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“MONDO CATTOLICO E MEDIA”: A CONCESIO CONVEGNO PER COMUNICARE IL VANGELO ATTRAVERSO I NUOVI MEDIA

EVENTI (Concesio, BS) – I soci italiani della Fondazione Centesimus Annus – Pro Pontifice hanno organizzato un convegno dal titolo “Mondo cattolico e media”. L’evento si svolgerà presso il Centro Pastorale Paolo VI, situato in via Guglielmo Marconi n. 15, il giorno 28 maggio alle ore 10.30 a Concesio, nei pressi di Brescia. Ad aprire i lavori sarà il professor Fabrizio Pezzani, Docente del Dipartimento Analisi Istituzionale e Management Pubblico dell’Università Bocconi, cui seguiranno gli interventi di monsignor Giuseppe Scotti, Segretario aggiunto del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, della dottoressa Vania De Luca, giornalista di Rainews 24 ed infine quello del dottor Claudio Baroni, Vicedirettore de Il Giornale di Brescia. 

“Brescia, sul mondo cattolico e i media ha molto da dire, a cominciare dall’esperienza da direttore del quotidiano cattolico “Il cittadino” di Giorgio Montini, papà di Giovan Battista Montini, futuro Papa Paolo VI”- ha detto monsignor Giuseppe Scotti che ha, poi, proseguito: “Lo stesso Paolo VI, da ragazzo, diede vita al periodico “La Fionda” e molti anni dopo, ormai diventato Papa, propugnò nel 1968 la nascita del quotidiano “Avvenire” con lo scopo di dare una voce unitaria ai cattolici italiani».

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TERRA SANTA: L’11 GIUGNO LE CHIESE DI GERUSALEMME INVOCHERANNO LO SPIRITO CON UNA SOLA VOCE

ESTERI (Gerusalemme) – In Terra Santa, l’11 giugno 2011 alle ore 18, la Chiesa Cattolica Latina ospiterà la sesta Preghiera Straordinaria di tutte le Chiese per la Riconciliazione, l’Unità e la Pace, a partire da Gerusalemme. La preghiera sarà presieduta dal S.B. Mgr.Fouad Twal, Patriarca Latino Cattolico di Gerusalemme. E’ un’occasione particolarmente gioiosa e solenne il fatto che la sesta edizione di questa grande preghiera di intercessione coincida con la Veglia della Pentecoste celebrata, quest’anno, da tutti i Cristiani nella stessa data. Con una sola voce, le Chiese di Gerusalemme chiameranno tutti i cristiani nel mondo ad unirsi in una comunione di preghiera con l’intenzione della Riconciliazione, dell’Unità e della Pace.

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BENEDETTO XVI AL REGINA COELI LANCIA UN APPELLO PER LIBIA E SIRIA: “DIALOGO PREVALGA SULLA VIOLENZA”

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – Un nuovo forte appello a riaprire negoziati per il “drammatico conflitto” in Libia e a fermare lo spargimento di sangue in Siria è emerso nelle parole del Santo Padre Benedetto XVI alla recita del Regina Coeli. Poi, preghiere nell’odierna Giornata mondiale delle vocazioni e il ricordo del sacerdote tedesco beatificato oggi in Baviera. Benedetto XVI inoltre ha chiesto di non dimenticare Dio nel nostro mondo tecnologico e di pregare per tutti i vescovi e dunque anche per il Papa, vescovo di Roma. 

Nelle sue parole prima della recita della preghiera mariana, Benedetto XVI sottolinea di seguire con apprensione quello che definisce “il drammatico conflitto armato che in Libia ha causato un elevato numero di vittime e di sofferenze soprattutto tra la popolazione civile”: 

“Rinnovo un pressante appello perché la via del negoziato e del dialogo prevalga su quella della violenza, con l’aiuto degli Organismi internazionali che si stanno adoperando nella ricerca di una soluzione alla crisi. Assicuro, inoltre, la mia orante e commossa partecipazione all’impegno con cui la Chiesa locale assiste la popolazione, in particolare tramite le persone consacrate presenti negli ospedali”.

