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L’ITALIA INVASA DALLA SETTE

Più di 8 mila sette e 240 mila italiani nella loro rete. Ecco i più recenti rapporti su un fenomeno sempre più inquietante.

SOCIETA’ (Italia) – L’ultimo rapporto sul fenomeno delle sette in Italia arriva dall’osservatorio della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, che per aiutare le vittime di guru e santoni ha aperto da quasi dieci anni un numero verde: 800.228.866 (attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.30) e che collabora con tutte le forze dell’ordine, in particolare con la Squadra Antisette della Polizia di Stato. È diretto da don Aldo Buonaiuto che da poco ha pubblicato La trappola delle sette – Conoscere per capire e reagire.

Nel 2010 a finire nella trappola delle ottomila sette presenti nel nostro Paese sono stati circa 240 mila italiani, in prevalenza uomini (54%) rispetto alle donne (46). I più a rischio sono giovani (36%) e adulti (44), meno gli anziani (20). A smentire l’erronea credenza che a finire nella rete sono prevalentemente le persone povere e disperate, le sette fanno proseliti soprattutto tra il ceto medio (42%) e alto (38). Nella geografia del fenomeno la maggiore presenza di movimenti è al Nord, con Lombardia (16%) ed Emilia Romagna (15) in pole, seguiti, al Centro, dal Lazio (13) e, al Sud, dalla Puglia (11).

Il fenomeno è molto variegato e complesso. Internet è un formidabile strumento per adescare nuovi adepti, soprattutto tra adolescenti e giovanissimi, e molti guru utilizzano un linguaggio che ammicca al sacro e a quello delle religioni promettendo benefici spirituali. Ci sono i culti distruttivi come spiritismo, vampirismo e satanismo che si rivolgono per lo più a giovani di 14-16 anni promettendogli l’illusione di avere tutto grazie al male e al contatto soprannaturale con entità malefiche (stregoni, spiriti, diavoli…). Le psicosette invece puntano ai beni dei loro seguaci attraverso tecniche di manipolazione mentale molto raffinate. A questa categoria, ad esempio, appartiene Scientology, l’Ontopsicologia e l’associazione degli Ergoniani. Le sette pseudo-religiose invece fanno proseliti tra le persone in difficoltà e con problemi di salute, principalmente 30-50enni, utilizzando un linguaggio sacrale. Poi ci sono le sette magico-esoteriche. Il loro bacino d’utenza è costituito da persone colte e benestanti alla ricerca di riti misterici. Spesso però i loro cerimoniali si rivelano vere e proprie truffe o si risolvono in atti criminali. Ci sono le sette acido-giovanili che attraverso il web reclutano giovani che quando entrano a far parte finiscono con l’abusare di alcol, droga, messe nere, sesso e musica estrema. Un aspetto accomuna tutti questi gruppi: la promessa a chi si avvicina della felicità immediata, pronto cassa. Che spesso si rivela la più terribile delle trappole..

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UN PREMIO PER IL MIGLIOR SITO WEB CATTOLICO: WECA LANCIA LA SIDA A TUTTI I WEBMASTER

MEDIA (Macerata) – In occasione del convegno ‘Abitanti Digitali’ WeCa, l’Associazione dei Webmaster Cattolici Italiani, con sede a Macerata, ha indetto un concorso per il miglior sito web cattolico. Al vincitore verrà assegnato, in premio, un assegno da 1.000 euro. L’intenzione dell’Associazione è quella di riconoscere e incoraggiare l’uso delle nuove tecnologie soprattutto all’interno delle parrocchie e delle diocesi italiane. In Italia operano attivamente circa 15.000 siti web cattolici, un numero impressionante che conferma un’eccellenza, prima di tutto, europea. WeCa, è l’unica realtà italiana che, in forma di associazione, rappresenta ufficialmente chi opera nel mondo delle comunicazioni sociali in rete e intende unire, in una comunità viva e in continua sinergia, le conoscenze e le esperienze dei Webmaster Cattolici. 

L’Associazione e’ riconosciuta dal “Direttorio delle Comunicazioni Sociali” della CEI, come importante realtà nella missione della Chiesa. I Soci fondatori sono: Fondazione Comunicazione e Cultura – Università Cattolica del Sacro cuore – Diocesi di Roma – Diocesi di Perugia – Unitelm Spa. “Vogliamo abitare il continente digitale – dichiara il Presidente dell’Associazione dei Webmaster Cattolici, Giovanni Silvestri – in maniera sempre più consapevole e attenta. Il mondo web cattolico è un arcipelago di realtà significative e sempre al passo con i tempi. Anzi, come dimostrano i contenuti cattolici di migliaia di portali internet e applicazioni per smartphone, in Italia la presenza cattolica in rete è una realtà di assoluta avanguardia”.

