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BENEDETTO XVI: L’UOMO SPESSO SI DIMENTICA DELLA MISERICORDIA DI DIO, CHE INVECE E’ PER SEMPRE

CITTA’ DEL VATICANO – All’udienza generale, Benedetto XVI ha dedicato la propria catechesi al Salmo 136 – 135 secondo la numerazione greco-latina – che celebra il Signore “nelle molteplici, ripetute manifestazioni della sua bontà”. Il Salmo, conosciuto come il “Grande Hallel”, ripercorre le “tappe più importanti della storia della salvezza, fino a giungere al mistero pasquale in cui l’azione salvifica di Dio arriva al suo culmine”. L’architrave del Salmo è la memoria della misericordia di Dio che il popolo di Israele conserva nonostante periodi di oscurità e afflizione. La misericordia del Signore – sottolinea il Papa – vale in eterno…

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BENEDETTO XVI: “CONTRO GLI SQUILIBRI DELLA GLOBALIZZAZIONE, VERITÀ, AMORE E GIUSTIZIA”

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – Verità, amore e giustizia sono le chiavi per far fronte agli squilibri provocati dalla globalizzazione, ha ricordato Papa Benedetto XVI questo lunedì mattina. Il Santo Padre ha ricevuto in udienza i partecipanti al Congresso Internazionale promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace nel 50° anniversario dell’Enciclica Mater et Magistra di Papa Giovanni XXIII, in svolgimento a Roma da oggi a mercoledì 18 maggio sul tema “Giustizia e globalizzazione: dalla Mater et Magistra alla Caritas in veritate”. L’Enciclica di Giovanni XXIII, ha sottolineato, “conserva grande attualità anche nel mondo globalizzato”.

“Papa Roncalli, con una visione di Chiesa posta al servizio della famiglia umana soprattutto mediante la sua specifica missione evangelizzatrice, ha pensato alla Dottrina sociale – anticipando il beato Giovanni Paolo II – come ad un elemento essenziale di questa missione, perché ‘parte integrante della concezione cristiana della vita’”. Per Giovanni XXIII, “la Dottrina sociale della Chiesa ha come luce la Verità, come forza propulsiva l’Amore, come obiettivo la Giustizia”. “La verità, l’amore, la giustizia, additati dalla Mater et Magistra, assieme al principio della destinazione universale dei beni, quali criteri fondamentali per superare gli squilibri sociali e culturali, rimangono i pilastri per interpretare ed avviare a soluzione anche gli squilibri interni all’odierna globalizzazione”, ha osservato Benedetto XVI. 

Ragione integrale

A fronte di questi squilibri, ha indicato, “c’è bisogno del ripristino di una ragione integrale che faccia rinascere il pensiero e l’etica”. “Senza un pensiero morale che superi l’impostazione delle etiche secolari, come quelle neoutilitaristiche e neocontrattualiste, che si fondano su un sostanziale scetticismo e su una visione prevalentemente immanentista della storia”, infatti, “diviene arduo per l’uomo d’oggi accedere alla conoscenza del vero bene umano”. Per questo, “occorre sviluppare sintesi culturali umanistiche aperte alla Trascendenza mediante una nuova evangelizzazione, radicata nella legge nuova del Vangelo, la legge dello Spirito”. “Solo nella comunione personale con il Nuovo Adamo, Gesù Cristo, la ragione umana viene guarita e potenziata ed è possibile accedere ad una visione più adeguata dello sviluppo, dell’economia e della politica secondo la loro dimensione antropologica e le nuove condizioni storiche”. È poi grazie a una ragione “ripristinata nella sua capacità speculativa e pratica” che si può disporre di “criteri fondamentali per superare gli squilibri globali, alla luce del bene comune”. Per il Papa, infatti, “senza la conoscenza del vero bene umano, la carità scivola nel sentimentalismo; la giustizia perde la sua ‘misura’ fondamentale; il principio della destinazione universale dei beni viene delegittimato”. 

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BENEDETTO XVI IN CROAZIA, ECCO IL PROGRAMMA DEL VIAGGIO APOSTOLICO DEL 4-5 GIUGNO 2011

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – In occasione della Giornata Nazionale delle famiglie cattoliche croate, il Santo Padre Benedetto XVI si recherà in Croazia per unil 4 e 5 giugno prossimi, con il seguente itinerario:

Sabato, 4 giugno 2011

09:30 Partenza in aereo dall’Aeroporto Internazionale Leonardo da Vinci di Roma Fiumicino
per Zagreb (Roma-Zagreb – 516 km, 1h 30′, Alitalia – A320).

11.00 Arrivo all’Aeroporto Internazionale di Zagreb Pleso.
CERIMONIA DI BENVENUTO nell’Aeroporto Internazionale di Zagreb Pleso. Discorso del Santo Padre.