Poi il pensiero va anche alla Siria dove – dice – è urgente ripristinare una convivenza improntata alla concordia e all’unità:

“Chiedo a Dio che non ci siano ulteriori spargimenti di sangue in quella Patria di grandi religioni e civiltà, ed invito le Autorità e tutti i cittadini a non risparmiare alcuno sforzo nella ricerca del bene comune e nell’accoglienza delle legittime aspirazioni a un futuro di pace e di stabilità”.

Con il pensiero rivolto a tutti, Benedetto XVI sottolinea che la voce di Dio nel mondo di oggi “rischia di essere sommersa in mezzo a tante altre voci”.

“Gli uomini hanno sempre bisogno di Dio, anche nel nostro mondo tecnologico, e ci sarà sempre bisogno di Pastori che annunciano la sua Parola e fanno incontrare il Signore nei Sacramenti”.

E in particolare nella Giornata mondiale delle Vocazioni invita alla preghiera “perchè non manchino mai validi operai nella messe del Signore”. :

“Vi invito pertanto a una speciale preghiera per i vescovi – compreso il vescovo di Roma! –, per i parroci, per tutti coloro che hanno responsabilità nella guida del gregge di Cristo, affinché siano fedeli e saggi nel compiere il loro ministero”.

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SPAZIO SACRO E SPAZIO CIVILE. PORTE APERTE TRA IL TEMPIO E LA PIAZZA

LECTIO MAGISTRALIS – “Il mondo è come l’occhio: il mare è il bianco, la terra è l’iride, Gerusalemme è la pupilla e l’immagine in essa riflessa è il tempio”. Questo antico aforisma rabbinico illustra in modo nitido e simbolico la funzione nel tempio secondo un’intuizione che è primordiale e universale. Due sono le idee che sottendono all’immagine. La prima è quella di “centro” cosmico che il luogo sacro deve rappresentare, un tema sul quale il grande studioso delle religioni Mircea Eliade (1907-1986) ha offerto un vasto dossier documentario. L’orizzonte esteriore, con la sua frammentazione e con le sue tensioni, converge e si placa in un’area che per la sua purezza deve incarnare il senso, il cuore, l’ordine dell’essere intero. Nel tempio, dunque, si “con-centra” la molteplicità del reale che trova in esso pace e armonia: si pensi solo alla planimetria di certe città a radiali connesse al “sole” ideale rappresentato dalla cattedrale posta nel cardine centrale urbano (Milano, per esempio, “centrata” sul Duomo ne è un esempio evidente, come New York è la testimonianza di una diversa visione, più dispersa e babelica). Dal tempio, poi, si “de-centra” un respiro di vita, di santità, di illuminazione che trasfigura il quotidiano e la trama ordinaria dello spazio. Ed è a questo punto che entra in scena il secondo tema sotteso al detto giudaico sopra evocato. Il tempio è l’immagine che la pupilla riflette e rivela. Esso è, quindi, segno di luce e di bellezza. Detto in altri termini, potremmo affermare che lo spazio sacro è epifania dell’armonia cosmica ed è teofania dello splendore divino. In questo senso un’architettura sacra che non sappia parlare correttamente – anzi, “splendidamente” – il linguaggio della luce e non sia portatrice di bellezza e di armonia decade automaticamente dalla sua funzione, diventa “profana” e “profanata”. È dall’incrocio dei due elementi, la centralità e la bellezza, che sboccia quello che Le Corbusier definiva in modo folgorante “lo spazio indicibile”, lo spazio autenticamente santo e spirituale, sacro e mistico.