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SU TWITTER E FACEBOOK LA DIRETTA DELLA BEATIFICAZIONE DI PAPA GIOVANNI PAOLO II

SPECIALE BEATIFICAZIONE (Città del Vaticano) – In occasione della Beatificazione di Giovanni Paolo II, il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali del Vaticano ed il Vicariato di Roma, in collaborazione con la Radio Vaticana, hanno realizzato una importante iniziativa di fede e di comunicazione.

L’iniziativa chiamata “Sentinelle digitali”, si propone di creare gruppi di fedeli, giovani e meno giovani, che sul web, e specialmente su Facebook e Twitter, portino nel “mondo digitale” la figura e le parole del nuovo Beato.

Ma il grande evento che le sentinelle digitali stanno organizzando sarà ancora più innovativo: attraverso il canale ufficiale di Twitter (aperto dal vaticano per la Beatificazione del Papa)http://twitter.com/#!/Pope2YouVatican e la pagina di facebook della Radio Vaticana (http://www.facebook.com/#!/vatican.johnpaul2) sarà possibile seguire la diretta delle celebrazioni per la Beatificazione.

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CUBA, LE DIFFICOLTÀ E I SUCCESSI DEI 60 MEDIA CATTOLICI CHE FANNO COMUNICAZIONE SOCIALE SU INTERNET

CHIESA NEL MONDO (CUBA) – Intermirifica.net, il “wiki-direttorio globale dei mezzi di comunicazione della Chiesa Cattolica”, ha da poco pubblicato la lista dei media cattolici della Chiesa cattolica a Cuba. Si può constatare l’esistenza di circa 60 entità che svolgono attività di comunicazione sociale in questo Paese in cui la Chiesa non possiede stazioni radio né canali televisivi. Il panorama comunicativo della Chiesa cubana che emerge dalle “pagine gialle della comunicazione cattolica” riflette il processo e l’evoluzione delle forme di annunciare la Buona Novella perché questa abbia risonanza nella società attraverso le sue 52 pubblicazioni (stampate e virtuali), almeno 6 uffici di comunicazione e 2 strutture di produzione.

Tutte queste realtà hanno scarso accesso a Internet. Qual è stato, però, questo processo interno della comunicazione ecclesiale a Cuba? Dopo vari decenni di silenzio sono stati fatti passi concreti con la nascita, nel 1967, della pubblicazione “Vida Cristiana”, che per la sua produzione è passata per il mimeografo e la carta carbone; diventata popolare negli anni Novanta, si è poi trasformata in centinaia di foglietti o piccoli bollettini per la catechesi e la missione e in pubblicazioni parrocchiali e di gruppi (periodiche e per certe occasioni). Grazie a questi piccoli bollettini, molte persone hanno ricevuto per la prima volta notizie sulla Chiesa e su Gesù Cristo. Già nel 1995 la Rete Informatica della Chiesa in America Latina (RIIAL) aveva implementato una rete digitale interna di comunicazione interdiocesana attraverso la Nunziatura Apostolica e la Conferenza Episcopale che, tra le altre cose, è servita alla preparazione della visita di Papa Giovannni Paolo II nell’isola. Dopo lo storico viaggio del Pontefice nel gennaio 1998, si è sistematizzato l’accesso dei Vescovi alle reti provinciali dell’unica radio ufficiale in date significative o celebrazioni importanti dell’anno liturgico (Natale o Settimana Santa), nonché la trasmissione televisiva di allocuzioni occasionali di Vescovi e di celebrazioni rilevanti della Chiesa a Cuba e nel mondo. Con il “boom di Internet”, alla fine degli anni Novanta, nonostante lo scarso accesso nell’isola, alcuni bollettini hanno iniziato ad essere pubblicati sulla web, ha spiegato l’ingegnere delle Telecomunicazioni María López, responsabile della Commissione per i Mezzi di Comunicazione dell’Arcidiocesi di Santiago di Cuba e attuale coordinatrice dell’Unione Cattolica della Stampa (UCP-Cuba). “La Diocesi di Pinar del Río e la sua rivista ‘Vitral’ sono state pioniere nella comunicazione digitale, e hanno compreso molto presto che lo spazio pubblico che apriva Internet doveva essere usato per diffondere l’annuncio della Parola di Dio, missione principale di ogni cristiano e di tutta la Chiesa”, ha affermato.

