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GIAPPONE, LA CARITAS DI ROMA LANCIA UNA COLLETTA DI SOLIDARIETÀ PER I TERREMOTATI

SOLIDARIETÀ (Roma) – La Caritas diocesana di Roma, rispondendo alla mobilitazione della Chiesa giapponese, ha promosso una colletta di solidarietà attraverso parrocchie, scuole, associazioni ed altre istituzioni cattoliche. Caritas Giappone fin dai primi giorni dall’enorme calamità naturale ha attivato una pronta risposta alle prime emergenze “operando in stretta collaborazione con le altre Ong presenti sul posto”, come ha spiegato a Radio Vaticana il direttore esecutivo della Caritas Giappone, padre Daisuke Narui. Narui ha dichiarato che tale tragedia, nonostante l’entità dei danni che ha provocato, potrà trasformarsi per il popolo giapponese e per tutta la Chiesa in “un’opportunità” ed in “una sfida a testimoniare l’amore”.

Riprendendo le parole del Santo Padre Benedetto XVI all’Angelus di domenica scorsa, padre Narui ha detto: “prego per le vittime e per i loro familiari, e per tutti coloro che soffrono a causa di questi tremendi eventi, ed incoraggio quanti, con encomiabile prontezza, si stanno impegnando per portare aiuto”. La Caritas di Roma promuove la colletta per tutti coloro che vogliano esprimere un segno di speranza e di vicinanza attraverso un contributo concreto. Gli interventi di aiuto verranno forniti attraverso la rete di Caritas Internationalis, che affiancherà la Chiesa giapponese nella delicata fase delle operazioni di soccorso e di ricostruzione.

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MEDAGLIA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ALL’ASSOCIAZIONE PAPABOYS PER INIZIATIVA SULLA LEGALITA’

notiziaROMA – Il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano ha voluto manifestare la propria presenza e vicinanza ai giovani dell’Associazione Nazionale Papaboys per l’iniziativa svolta la scorsa settimana in Campania a Teggiano (Salerno) sulla legalità, e sui principi che dovrebbero ripristinarla nel nostro paese, con un encomio particolare per la testimonianza all’interno del complesso panorama giovanile della nostra epoca. Molto soddisfatto il Delegato Regionale dei Papaboys per la Campania Massimo Manzolillo che ha così commentato: ‘La medaglia di bronzo che ci ha inviato il Presidente della Repubblica Napolitano, ci onora per il lavoro già svolto e ci stimola ed incoraggia ad approfondire con tanti giovani il tema della legalità. E’ una difficile sensibilizzazione talvolta, ma la vicinanza delle Istituzioni è un incoraggiamento ad andare avanti nella strada intrapresa. Voglio estendere un particolare ringraziamento alla massima autorità dello Stato anche a nome di tutti i colleghi delle regioni italiane ed anche a nome di utti i giovani che la nostra associzione rappresenta.”.

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ANCORA LEGALITA’ – INTERVISTA DI FRANCESCO GRANA PER L’AVANTI AL DELEGATO REGIONALE MANZOLILLO

notiziaSALERNO – Una sfida all’illegalità. La promuovono i Papaboys partendo dal Sud, dalla Campania il cui volto è stato ripetutamente sfigurato dalla camorra. Nella sua visita pastorale nel capoluogo campano, due anni fa, Benedetto XVI aveva ricordato che “la violenza tende purtroppo a farsi mentalità diffusa, insinuandosi nelle pieghe del vivere sociale, nei quartieri storici del centro e nelle periferie nuove e anonime, col rischio di attrarre specialmente la gioventù, che cresce in ambienti nei quali prospera l’illegalità, il sommerso e la cultura dell’arrangiarsi. Quanto è importante allora – concludeva il Papa – intensificare gli sforzi per una seria strategia di prevenzione, che punti sulla scuola, sul lavoro e sull’aiutare i giovani a gestire il tempo libero. È necessario un intervento che coinvolga tutti nella lotta contro ogni forma di violenza, partendo dalla formazione delle coscienze e trasformando le mentalità, gli atteggiamenti, i comportamenti di tutti i giorni”. I Papaboys non hanno lasciato cadere queste parole di Benedetto XVI, organizzando la festa della legalità, giunta quest’anno alla sua seconda edizione. Alla manifestazione, che si è tenuta a Teggiano il 24 e 25 ottobre, hanno preso parte, insieme a numerose istituzioni locali e regionali, le autorità che quotidianamente combattano la guerra contro la legalità. A Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo ucciso, insieme con i cinque agenti della scorta, nella strage di via D’Amelio nel 1992, i Papaboys hanno conferito il Premio legalità 2009.