12.15 VISITA DI CORTESIA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA nel Palazzo Presidenziale di Zagreb.

13.50 UDIENZA AL PRESIDENTE DEL GOVERNO nella Nunziatura Apostolica di Zagreb.

14.00 Pranzo con i Membri del Seguito Papale nella Nunziatura Apostolica di Zagreb.

18.15 INCONTRO CON ESPONENTI DELLA SOCIETÀ CIVILE, DEL MONDO POLITICO, ACCADEMICO, CULTURALE E IMPRENDITORIALE, CON IL CORPO DIPLOMATICO E CON I LEADERS RELIGIOSI nel Teatro Nazionale Croato di Zagreb. Discorso del Santo Padre.

19.30 VEGLIA DI PREGHIERA CON I GIOVANI nella piazza del Bano Josip Jelačič di Zagreb. Discorso del Santo Padre.

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IL PAPA ALL’AMBASCIATORE DI SPAGNA: LA SOCIETÀ NON EMARGINI LA RELIGIONE, LA FEDE MIGLIORA IL MONDO

CHIESA NEL MONDO (Città Del Vaticano) – Rispetto per la libertà religiosa in generale e per la Chiesa cattolica in particolare. Difesa della famiglia e di una formazione per i giovani che non emargini i valori della fede. Sono i contenuti principali del discorso rivolto questa mattina da Benedetto XVI al nuovo ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede, la signora María Jesús Figa López-Palop, ricevuta in udienza per la presentazione delle Lettere credenziali. Alla neo ambasciatrice, nativa di Barcellona, che qualche minuto prima lo aveva salutato ribadendo i secolari legami della Spagna con il Vaticano e riconoscendo le radici cristiane che formano “l’identità” della nazione, così come il valore della “laicità positiva” con la quale il Paese intende rispettare tutte le credenze religiose, Benedetto XVI ha replicato con un discorso chiaro su come la Chiesa sia sempre al servizio del bene comune e di come la Santa Sede intenda i rapporti con le autorità istituzionali, in particolare “sui grandi temi di interesse comune”. Lo scopo delle relazioni diplomatiche, ha affermato, il Papa, “è quello di progredire sempre nel rispetto reciproco e nella cooperazione, all’interno della legittima autonomia nei rispettivi campi, per tutto ciò che riguarda il bene delle persone e l’autentico sviluppo dei loro diritti e delle loro libertà, compresa l’espressione della loro fede e della loro coscienza, sia in pubblico che in privato”.

Tuttavia – e il Papa lo aveva ripetuto nell’ultimo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace – oggi esistono “forme, spesso sofisticate, ostili alla fede, che si esprimono talvolta col rinnegamento della storia e dei simboli religiosi nei quali si rispecchia l’identità e la cultura della maggioranza dei cittadini”: “ Che in certi ambienti si tenda a considerare la religione come un fattore socialmente irrilevante, e perfino fastidioso, non giustifica il fatto di volerla emarginare, a volte attraverso la denigrazione, il ridicolo, la discriminazione, compresa l’indifferenza davanti a episodi di chiara dissacrazione, con i quali si viola il diritto fondamentale alla libertà religiosa inerente alla dignità della persona umana, che ‘è una vera arma di pace, perché può cambiare e migliorare il mondo’”. La Spagna, come il resto del mondo, è coinvolta – ha osservato Benedetto XVI – da una crisi economica dai contorni “davvero preoccupanti”. La disoccupazione, soprattutto, sta provocando “delusione e frustrazione soprattutto nei giovani e nelle famiglie più svantaggiate”. Il Papa ha detto di aver a cuore tutti gli spagnoli, invitando gli amministratori della cosa pubblica a praticare la giustizia e la solidarietà e assicurando in ogni caso il sostegno della Chiesa, che vede in ogni persona la presenza di Dio. In particolare, parlando della difesa della vita e del sostegno offerto alla famiglia dalla Chiesa, il Papa ha detto di quest’ultima che essa “difende, inoltre, una educazione che integri i valori morali e religiosi secondo le convinzioni dei genitori, com’è loro diritto, e come conviene allo sviluppo integrale dei giovani. E, per la stessa ragione, chiede che essa includa anche l’insegnamento della religione cattolica in tutte le scuole che la scelgono”.

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BENEDETTO XVI INCONTRA I RAGAZZINI DELLA LEGA PRO: “IL CALCIO SIA PORTATORE DI AMICIZIA E RISPETTO”

BENEDETTO XVI (Roma) – Il sole ha invaso Piazza San Pietro. Tante piccole porte di calcio. Centoventi ragazzini venuti da ogni parte d’Italia: palloni e valori, gol e sentimenti. “Auspico che il vostro sport sia sempre portatore di valori di amicizia, rispetto e solidarietà”. Quando Benedetto XVI pronuncia queste parole l’udienza ha già doppiato il capo dell’ora abbondante. Fa caldo e il Papa appare affaticato da una giornata in cui, saltellando tra sette lingue, ha coniugato la “lezione” su Sant’Alfonso e sul suo insegnamento morale con i saluti ai vari gruppi arrivati da ogni angolo del globo e con l’attenzione per un tema, il calcio, che non sempre fa capolino in questi incontri.