Certo, questi due assi portanti trascinano con sé tanti corollari: pensiamo alla “sordità”, all’inospitalità, alla dispersione, all’opacità di tante chiese tirate su senza badare alla voce e al silenzio, alla liturgia e all’assemblea, alla visione e all’ascolto, all’ineffabilità e alla comunione. Chiese nelle quali ci si trova sperduti come in una sala per congressi, distratti come in un palazzetto dello sport, schiacciati come in uno sferisterio, abbrutiti come in una casa pretenziosa e volgare. A questo punto vorremmo proporre una riflessione di indole più specifica che abbia come codice di riferimento proprio quelle Sacre Scritture bibliche che sono state indubbiamente “il grande codice” della stessa civiltà artistica occidentale. È indiscutibile il rilievo che in esse ha una “teologia” dello spazio, anche se – come si vedrà – essa è inverata in una teologia superiore, quella del tempo e della storia (l’Incarnazione riassume in sé queste due dimensioni ricollocandole nella loro gerarchia). “Ai tuoi servi sono care le pietre di Sion” (Salmo, 102, 15). Questa professione d’amore dell’antico salmista potrebbe essere il motto stesso della tradizione cristiana che allo spazio sacro ha riservato sempre un rilievo straordinario, a partire dalla “pietra” del Santo Sepolcro, segno della risurrezione di Cristo, attorno alla quale è sorto uno dei templi emblematici dell’intera cristianità. Tra l’altro, è curioso che simbolicamente le tre religioni monoteistiche si ancorino a Gerusalemme attorno a tre pietre sacre, il Muro Occidentale (detto popolarmente “del Pianto”), segno del tempio salomonico per gli ebrei, la roccia dell’ascensione al cielo di Maometto nella moschea di Omar per l’islam e, appunto, la pietra ribaltata del Santo Sepolcro per il cristianesimo.

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LA SANTITÀ VIVE NELLA STORIA: COSÌ BENEDETTO SFIDA I CRITICI DI GIOVANNI PAOLO II

ROMA – Fu Giovanni Paolo II, dieci anni fa, a spiegare il senso della beatificazione di un papa. Lo fece in occasione della cerimonia in cui elevò alla gloria degli altari due papi diversissimi fra loro e spesso anzi contrapposti: Giovanni XXIII e Pio IX. Il primo, il papa delle grandi aperture conciliari alla modernità; il secondo, il papa del Sillabo che condannava le idee liberali. Giovanni Paolo II, proclamandoli beati il 3 settembre 2000 nella stessa cerimonia, spiegava: «La santità vive nella storia e ogni santo non è sottratto ai limiti e condizionamenti propri della nostra umanità. Beatificando un suo figlio, la Chiesa non celebra particolari opzioni storiche da lui compiute, ma piuttosto lo addita all’imitazione e alla venerazione per le sue virtù a lode della grazia divina che in esse risplende». Allo stesso modo Benedetto XVI, apprestandosi a beatificare il suo predecessore, non intende celebrare ogni decisione del suo pontificato ma il modo “eroico” in cui il servo di Dio Karol Wojtyla visse e testimoniò le virtù cristiane. Testimonianza confermata da una fama di santità diffusa a livello popolare e suggellata dal segno di un miracolo. C’è una grande lezione di fede e una grande lezione di realismo nella capacità della Chiesa di discernere gli atti di un pontificato dalla santità dell’uomo che siede sulla cattedra di Pietro.

A fare grande agli occhi della fede papa Wojtyla non è stata in primis la sua battaglia per la liberazione dell’Europa orientale dal comunismo. Ronald Reagan ha avuto un ruolo storico pari o maggiore, ma non per questo è proposto come esempio di vita al popolo cattolico. La percezione popolare della santità del papa polacco è infatti legata, più di ogni altra cosa, all’immagine del papa sofferente che abbraccia in preghiera la Croce di Cristo: l’ex “atleta di Dio”, il papa sportivo, si scopre debole, il volto e la voce sfigurati dalla malattia, ma vive questa prova in uno spirito di totale abbandono a Dio, in forza di questo abbandono diventa più tenero, ancora più in grado di abbracciare l’umanità intera. Ed entra per questo nei cuori di quanti finora l’avevano più ammirato come grande personaggio storico che amato per quello che era, il Vicario di Cristo. È questa testimonianza, “lode della grazia divina che risplende nelle sue virtù”, che Benedetto XVI riconosce con il rito della beatificazione. È questa la testimonianza che rimane nel tempo, quella che conforta e sorregge la fede dei semplici.

