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DOMANI A SAN GIOVANNI IN LATERANO PRESENTATO “GESÙ DI NAZARETH”, IL NUOVO LIBRO DI BENEDETTO XVI

BENEDETTO XVI (Roma) – Domani alle 19:30, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, verrà presentato “Gesù di Nazareth”, il secondo volume del libro di Benedetto XVI, che sarà al centro del ciclo di appuntamenti “Dialoghi in Cattedrale”. L’incontro è il secondo dei tre previsti sul tema “L’uomo cerca Dio, sente nostalgia della sua presenza”, iniziati il 10 marzo scorso da monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, e dal professor Pietro Barcellona, dell’Università degli Studi di Catania. Per la prima presentazione del libro al pubblico, che inizierà con l’introduzione del cardinale vicario Agostino Vallini, saranno presenti il vescovo di Ratisbona Gerhard Ludwig Müller ed il senatore Marcello Pera.

Monsignor Müller, 63 anni, professore onorario presso l’Università Ludwig-Maximilian di Monaco di Baviera (dove ha tenuto la cattedra di Dogmatica cattolica), è vescovo di Ratisbona dall’1 ottobre 2002. Nato a Magonza-Finthen e laureato in teologia con una tesi su Bonhoeffer, è stato ordinato sacerdote nel 1978. “Visiting professor” in numerose università e con oltre 400 pubblicazioni scientifiche all’attivo, nel 1999 monsignor Müller è stato consulente teologico della seconda assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Europa e, nel 2001, della X assemblea ordinaria del Sinodo.

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GIOVANNI PAOLO II, MONS. ODER: “PAPA WOJTYLA ERA UN VERO UOMO E UN UOMO DI DIO”

SPECIALE BEATIFICAZIONE (Roma) – Giovanni Paolo II era “un vero uomo e un uomo di Dio”. Lo ha dichiarato monsignor Slawomir Oder, postulatore della causa di beatificazione di Karol Wojtyla, nell’incontro avuto ieri con un gruppo di docenti e studenti della Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce. Per monsignor Oder il processo è necessario soprattutto per “lasciare alle generazioni future le ragioni che, a suo tempo, ci portarono a gridare ‘Santo subito’”. Per Oder il processo va affiancato alla storia, per cui non solo non era inutile – come all’inizio molti avrebbero potuto pensare – ma anche necessario. La verifica dei numerosissimi documenti e testimonianze, oltre alla riconosciuta fama di santità, non ha fatto emergere alcun aspetto sconosciuto di Papa Wojtyla, ha anzi confermato la trasparenza della vita condotta dal Servo di Dio. “In un certo senso – ha spiegato monsignor Oder – tutti lo sapevamo: non esiste un Giovanni Paolo II mediatico, un Giovanni Paolo II privato… Non ci sono state scoperte inedite. La vera scoperta è stata quella di comprovare che Giovanni Paolo II era un uomo autentico. Il processo ha fatto comprendere la ragione di questa coerenza e unità di vita: la sua stretta relazione con Gesù Cristo”.

A spiegare la celerità del processo, tre ragioni: la fama di santità, in questo caso visibile fin prima di iniziare; l’iniziativa dei cardinali, che, prima di ritirarsi in Conclave per eleggere il suo successore, hanno chiesto per iscritto l’inizio della causa, e la convinzione personale di Benedetto XVI, che “essendo stato il suo collaboratore più stretto, sarebbe diventato per diritto il testimone chiave del processo”. Monsignor Slawomir Oder, che per sei anni ha diretto i lavori che documentano la fama di santità, le virtù eroiche del Venerabile ed il miracolo necessario per completare la causa, ha riassunto la figura di Giovanni Paolo II con la frase “Era un vero uomo, ed era un uomo di Dio”.

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