I ragazzini con la maglietta azzurra mobilitati dalla Lega Pro di Mario Macalli a volte si distraggono, oppure mischiano le loro urla a quelle dei pellegrini polacchi nel momento in cui questi ultimi vengono richiamati in quella sorta di appello che indica al Pontefice i gruppi presenti nella piazza. Ci sono i ragazzi venuti dalla Francia che intonano un bel coro e i musicisti della banda giovanile John Lennon che facendo uno strappo alla regola al loro repertorio intonano “l’Inno alla Gioia” di Beethoven. Ed è una giornata gioiosa, di quelle che “rendono orgoglioso” un presidente sanguigno come Mario Macalli, uomo dai toni spesso forti ma diretto e sincero. Il calcio visto da questa piazza, filtrato fra le colonne incredibilmente allineate da Bernini, in questo posto in cui per forza di cose ti devi sentire al centro di una civiltà (la stessa civiltà che noi quasi quotidianamente maltrattiamo con i nostri comportamenti), ha un altro sapore, un altro valore, un altro spessore. Un altro messaggio che è poi quello stampato sulle magliette: “Giocare con gioia”.

Sfilano davanti al Pontefice donne e uomini con la loro devozione e con i segni di quella devozione: un rosario, una catenina. Il Papa Benedice. Quattro coppie che hanno solo pochi giorni fa consegnato ai registri nuziali la loro promessa, vivono questo giorno come la prosecuzione di quello che confidano sia il più bello della loro vita. I ragazzini delle scuole-calcio della Lega Pro sono allo stesso tempo consapevoli e indifferenti. Consapevoli di avere davanti una figura carica di idealità; indifferenti perché il loro mondo è, per fortuna, ancora semplice essendo rotondo esattamente come una palla, una palla di gommapiuma, a scacchi gialli e blù che rotola e a volte si impenna sfiorando pericolosamente le teste di ignavi passati, di gente in attesa dell’evento. Quando la Papa-mobile bianca si muove circondata dagli uomini della sicurezza, salendo su, sul sagrato di San Pietro, si alzano urla quasi da stadio. Incedono rigidi quattro guardie svizzere nei loro costumi colorati mentre Benedetto XVI prende posto al centro di questa sorta di gazebo che lo ripara dal sole e dalla pioggia. La piazza e piena. Ma in fondo, davanti a lui, intravede le porte di quei dieci campetti improvvisati, avverte la presenza di questi strani ospiti. Diligentemente, prendono posto nelle sedie allineate alla destra del Pontefice. L’aspettano con ansia. Si annoiano quando le letture vengono tradotte nelle altre lingue: segno dell’universalità del messaggio della Chiesa, ciò non toglie che a quel punto qualcuno di loro improvvisi giochi infantili probabilmente sfuggiti alla vista del Papa ma che dal Papa sarebbero stati comunque apprezzati perché il gioco sta ai bambini come la paura per tutto ciò che sfugge all’omologazione sta ai grandi. In quella piazza c’è tutto, c’è Don Bosco e San Francesco di Sales.

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IL PAPA ALLA QUESTURA DI ROMA: UNA SOLIDA MORALE PERSONALE DÀ FORZA AL DIRITTO E ALLE ISTITUZIONI

CITTA’ DEL VATICANO – Nel contesto odierno si constata un indebolimento dei “principi etici” e degli “atteggiamenti morali personali” che danno forza a tali principi. Lo ha affermato Benedetto XVI nell’udienza concessa questa mattina ai dirigenti e agli agenti della Questura di Roma. Il Papa ha esortato i cristiani a essere risoluti nel professare la fede nella società, auspicando che società e istituzioni pubbliche “ritrovino la loro anima”.

Anche la “città eterna” è soggetta ai cambiamenti e non tutti sono esemplari. Benedetto XVI riflette sulle modifiche che hanno coinvolto Roma e ciò che ne trae dà voce a un senso di disagio che è di tanti: “Questi mutamenti generano talvolta un senso di insicurezza, dovuto in primo luogo alla precarietà sociale ed economica, acuita però anche da un certo indebolimento della percezione dei principi etici su cui si fonda il diritto e degli atteggiamenti morali personali, che a quegli ordinamenti sempre danno forza”. Queste derive finiscono, ha proseguito il Papa, per avvalorare l’impressione che nel “nostro mondo”, pur “con tutte le sue nuove speranze e possibilità”, il “consenso morale venga meno e che, di conseguenza, le strutture alla base della convivenza non riescano più a funzionare in modo pieno”. E questo può ingenerare in “molti” una tentazione, quella cioè… “…di pensare che le forze mobilitate per la difesa della società civile siano alla fine destinate all’insuccesso. Di fronte a questa tentazione, noi, in modo particolare, che siamo cristiani, abbiamo la responsabilità di ritrovare una nuova risolutezza nel professare la fede e nel compiere il bene, per continuare con coraggio ad essere vicini agli uomini nelle loro gioie e sofferenze, nelle ore felici come in quelle buie dell’esistenza terrena”.