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IL CARD. BAGNASCO FA APPELLO ALL’EUROPA PERCHÉ DIFENDA IL DIRITTO ALLA LIBERTÀ RELIGIOSA

GENOVA – “Insieme al Santo Padre Benedetto XVI siamo attoniti davanti all’intolleranza religiosa e a tanta violenza, e ci chiediamo addolorati: perché?”: lo ha affermato l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, il cardinal Angelo Bagnasco, ieri mattina nel corso dell’omelia per la messa dell’Epifania nella cattedrale di San Lorenzo.

Non è una “domanda retorica e non nasconde nessun desiderio di rivalsa” – ha spiegato il porporato – ma “è sincera e nasce dal sangue di tanti cristiani, dalle loro sofferenze” e “dà voce al brivido interrogativo che sale da tante parti della terra: perché?”. La comunità internazionale, a cominciare dall’Europa, faccia sentire una voce forte e una parola chiara perchè il diritto alla libertà religiosa sia osservato ovunque senza eccezioni”. Bagnasco ha poi invitato i cristiani “a pregare per i persecutori, perché aprano gli occhi alla luce”. “Preghiamo per le anime dei defunti – ha proseguito – per i loro familiari nel dolore, per tutti i cristiani che in tante regioni del mondo ci danno l’esempio” perchè “non possiamo, non vogliamo rimanere insensibili!”. Poco prima il cardinale aveva invitato i fedeli ad “essere missionari del Vangelo” perchè “non si tratta di essere arroganti ma luminosi”. “L’esempio di tanti nostri fratelli nella fede, che rischiano e danno la vita per Gesù e la Chiesa – ha affermato – ci scuota dal torpore delle cose facili, dalla tiepidezza sempre alle porte, dalla facilità indolente di seguire la corrente del mondo”. I cristiani nel mondo sono perseguitati perchè parlano di “dignità, di uguaglianza, di libertà di coscienza, di Stato di diritto”.

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SU ANDIAMO A BETLEMME: OMELIA NATALIZIA ALLA SCUOLA DI BENEDETTO XVI

BETLEMME – Memorizziamo Betlemme per cogliere il Dio con noi nell’Eucaristia, con un amore più grande dei nostri peccati, nella Riconciliazione natalizia andiamo a Betlemme! La frase pronunciata dai pastori nella Notte Santa è stata attualizzata in continuità convenendo alla Messa di Natale e con essa viene detto che cosa realmente significhi la fede celebrata a Natale. E’ un invito a farsi pastori per poter udire la voce dell’angelo che oggi annuncia la gioia del Dio dal volto umano di essere con noi, con ciascuno singolarmente e con l’umanità nel suo insieme. Infatti questa gioia è sempre attuale perché proviene in continuità da Dio. E’ una esortazione a cercare la strada di conversione. A metterci in marcia, a riconoscere il bambino che anche oggi nasce su questo altare nel pane e nel vino transustanziati per portare nel mondo la gloria, l’amore di Dio come pace per gli uomini che egli ama comunque ridotti.