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“LA STRAGE IN UNA SCUOLA, ESPRESSIONE DI UN MONDO PRIVO DI SENSO” SECONDO IL PROFESSOR MELUZZI.

ROMA – Le notizie che abbiamo sono di almeno nove morti e di un tentativo di suicidio. Nella scuola finlandese di Kauhajoki, questa mattina, uno studente colto da raptus omicida ha fatto fuoco contro alcuni dei suoi compagni tentando poi di togliersi la vita. Subito la mente ricorre ai numerosi episodi analoghi. Dalla storica strage del 1927 alla statunitense Bath School, che vide 45 morti, ai più recenti avvenimenti della Columbine School, raccontati da ben due film. Per non parlare dell’eccidio al Virginia Politechnic avvenuto il 16 aprile 2007 che causò la morte di ben 32 individui. Ma anche la stessa Finlandia non è priva di precedenti. Basti pensare a quanto avvenne, sempre lo scorso anno, al liceo Tuusula, quando uno studente, dopo aver annunciato le proprie intenzioni su youtube, uccise a sangue freddo otto compagni e si suicidò. Una lunga serie di casi dalla somiglianza impressionante, tanto da sembrare quasi riconducibili a una patologia a se stante. Ma è davvero così? Abbiamo chiesto allo psichiatra Alessandro Meluzzi un’opinione in merito.

Dottor Meluzzi, non è la prima volta che assistiamo a simili tragedie. Quali sono, a suo avviso le dinamiche scatenanti?

Ci sono diverse considerazioni che vanno fatte. La prima è di carattere generale ed è legata alla preoccupante assuefazione alla circolazione e all’uso delle armi. È statisticamente provato che più le armi sono accessibili più vengono utilizzate. La disponibilità di mezzi offensivi è dunque un potente fattore di rischio, molto spesso si tratta infatti di armi domestiche di solito rimediate in casa. Infine si tende a usare l’arma in modo improprio. Difatti una volta brandite le armi devono essere usate, occorre essere pronti a usarle. Questo fattore fa scattare nei soggetti deboli una sorta di tentazione all’utilizzo. Ma le cause non si limitano, com’è presumibile, soltanto a questa condizione sociale. Infatti vi è un’importante seconda considerazione: l’omicidio suicidio è frequentemente la conseguenza di una situazione psicopatologica che si chiama raptus del malinconico.

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L’ALCOL È UN FLAGELLO DI QUESTA GENERAZIONE. E HA CINQUE ALLEATI

GIOVANI – Impressionante la scia di sangue sulle strade italiane nell’ultimo fine settimana: sei le persone travolte, in sole 18 ore, da autisti sotto effetto di alcol o droga. Di queste tragedie anche la nostra intera comunità è responsabile: per superficialità, disinformazione, scarsa conoscenza degli effetti dell’alcol sul corpo dei giovani, assenza di strategie di prevenzione precoce, indifferenza. Cerchiamo di capire perché. La superficialità: da anni il Dipartimento di Sicurezza Stradale dell’Istituto Superiore di Sanità (www.iss.it/stra) presenta dati preoccupanti sulla situazione italiana: se tra gli adulti, dal 1969 ad oggi, si osserva una notevole diminuzione della mortalità per incidente stradale, tra i giovani (15-24 anni) il tasso è rimasto sempre allo stesso livello. Se per incidente stradale si osservano ogni anno circa 7.500 morti e 20.000 invalidi gravi, il gruppo più vulnerabile è costituito dai giovani tra i 15 e i 29 anni, che rappresentano un terzo dei 300.000 soggetti morti dal 1970 ad oggi. E, soprattutto: la guida sotto l’influenza di sostanze psicotrope e alcol è in Italia tra le principali cause degli incidenti stradali e mortali, in particolare tra i giovani. Il Dipartimento, rispetto a queste statistiche, ha espresso sempre un parere molto deciso e attento all’evidenza: chi non guida seguendo comportamenti che garantiscano la sicurezza per sé e per gli altri, mantenendo un atteggiamento antisociale e dannoso, deve essere escluso, come già accade in altri Paesi, dal sistema di circolazione. Questa opinione però, come mostrano le ultime cronache, è stata per ora recepita solo con grande superficialità: basti pensare che nessuna azione di prevenzione ad ampio respiro è seguita alle già inquietanti rilevazioni svolte nel Veneto nell’ultimo weekend dell’agosto 2008 che avevano mostrato come una persona su due si era messa al volante, nella notte tra sabato e domenica, sotto l’effetto di alcol e droga.

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