Benedetto XVI è tornato su un tema tante volte trattato, quello della “dimensione soggettiva dell’esistenza”. Porre attenzione a questo aspetto, ha affermato, “è un bene quando si mette in evidenza il valore della coscienza umana”. Ma qui, ha soggiunto, “troviamo un grave rischio”: “Nel pensiero moderno si è sviluppata una visione riduttiva della coscienza, secondo la quale non vi sono riferimenti oggettivi nel determinare ciò che vale e ciò che è vero, ma è il singolo individuo, con le sue intuizioni e le sue esperienze, ad essere il metro di misura; ognuno, quindi, possiede la propria verità, la propria morale. La conseguenza più evidente è che la religione e la morale tendono ad essere confinate nell’ambito del soggetto, del privato: la fede con i suoi valori e i suoi comportamenti, cioè, non ha più diritto ad un posto nella vita pubblica e civile”. Ed ecco, ha rilevato il Pontefice, il paradosso della società attuale nella quale si dà “grande importanza al pluralismo e alla tolleranza”, e al contempo… “…la religione tende ad essere progressivamente emarginata e considerata senza rilevanza e, in un certo senso, estranea al mondo civile, quasi si dovesse limitare la sua influenza sulla vita dell’uomo. Al contrario, per noi cristiani, il vero significato della ‘coscienza’ è la capacità dell’uomo di riconoscere la verità, e, prima ancora, la possibilità di sentirne il richiamo, di cercarla e di trovarla”.

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BENEDETTO XVI AI NUOVI CARDINALI: CONFIDO NEL VOSTRO SOSTEGNO PER SERVIRE LA CHIESA

CITTA’ DEL VATICANO – Il Papa e i cardinali sono chiamati a lavorare in comunione per l’unità e la santità del Popolo di Dio: è quanto affermato da Benedetto XVI nell’udienza di stamani ai 24 nuovi porporati, ricevuti in Aula Paolo VI, con i famigliari e i fedeli. Il Papa ha incoraggiato i nuovi cardinali a proseguire nella loro missione spirituale e apostolica e ad essere “attenti ascoltatori” delle varie voci nella Chiesa.

“Siate testimoni del Vangelo per donare al mondo la speranza di cui ha bisogno e per contribuire” a promuovere la pace e la fraternità: è l’esortazione di Benedetto XVI ai nuovi cardinali, in un discorso pronunciato in diverse lingue, secondo la nazionalità dei nuovi porporati. Parlando in francese, il Papa ha invitato i fedeli a pregare per i nuovi cardinali “affinché in comunione con il Successore di Pietro, lavorino efficacemente all’unità e alla santità del Popolo di Dio tutto intero”. Il Papa non ha poi mancato di riferirsi ai sentimenti e alle emozioni vissute in occasione della creazione dei 24 nuovi cardinali. Celebrazioni che “invitano a rivolgere lo sguardo alle dimensioni della Chiesa universale”: “Sono stati momenti di fervida preghiera e di profonda comunione, che oggi desideriamo prolungare con l’animo colmo di gratitudine verso il Signore, il quale ci ha dato la gioia di vivere una nuova pagina della storia della Chiesa”. Il Papa ha affermato di confidare nella preghiera e nel prezioso aiuto dei nuovi porporati chiamati “ad una stretta comunione” con il Papa e a servire la Chiesa con fedeltà. “Il vostro ministero – ha detto – si arricchisce di un ulteriore impegno nel sostenere il Successore di Pietro, nel suo universale servizio alla Chiesa”: “Mantenete fisso lo sguardo su Cristo, attingendo da Lui ogni grazia e spirituale conforto, sull’esempio luminoso dei Santi Cardinali, intrepidi servitori della Chiesa che nel corso dei secoli hanno reso gloria a Dio con esercizio eroico delle virtù e tenace fedeltà al Vangelo”.

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IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE: L’ESPERIENZA DELLA FEDE SI FA CON MENTE, CUORE E SENSI.

CITTA’ DEL VATICANO – L’esperienza della fede coinvolge non solo la mente e il cuore, ma anche i sensi. E’ quanto ha detto questo mercoledì Papa Benedetto XVI parlando dell’insegnamento del monaco Rabano Mauro. Il monaco, che visse tra il 780 e l’856, entrò giovanissimo in monastero e divenne prima abate del Monastero di Fulda e poi Arcivescovo di Magonza; fu consigliere saggio di principi all’interno della società carolingia e autore di uno dei più belli e conosciuti inni della Chiesa latina, il “Veni Creator Spiritus”. Prendendo come spunto il fatto che Rabano Mauro fu inoltre esegeta, filosofo e poeta, Benedetto XVI ha quindi ricordato che poesia e forma pittorica sono spesso servite ad esprimere verità di fede, come dimostrano i codici miniati della Bibbia. “Esso dimostra in ogni caso in Rabano Mauro – ha affermato il Santo Padre – una consapevolezza straordinaria della necessità di coinvolgere, nella esperienza della fede, non soltanto la mente e il cuore, ma anche i sensi mediante quegli altri aspetti del gusto estetico e della sensibilità umana che portano l’uomo a fruire della verità con tutto se stesso, ‘spirito, anima e corpo’”. Perché, ha aggiunto il Santo Padre, “la fede non è solo pensiero, ma tocca tutto il nostro essere. Poichè Dio si è fatto uomo in carne e ossa, è entrato nel mondo sensibile, noi in tutte le dimensioni del nostro essere dobbiamo cercare e incontrare Dio. Così la realtà di Dio, mediante la fede, penetra nel nostro essere e lo trasforma”. Rabano si sforzò inoltre di far comprendere il significato profondamente teologico e spirituale di tutti gli elementi della celebrazione liturgica, attingendo alla Bibbia e alla tradizione dei Padri.