Ho 76 anni e da ragazzo, da adolescente, da giovane attraverso le innumerevoli recite natalizie e i canti pastorali noi cantavamo, sentivamo che quelle parole “andiamo a Betlemme” erano rivolte a noi. Erano il punto in cui potevamo inserirci nell’evento biblico. Forse non eravamo in grado di grandi riflessioni sulla Trinità di Dio. Ma ci identificavamo con i pastori, contadini ci sentivamo pastori, capaci di incamminarci con i pastori all’incontro con quel Dio che potevamo capire e amare, perché si era fatto così vicino da ascoltare e perdonare in persona i nostri peccati nel sacramento della confessione e soprattutto assimilarci a lui nella comunione eucaristica con la gioia di poterla ripetere tre volte: a mezzanotte, all’alba, nel giorno. Oggi che si punta perfino ad escludere il presepio dalla cultura e dagli ambienti pubblici, e la fede nel Dio con noi diventa più difficile, anche perché viviamo in un mondo, soprattutto in città, che si presenta quasi sempre come opera nostra, nel quale, per così dire, Dio non compare più direttamente, sembra divenuto superfluo ed estraneo. Siamo molto lontani dalla semplicità dei pastori e del loro mondo dove tutto era visto nella verità che rende liberi cioè come dono di Dio creatore, come l’albero di Natale dovrebbe richiamarci. Tuttavia ci può confortare il fatto che in fondo anche i saggi che venivano dall’Oriente, esponenti di una civiltà raffinata e progredita che in certo qual modo rappresentano anche noi, hanno trovato la via che porta alla mangiatoia. Elena, madre di Costantino, nel momento in cui trova la croce di Cristo, va con il pensiero a quei saggi venuti dall’Oriente: “Siete arrivati tardi, proprio come me. Prima di voi sono arrivati i pastori, e persino gli animali. Erano già radunati con il coro degli angeli quando voi non vi eravate messi in cammino. Per causa vostra persino le norme rigide che regolano il corso degli astri hanno dovuto essere un po’ modificate. Miei cari cugini, pregate per me, pregate per i grandi di questo mondo, pregate per tutti gli eruditi e i superbi che si ritengono superiori a tutti, perché non siano dimenticati davanti al trono di Dio, quando i semplici, gli umili, i piccoli entreranno nel regno di Dio”.

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LA CHIESA STA ‘PULENDO LA SPORCIZIA’ CON LA DETERMINAZIONE DI BENEDETTO XVI! E LA SOCIETA’?

ROMA – L’azione di Benedetto XVI sta colpendo in maniera puntuale ogni sorta di ‘sporcizia’ all’interno della Chiesa; il Papa lo aveva già detto – a chiare lettere – quando da Cardinale si trovò a commentare la Via Crucis del Colosseo nel 2005. Prima di andare oltre, rileggiamo quei momenti alla luce delle azioni quotidiane del Pontefice. In quell’indimenticabile Venerdì Santo, Giovanni Paolo II, stretto, quasi aggrappato al Crocifisso, in una struggente “icona” di sofferenza, ha ascoltato in silenzioso raccoglimento le parole di colui che sarebbe divenuto il suoSuccessore sulla Cattedra di Pietro. Significativamente, il leitmotiv della Via Crucis è stata la parola pronunciata da Gesù la Domenica delle Palme, con la quale – immediatamente dopo il suo ingresso a Gerusalemme – risponde alla domanda di alcuni greci che lo volevano vedere: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24). Con queste parole il Signore ha offerto una interpretazione “eucaristica” e “sacramentale” della sua Passione. Ci mostra – era stata la riflessione dell’allora Cardinale Ratzinger – che la Via Crucis non è semplicemente una catena di dolore, di cose nefaste, ma è un mistero: è proprio questo processo nel quale il chicco di grano cade in terra e porta frutto. Con altre parole, ci mostra che la Passione è un’offerta di se stesso e questo sacrificio porta frutto e diventa quindi un dono per tutti.

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MARCHE – CONTINUANO NELLA MARCHE I GIOVEDI’ DI MUSICA SULLA SPIAGGIA PROMOSSE DAI PAPABOYS

FALCONARA – Giovedì 15 luglio alle ore 21.30 al Gabbiano Chalet Beach di Palombina andrà in scena “wbm” (writers, beach, music), una serata con spazi per giovani artisti writers e musica dal vivo ispirata da dal concorso musikando e sguardi sonori attenti dei Papaboys. Oltre ai soundcheck che suoneranno cover, si esibiranno i Folkantina, vincitori del concorso musikando, i quali proporranno folk italiano (Bandabardò, Modena City Ramblers…) ed irlandese. La loro musica prende vita da batteria, percussioni, basso, chitarre acustiche, flauto,violino, banjo e voce. Grazie alla collaborazione dei gestori e al cantante dei Folkantina durante la serata saranno promosse le attività di volontariato della Croce Gialla Falconara.  Sono previsti inoltre quattro appuntamenti informativi aperti a tutti i frequentatori della spiaggia nei sabati dal 17 luglio al 7 agosto dalle 18 alle 20 presso vari stabilimenti:
sabato 17 saremo ai bagni n.24 new tropical
sabato 24 saremo ai bagni n n. 2 le ragazze
sabato 31 saremo ai bagni n. 11 fanesi
sabato 7 agosto saremo ai bagni n. 21 azzurra

