati” che sono i bambini. E abbiamo bisogno che tutti ci aiutino. E’ un vero e proprio appello che si rivolge a chi da sempre e da ora ha creduto all’opera di Meter per aiutare i bambini e contrastare la pedofilia.” Don Fortunato Di Noto, il sacerdote fondatore dell’associazione antipedofilia “Meter” (www.associazionemeter.org) lancia un appello con una lettera aperta alle famiglie ed a tutti gli uomini di buona volontà perché si riesca finalmente a raggiungere un sogno accarezzato da lungo tempo, la “Casa di Meter”, appunto, una struttura complessa che offre una serie di servizi volti alla promozione della famiglia e al bene dei minori. In particolare, la “Casa” dovrebbe essere in grado di comprendere al suo interno una comunità per genitori con figli (anche vittime di abusi sessuali), un centro di formazione, uno studi e uno dedicato all’ascolto.

BASTANO 100 EURO O POCO MENO – “L’iniziativa della “Casa di Meter”, – scrive il sacerdote – è un sogno che spesso diventa più difficile da realizzare perché per realizzare un sogno ci vogliono anche le risorse e non sempre ci sono generosi donatori”, anche se “nonostante tutto “credo”, professo apertamente la mia totale adesione a Colui che tutto dona e che invita a “donare gratuitamente””. Per don Fortunato, la costruzione della “Casa di Meter” chiede l’aiuto di tutti: “Bastano che le famiglie o persone singole, scuole, parrocchie, club service, diano 100 euro, o anche meno!”, scrive don Di Noto, e confida: “Sono certo che ci riusciremo: tutto questo l’ho affidato alla Vergine Maria di Loreto, alla Casa di Maria, al suo “grembo accogliente” per Gesù Bambino nostro Redentore”.

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ALLARME POVERTA’: ANCHE IN ITALIA 15 MILIONI DI PERSONE IN DIFFICOLTA’. LO DENUNCIA LA CARITAS

ROMA – In Italia “l’emergenza sociale riguarda quindici milioni di persone”. Non solo, quindi, i sette milioni e mezzo ufficialmente sotto la soglia della povertà, ma altrettanti che “si collocano poco sopra, e quindi sono da considerare ad alto rischio”. È quanto si afferma nel Rapporto sulla povertà in Italia elaborato dalla Caritas Italiana in collaborazione con la Fondazione Zancan, rilanciato dall’edizione quotidiana dell’Osservatore Romano. Ne deriva che “nell’Europa dei 15 l’Italia presenta una delle più alte percentuali di popolazione a rischio povertà”. Il rapporto ricorda i dati Istat: il 13% degli italiani è povero, vive cioè con meno di 500-600 euro al mese. Sono povere le famiglie con anziani (soprattutto se autosufficienti) ed è povero un terzo delle famiglie con tre o più figli; il 48,9% di queste vive al sud. Avere più figli aumenta evidentemente il rischio di povertà. Quella che potrebbe essere considerata un’ovvietà – afferma invece il rapporto – non lo è più se si considera che per esempio in Norvegia, con più figli il tasso di povertà si abbassa. Nel rapporto si afferma inoltre che si sta rendendo sempre più evidente la forbice della distribuzione dei redditi: “Il quinto delle famiglie con i redditi più bassi percepisce solo il 7 per cento del reddito totale”, mentre “il quinto delle famiglie con il reddito più alto percepisce il 40,8 per cento del reddito totale”.

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IL RAPPORTO TRA I RAGAZZI ED IL DENARO E’ UN PO’ TABU’: PERCHE’ NON PARLARNE IN FAMIGLIA?