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NELL’UDIENZA AL CLERO DI ROMA PAPA BENEDETTO RICHIEDE: ‘EDUCARE ALLA GIUSITIZIA’

ROMA – Educare alla giustizia e alla conversione dei cuori, accanto alla denuncia degli errori del sistema economico e finanziario. È l’invito di Benedetto XVI nell’udienza al clero della diocesi, tradizionale appuntamento del primo giovedì di Quaresima, vissuto in clima familiare. La crisi economica, con i suoi pesanti effetti sulla vita delle famiglie, fa ingresso nell’Aula della Benedizione, in Vaticano, grazie alla domanda di un parroco della periferia romana. Il Papa condivide l’impegno alla denuncia degli «errori fondamentali» – soprattutto «l’idolatria» – evidenziati dal «crollo delle grandi banche americane»: un «dovere della Chiesa», per una denuncia che deve essere «ragionevole e ragionata», da farsi «con coraggio e concretezza», perché «i grandi moralismi non aiutano». E ricorda l’enciclica in corso di preparazione sui temi sociali.

Benedetto XVI aggiunge però che «la giustizia non si può creare solo con modelli economici buoni». Servono proprio i «giusti», ricordando il dialogo di Abramo con Dio. Da qui la necessità di un «lavoro umile e quotidiano per la conversione dei cuori», sapendo che «aprire i cuori alla giustizia e alla carità è educare alla fede e guidare a Dio». Un lavoro che a Roma è già in atto, con generosità. Nel suo indirizzo d’omaggio al Santo Padre, il cardinale vicario Agostino Vallini sottolinea la gioia nello «spenderci ogni giorno per l’annuncio del Vangelo e la crescita delle comunità ecclesiali a noi affidate». Non mancano le esperienze di primo annuncio, alcune delle quali molto fruttuose nella partecipazione.

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BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA DEL MERCOLEDI’ CON 15.000 PELLEGRINI: RISCOPRIRE RADICI EUROPA

CITTA’ DEL VATICANO – “Preghiamo che anche oggi ci siano personalita’ come il Venerabile Beda e siamo disponibili noi stessi a ritrovare le nostre radici cristiane e cosi’ siamo costruttori di un’Europa cristiana e dunque profondamente umana”. Con questa invocazione Benedetto XVI ha concluso la catechesi dell’Udienza Generale, dedicata questo Mercoledi’ al grande monaco benedettino inglese (e dottore della Chiesa) Beda, vissuto nell’ottavo secolo, che fu autore di numerosi libri di teologia e commentari della Bibbia scritti per “educare i fedeli a celebrare gioiosamente i santi misteri”. In proposito, il Papa teologo ha citato la frase di Beda: “Nessuno ha il Vangelo solo per se’: il Vangelo e’ sempre a favore degli altri”. Per il Pontefice, il messaggio di Beda e’ ancora “attuale” per i diversi “stati di vita del cristiano”, soprattutto per “gli studiosi, per i pastori, per i consacrati come anche per i laici e per i genitori”. “Agli studiosi – ha detto il Santo Padre -, Beda ricorda due compiti essenziali, scrutare le meraviglie della Parola di Dio per presentarle in forma attraente ai fedeli ed esporre le verita’ dogmatiche evitando le complicazioni eretiche e attenendosi alla semplicita’ cattolica.

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BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA: FEDE, SPERANZA E CARITÀ NON SONO VIRTÙ PER EROI MA PER OGNI CRISTIANO