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BASTA! LO DICIAMO CON FORZA AI CAMORRISTI. UNA LETTERA DEL CARDINALE SEPE DI NAPOLI

LETTERA – Basta! Lo diciamo con forza ai camorristi e a tutti quelli che con essi sono tolleranti o conniventi. Il nostro è un grido di dolore per l’offesa ripetuta e continua che si fa alla nostra bella e amata Napoli, per i danni enormi che ad essa si arrecano, per la vergogna che i malavitosi provocano alla loro stessa famiglia e ai loro figli, per la violenza indiretta alla speranza e al futuro dei nostri giovani. La Chiesa di Napoli da sempre e ripetutamente grida la sua ferma opposizione alla criminalitа organizzata e alla violenza camorristica, per difendere le tantissime persone oneste contro l’impudenza, l’arroganza, la protervia, la cattiveria e la prepotenza di chi è pronto ad uccidere il suo simile per dimostrare nulla, se non la forza delle armi, la legge del piщ forte, la bramosia di danaro ottenuto senza il sudore della fronte. Basta! Perchè vogliamo difendere la vita, i valori fondamentali della persona umana, la legalitа e la sicurezza di tutti; perchè amiamo Napoli. Per questo don Mario Ziello, parroco della Chiesa Santa Maria del Carmine alla Concordia, ha detto basta e lo ha fatto con lealtа e con il coraggio della testimonianza cristiana e civica, per denunciare un ennesimo sopruso, un ulteriore affronto all’intera Cittа e alla Chiesa, un tentativo di violenza, un modo di estorcere denaro, quel denaro uscito dalle tasche delle persone semplici e magari povere dei vicoli, di quei quartieri dove pensano di farla da padrone e avere quel rispetto di cui non hanno alcun diritto. La Chiesa di Napoli e il suo Vescovo si stringono intorno a don Mario Ziello, per condividerne la scelta e il coraggio, per continuare a lottare, con lui, contro il malaffare, la prepotenza, la violenza, la barbarie di quanti non meritano di dirsi napoletani, anzi agiscono contro Napoli. La Chiesa di Napoli e il suo Vescovo sono vicini ai sacerdoti e ai laici, operatori di giustizia e di pace, che silenziosamente ogni giorno lottano al fianco delle vittime di ogni sopruso e diventano voce di chi non ha voce.

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TUTELARE E RISPETTARE I DIRITTI DEI MINORI IMMIGRATI. PRIORITA’ NON TRATTABILE DI BENEDETTO XVI

CITTA’ DEL VATICANO – I diritti dei migranti devono essere rispettati da tutti e sempre: è quanto afferma Benedetto XVI nel suo Messaggio per la 96.ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celebrerà il prossimo 17 gennaio sul tema: “I migranti ed i rifugiati minorenni”. Il Papa lo ribadisce in modo forte e chiaro: “il migrante è una persona umana con diritti fondamentali inalienabili da rispettare sempre e da tutti”. Invita tutti a “comprendere le difficoltà di quanti sono lontani dalla propria patria” e pone la sua attenzione sulla “straziante condizione di milioni di bambini di ogni continente. Essi sono più vulnerabili perché meno capaci di far sentire la loro voce”. Ricorda quindi il monito di Cristo, che “nel giudizio finale considererà riferito a Lui stesso tutto ciò che è stato fatto o negato “a uno solo di questi più piccoli” (cfr Mt 25, 40.45)”. “Gesù stesso da bambino – aggiunge – ha vissuto l’esperienza del migrante perché … per sfuggire alle minacce di Erode dovette rifugiarsi in Egitto insieme a Giuseppe e Maria (cfr Mt 2,14)”.

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