MILANO – Il 55% dei giovani italiani non parla di denaro in famiglia: è questo il dato più evidente emerso dalla ricerca “I giovani e il denaro”, commissionata da Patti Chiari a ISPO, che è dellstata presentata nel corso a premiazione del concorso nazionale “PattiChiari con l’economia”, il programma didattico che ha coinvolto 800 scuole e 96.000 studenti in 12 città italiane, ideato per trasmettere ai ragazzi le nozioni basilari delle regole economiche. Costituito nel settembre 2003, PattiChiari è il consorzio di banche Italiane nato con lo scopo di offrire ai cittadini strumenti e informazioni semplici, che aiutino a capire meglio i prodotti finanziari e a scegliere quelli più adatti alle esigenze di ognuno. Nell’ambito di questi obiettivi il consorzio realizza da alcuni anni progetti rivolti ai giovani, per prepararli adeguatamente ad integrarsi e a partecipare attivamente alla realtà sociale, culturale e professionale ed economica che li circonda. Dalla ricerca “I giovani e il denaro” – effettuata su un campione di 2.537 persone, di età compresa tra 11 e 25 anni, con lo scopo di mettere a confronto le indicazioni provenienti dai giovani con quelle dell’universo adulto, profilate in una precedente ricerca – sono emersi alcuni atteggiamenti piuttosto diffusi tra i ragazzi nei confronti del denaro: più della metà degli intervistati non viene coinvolto nelle decisioni economiche che riguardano la propria famiglia e il 46% non parla con i genitori né di denaro né di economia. Questa mancanza di dialogo e di educazione finanziaria determina nei giovani la tendenza a non pianificare il proprio percorso economico, tanto che gli intervistati dimostrano, rispetto ai genitori, un atteggiamento molto più disinvolto verso l’utilizzo del denaro: il 19% non pensa a risparmiare e spende il denaro di cui dispone in modo impulsivo, senza pensarci troppo, con il conseguente rischio di rimanere senza soldi.

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DROGHE VIRTUALI SEMPRE PIÙ DIFFUSE TRA I GIOVANI, L’ALLARME DEL CNR

ROMA – Per pochi euro è possibile scaricare dei file audio-video che garantiscono uno ‘sballo’ paragonabile a quello degli stupefacenti sintetici. Allarme droghe virtuali dai ricercatori del Cnr. Esiste un file, comemrcializzato per pochi euro su Internet, che garantisce uno ‘sballo’ virtuale paragonabile a quello dell’ecstasy e delle droghe sintetiche. Con questa droga virtuale, secondo quanto promettono numerosi siti che commercializzano questi file, gli adolescenti possono infatti drogarsi virtualmente, sparandosi nelle orecchie, per ore e ore, suoni particolari alla ricerca di effetti psichedelici. “A provocare il ‘trip’ – riferiscono gli esperti del Cnr – sarebbero onde sonore on line, che si basano sull’effetto binaurale dei suoni, che stimola il cervello su frequenze bassissime, tra i 3 e i 30 Hertz (i cosiddetti infrasuoni), innescando le più diverse reazioni e sollecitando l’attività cerebrale in maniera anomala”. Per sballarsi on line basterebbe quindi collegarsi a internet e scaricare file dai nomi decisamente espliciti come cocaina, ecstasy, peyote, marijuana.

Ma cosa succede dopo?

Le dinamiche commerciali sono simili a quelle del mercato tradizionale degli allucinogeni: si comincia con file offerti gratuitamente, per passare poi alla ‘somministrazione’ a pagamento, con pratiche guide all’uso, tipo “Come far funzionare una dose al 100%”. A questo nuovo e inquietante fenomeno si stanno interessando, oltre alla Guardia di Finanza, alcuni ricercatori dell’ Isn-Cnr di Catanzaro, che da anni studiano gli effetti del suono e le modalità con cui potenziano l’effetto di alcune droghe sintetiche. Dunque, ai giovani che rischiano di cadere nel giro delle droghe in rete, Iannone consiglia “prudenza”. “Non esagerare in allarmismi, ma – avverte – neppure archiviare incautamente il fenomeno come una ‘bufala’. D’altra parte, questi file esistono e la gente li vende e li compra e l’esperienza dice che un mercato non si forma se i fruitori del prodotto non hanno alcun vantaggio”.

Fonte: www.papaboys.it

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Denuncia al Comitato olimpico: prima delle Paraolimpiadi, fondi rubati alle Ong dei disabili

Lettera aperta della fondatrice di una organizzazione non governativa cinese: la “Federazione dei disabili” (di fatto governativa) si sta appropriando di donazioni e terreni. Porteranno la distruzione di tre centri e una decina di case famiglia ed anche del modello di integrazione sociale di oltre 150 disabili, costato più di dodici anni di lavoro. E ai Giochi speciali, handicappati sequestrati dalla polizia.

Leggi tutto su Asianew http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=11684&size=A

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