CITTA’ DEL VATICANO – Solo le virtu’ fondamentali della fede, della speranza e della carita’ possono aiutare gli uomini a ”sopportare le delusioni di ogni giorno” e ad ”essere buoni con gli altri senza ricompensa”, in un’ascesa continua a Dio: lo ha detto Benedetto XVI all’Udienza Generale del Mercoledi’ tenuta nell’Aula ‘Nervi’ alla presenza di circa 8.000 fedeli. Concluso un ciclo di venti catechesi su San Paolo, il Papa ha scelto di dedicare le sue riflessioni ad un eremita medioevale, Giovanni Climaco, autore di un’opera intitolata ‘La scala del paradiso’, figura che – ha detto il Pontefice – ”puo’ sembrare molto lontana ad un uomo del ventesimo secolo”, ma che puo’ invece ancora oggi indicare la strada a qualunque battezzato che intenda percorrere con umilta’ un vero cammino verso il Signore. Un cammino, ha aggiunto, ”non accessibile solo ad eroi morali, ma un dono di Dio nel quale puo’ crescere anche la nostra vita” di cristiani che devono ”rinunciare all’arroganza” e non ”pensare di essere migliori degli uomini del Medioevo per il solo fatto di vivere nel ventunesimo secolo”. ”Fede, speranza e carita’ – ha rimarcato Benedetto XVI – sono percio’, oggi come allora, l’inizio e la fine del cammino spirituale, la partenza e l’arrivo”, con la carita’ e l’amore per il prossimo posti sul gradino piu’ alto di questa meravigliosa scala di valori umani, morali e spirituali. Ma “solo la speranza – ha sottolineato ancora il Papa – ci rende capaci anche della carita’, perche’ non aspettiamo il successo oggi o domani ma Dio stesso. E in questa attesa (che e’ crescita e autotrascendenza) possiamo sopportare le delusioni di oggi, quelle che incontriamo nei passi piccoli di cui siamo capaci, e cosi’ possiamo imparare la carita’: in essa si nasconde il mistero della preghiera, della conoscenza personale di Gesù”. Con la catechesi di questo Mercoledi’, il Pontefice ha ripreso la presentazione dei Padri della Chiesa interrotta lo scorso giugno per la serie di venti riflessioni dedicata a San Paolo in occasione dell’Anno Paolino.

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BENEDETTO XVI CONCLUDE IL CICLO DI CATECHESI SU SAN PAOLO. APPELLO PER LO SRI LANKA

CITTA’ DEL VATICANO – “Crescono le convergenze tra esegesi cattolica e esegesi protestante sulle lettere di San Paolo, e questo rappresenta una grande speranza per l’ecumenismo”. Lo sottolinea Benedetto XVI, che ha dedicato l’Udienza Generale a questo aspetto, ricordando che “Lutero in un attimo trovo’ una nuova interpretazione della teologia della giustificazione che lo libero’ da scrupoli e ansie della sua vita precedente, con nuova radicale fiducia nella bonta’ di Dio, che perdona senza condizioni: la Chiesa gli apparve come schiavitu’ della legge, ma il Concilio di Trento ha interpretato in modo profondo questa teologia e ha trovato una sintesi tra legge e Vangelo”. “La teologia della grazia scaturisce dalla lettura di Paolo fatta da Agostino”, spiega il Papa, che dopo “la svolta della lettura protestante” rievoca anche la denigrazione di San Paolo da parte di Nietzsche e il successivo recupero dela sua figura nel ‘900 “raccogliendo l’eredita’ migliore dell’Illuminismo”. “San Paolo – afferma il Pontefice – rimane un apostolo e un pensatore cristiano molto fecondo, e ritornare a lui, al suo esempio e alla sua dottrina sara’ uno stimolo, se non una garanzia, per consolidare l’identita’ cristiana di ciascuno di noi e per il ringiovanimento dell’intera Chiesa”. Con queste riflessioni, Benedetto XVI ha annunciato agli ottomila fedeli riuniti nell’Aula ‘Paolo VI’ la chiusura del ciclo di catechesi dedicate all’Apostolo delle Genti, del quale ha rievocato il martirio ammettendo che ci sono due diverse tradizioni: quella che ha definito “piu’ leggendaria”, che indica il luogo della decapitazione sulla laurentina, nella localita’ detta ‘Tre Fontane’, dagli zampilli d’acqua che sarebbero scaturiti dai rimbalzi della testa di Paolo, e l’altra che lo colloca direttamente sull’Ostiense, dove sorge la Basilica a lui dedicata, costruita sulla tomba (sulla quale concordano archeologi e biblisti). “Resta luminosa davanti a noi – ha detto il Papa – la figura di un apostolo e un pensatore cristiano estremamente fecondo e profondo, dal cui accostamento ognuno puo’ trovare giovamento”.

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UDIENZA , IL RICHIAMO DEL PAPA: “LA SUPERBIA DI CREDERSI DIO PORTA GLI UOMINI ALL’AUTODISTRUZIONE”

CITTA’ DEL VATICANO – Il ”gesto di superbia” dell’uomo che si crede Dio, che pensa di poter da solo ”costruire un ponte verso il cielo”, finisce in ”autodistruzione”, perche’ ”non si arriva con la superbia alla felicita’, al cielo”. E’ il richiamo che il Papa ha lanciato durante la tradizionale Udienza Generale del Mercoledi’, dedicata ancora una volta, davanti ad oltre 30.000 pellegrini giunti in Vaticano da tutto il mondo, alla figura e all’esempio di San Paolo, l’Apostolo delle genti. Dunque, con la superbia, ha precisato il successore di Pietro, “non si arriva alla vera felicita’ di Dio”. Infatti, come affermano le Scritture, “il vero figlio di Dio e’ caratterizzato dall’umilta’ e dalla realizzazione dell’amore che e’ Divino”. Per il Pontefice, “questo gesto di abbassamento e di umilta’ radicale che contrasta la superbia umana e’ realmente espressione dell’amore di Dio, al quale segue l’elevazione al Cielo attirati dal suo amore”. Cristo che si umilia fino alla morte, ha spiegato ancora Benedetto XVI, giunge ”all’abbassamento radicale e alla glorificazione in Dio con un movimento contrario a quello di Adamo, che vuole farsi Dio, o dei babilonesi, che vogliono costruire un ponte verso il cielo e farsi la loro divinità”. ”Ma questo gesto della superbia – ha rimarcato Ratzinger – finisce nell’autodistruzione: non si arriva cosi’ al cielo, alla felicita’; invece l’umilta’ e’ realizzazione dell’amore ed espressione dell’amore divino”. Il Santo Padre ha quindi riaffermato la ”funzione di Cristo come mediatore unico sullo sfondo dell’unico Dio dell’Antico Testamento, il vero ponte che ci guida al cielo”. Gli ultimi sviluppi della cristologia di San Paolo, nelle lettere ai colossesi e agli efesini, ha poi rammentato il Papa, descrivono Gesu’ come ”primogenito di tutte le creature: cio’ implica che e’ il primo tra tanti figli, tra tanti fratelli e sorelle e’ disceso per attirarci e farci suoi fratelli e sorelle”. Cristo, dunquei, non e’ un ”principio astratto”, ma una ”persona”, e’ il ”principio per capire il mondo” ma anche una ”persona che mi ha amato, con la quale posso parlare, che mi ascolta”.

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DURANTE L’UDIENZA DEL MERCOLEDI’ PAPA BENEDETTO RICORDA IL VIAGGIO IN FRANCIA: LAICITA’ AL CENTRO

 

 

 

 

 

CITTA’ DEL VATICANO – “Grazie a tutti coloro che in diversi modi hanno cooperato alla buona riuscita del mio viaggio in Francia”: è stata un’udienza generale dedicata interamente alla visita in Francia, conclusa lunedì a Lourdes, quella che Benedetto XVI ha tenuto davanti a 10mila fedeli riuniti nell’Aula Paolo VI per la consueta catechesi del mercoledì. Il Papa ha ripercorso le tappe principali del suo viaggio tra Parigi e Lourdes: all’Eliseo l’incontro con il presidente Sarkozy e il ‘dibattito’ sul tema della laicità; al College des Bernardins l'”ampia riflessione sul tema delle origini della teologia occidentale e le radici della cultura europea”, ha spiegato; poi la recita dei vespri a Notre-Dame e l’abbraccio ai giovani; la grande messa nella spianata des Invalides. Successivamente il trasferimento a Lourdes, “luogo di speranza, di fede e di conversione”, ha detto Papa Ratzinger. Qui il Papa si è fatto pellegrino tra i pellegrini e ha percorso il ‘Cammino del Giubileo’, realizzato in occasione dei 150 anni dalle apparizioni mariane alla giovane Bernadette. “Rendiamo fervide grazie al Signore – ha proseguito Benedetto XVI – che mi ha concesso una così provvidenziale opportunità”. Il Papa non ha mancato di ringraziare il presidente francese Nicola Sarkozy e tutte le autorità “che mi hanno accolto con tanta cortesia”. “Ringraziamo il Signore per questo viaggio ricco di tanti doni spirituali”, ha concluso il Papa.
Per leggere tutto il contrenuto visita : http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=1743

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E PAPA BENEDETTO TORNA A PARLARE DI RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA NEL CORSO DELLA CATECHESI

CITTA’ DEL VATICANO – Uomo di grande cultura e ricco di doni di grazia, sia come instancabile costruttore di monasteri che come intransigente predicatore penitenziale, spese ogni sua energia per alimentare le radici cristiane dell’Europa che stava nascendo”. E’ il ritratto di san Colombano, l’abate irlandese nato nel 543 e morto nel 615, al centro dell’udienza di oggi. Il Papa lo ha definito un santo “europeo”, perché “come monaco, missionario e scrittore ha lavorato in vari Paesi dell’Europa occidentale”. “Insieme agli irlandesi del suo tempo”, San Colombano “era consapevole dell’unità culturale dell’Europa”: in una sua lettera, infatti, scritta intorno all’anno 600 ed indirizzata a Papa Gregorio Magno, “si trova per la prima volta – ha sottolineato Benedetto XVI – l’espressione ‘totius Europae – di tutta l’Europa’, con riferimento alla presenza della Chiesa nel Continente”. Il “messaggio” di san Colombano, secondo il Papa, “si concentra in un fermo richiamo alla conversione e al distacco dai beni terreni in vista dell’eredità eterna”.

Per leggere tutto il testo visita : http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=1387 

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UDIENZA GENERALE, BENEDETTO XVI RICORDA LA FIGURA DI SAN LEONE MAGNO

CITTA’ DEL VATICANO – Quello del successore di Pietro e’ un ”ruolo unico nella Chiesa”, perche’ ”a un solo Apostolo e’ affidato cio’ che a tutti gli apostoli e’ comunicato”. A ribadirlo e’ stato Benedetto XVI nel corso dell’udienza generale, citando uno dei ”bellissimi sermoni” di San Leone Magno, ”primo vescovo di Roma a portare il nome di Leone” e ”primo Papa di cui ci sia giunta la predicazione”, la cui figura e’ stata al centro della catechesi. ”E’ spontaneo pensare a lui anche nel contesto delle attuali udienze generali del mercoledi’ – ha detto il Pontefice -, appuntamenti che negli ultimi decenni sono divenuti per il vescovo di Roma una forma consueta di incontro con i fedeli e con tanti visitatori provenienti da ogni parte del mondo”.  continua su… http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=1170 

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UDIENZA DEL MERCOLEDI’. APPUNTI DI BENEDETTO SU LAICITA’ DELLO STATO E RUOLO DELLA CHIESA

di Gianluca Barile su Papanews.it

CITTA’ DEL VATICANO – I cattolici italiani debbono compiere “un deciso sforzo di conversione e di rinnovamento spirituale, per un risveglio alla fede autentica, per un recupero salutare nel rapporto con Dio e per un impegno evangelico piu’ generoso”. Lo ha chiesto Benedetto XVI nel breve discorso ai fedeli che hanno trovato posto nella Basilica di San Pietro, e che il Papa ha incontrato prima dell’Udienza Generale tenuta nell’Aula Paolo VI. Il numero dei pellegrini era così elevato, infatti, che la Prefettura della Casa Pontificia ha dovuto distribuire i partecipanti alla catechesi pubblica del Santo Padre tra i due luoghi. Tema della riflessione del Papa, “il cammino quaresimale” che rappresenta, ha aggiunto, “un’occasione favorevole” per una rinascita nella fede che deve portare ad un cambiamento di vita: “Nella consapevolezza che l’amore e’ stile di vita che contraddistingue il credente, non stancatevi – ha esortato Benedetto XVI rivolto agli italiani – di essere ovunque testimoni di carita’”.

 

Nella catechesi tenuta nell’Aula Paolo VI, il Papa teologo e’ poi tornato sul tema dell’impegno dei laici cristiani a costruire un mondo piu’ giusto seguendo le indicazioni del Vangelo. Lo ha fatto a partire dall’insegnamento di Sant’Agostino le cui opere, ha detto, hanno “importanza capitale non solo per la storia del cristianesimo ma per tutta la cultura occidentale”. Anche oggi, ha aggiunto, la “Citta’ di Dio”, una delle opere piu’ famose di Sant’Agostino, resta “una fonte che definisce bene cosa sia la vera laicita’ e la competenza della Chiesa”, nel rapporto tra fede e politica. Il “De civitate Dei”, ha ricordato Benedetto XVI, fu scritto nel V secolo in occasione del sacco di Roma da parte dei Goti: “Durante l’era degli Dei pagani, Roma era ‘caput mundi’ e non era pensabile che venisse espugnata dai nemici; adesso con il Dio cristiano non e’ piu’ sicura questa grande citta’, per cui il Dio dei cristiani non puo’ essere il Dio a cui affidarsi”. A questa “obiezione”, Sant’Agostino ha risposto con “una grandiosa opera, chiarendo cosa spettasse a Dio e cosa no, quale relazione dovesse esserci tra la sfera politica e la sfera della Chiesa”. Sullo sfondo dell’opera agostiniana, c’e’ “la grande rappresentazione della storia dell’umanita’”, concepita come “la storia della lotta tra due amori: l’amore di se’ fino all’indifferenza per Dio, e l’amore di Dio fino all’indifferenza di se’, alla piena liberta’ da se’ per gli altri nella luce di Dio, che – ha scandito il Pontefice – ci ama, ci accetta, trasforma e ci eleva a se stesso”. “A tanti fratelli – ha sottolineato – anche oggi piace leggere le opere di Sant’Agostino, e debbo dire che io sono uno di questi”. D’altro canto, Agostino, ha detto il Papa, ”e’ il padre della Chiesa che ha lasciato il maggior numero di opere. Alcuni degli scritti sono di importanza capitale e non solo per la formazione del cristianesimo ma per tutta la cultura occidentale”. Tra le piu’ di mille opere della produzione agostiniana, il Papa si e’ soffermato inoltre sulle ‘Confessioni’, autobiografia ”nella forma di un dialogo con Dio”, ed ha citato le ‘Retractationes’ di un Agostino ”ormai anziano che compie un’opera di revisione di tutta la sua opera scritta, lasciando cosi’ un documento letterario singolare e preziosissimo ma anche un insegnamento di sincerita’ e di umilta’ intellettuale”.

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