“A poco a poco, altre pubblicazioni importanti hanno compiuto il salto: ‘Palabra Nueva’, ‘Espacio Laical’, ‘Bioética’…, il che non solo ha permesso loro di ampliare in modo virtuale il numero dei lettori, ma ha aperto la possibilità dell’immediatezza e del contatto ‘personale’, la possibilità dello scambio e il dibattito pubblico, limitato sicuramente dalla loro frequenza nella versione stampata”. Lo sforzo delle pubblicazioni stampate per entrare nell’era digitale ha incontrato e incontra grande difficoltà a causa dell’accesso a Internet. L’ingegnere Sergio Lázaro Cabarrouy, incaricato della RIIAL a Cuba, valuta il processo di digitalizzazione della comunicazione ecclesiale nell’isola affermando che “l’accesso a Internet è ancora molto limitato, per cui lo è anche per una gran parte del popolo che costituisce la Chiesa”. “Nella sede della Conferenza Episcopale e nei Vescovadi ci sono accessi a Internet che non superano i 64 Kbps, uno solo dei quali è per linea diretta, gli altri per linea telefonica. Alcune case religiose o parrocchie hanno accessi telefonici propri perché vi risiede qualche sacerdote o religiosa che viene da un altro Paese in missione. I cubani non possono ancora avere accesso a Internet in casa, per cui pochi agenti di pastorale usano sistematicamente la rete”. In questo senso, bisogna ricordare che è stato lo stesso presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, l’Arcivescovo Claudio Maria Celli, a dichiarare pubblicamente durante la sua ultima visita ufficiale a Cuba nel novembre 2008 di auspicare che la Chiesa cubana potesse avere pian piano un accesso normale ai grandi mezzi di comunicazione offerti oggi dalle nuove tecnologie. Sergio Lázaro Cabarrouy, responsabile del blog creerencuba.org, ha spiegato che “in alcune Diocesi, parrocchie e istituzioni religiose si sono formati servizi informativi come siti web e bollettini, che ricevono centinaia e a volte migliaia di visite quotidiane, il 40% delle quali nell’isola. Sono poche, ma quelle poche ci interessano. Sono i primi passi per arrivare alle molte che speriamo di servire quando l’accesso migliorerà”.
Sia la coordinatrice dell’Unione Cattolica della Stampa che il responsabile di RIIAL-Cuba concordano sul fatto che lavorare in rete è davvero la grande sfida, che presuppone la certezza che “l’opera delle nostre mani (pubblicazioni, siti web, servizi informativi…) non è nostra ma di Dio; tutto ciò presuppone grandezza di cuore per saper essere umili”, ha dichiarato María López da Santiago de Cuba.

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“C’È SEMPRE UNA RAGIONE PER VIVERE” – CAMPAGNA PER LA VITA 2011 DELLA CONFERENZA EPISCOPALE SPAGNOLA

CHIESA NEL MONDO (Madrid) – La Conferenza Episcopale Spagnola ha presentato la Campagna per la Vita 2011 sul tema “C’è sempre una ragione per vivere”. La Giornata per la Vita si celebra il 25 marzo, festa dell’Annunciazione. Nella nota che hanno diffuso in occasione della Campagna, i Vescovi della sottocommissione episcopale Famiglia e Vita affermano che “La vita di ogni essere umano è sacra”. Ad ogni modo, sottolineano, “esiste attualmente un’oscurità che porta a non apprezzare la grandezza e la bellezza di ogni vita umana amata eternamente da Dio”. Secondo i presuli, “questa oscurità sull’origine sacra e la dignità assoluta della vita umana si estende ad altri momenti dell’esistenza delle persone in cui si mostra e si sperimenta la fragilità”. “Sono molti – aggiungono – quelli che non scoprono che la vita è un bene quando viene accompagnata da malattie gravi, handicap fisici o psichici, momenti di povertà o di solitudine, dalla debolezza che accompagna il passare degli anni o nel momento del tramonto della propria vita”. “Quando la società non sa dare senso al dolore o alla fragilità umana e abbandona le persone alla loro solitudine, noi membri della Chiesa ci sentiamo esortati a rispondere con l’amore di Cristo e a generare speranza in persone che, sentendosi amate e accompagnate nella loro sofferenza o solitudine, possono superare inganni e dolori, ovvero possono trovare la ragione per vivere”, affermano. Per la Campagna sono stati distribuiti nelle Diocesi spagnole 15.000 poster e 50.000 di ciascuno dei seguenti documenti: foglietto informativo, sussidio liturgico e nota dei Vescovi.

Video sorprendente

Quest’anno, la novità è un video sorprendente, creativo e pieno di gioia. In due minuti e mezzo racconta delle storie, e si può vedere su Youtube e condividere nelle reti sociali. Il video spiega che “c’è sempre una ragione per vivere” attraverso quattro storie, sviluppate in parallelo: un anziano in un ospedale accanto a suo figlio; un bambino malato che riceve un regalo dalla sua famiglia e dagli amici; due persone handicappate che mostrano gesti di affetto tra loro; una nonna che legge una storia ai suoi nipoti. La realizzazione tecnica del video è stata affidata alla casa di produzione “Dos cincuenta y nueve Films” e ha contato sulla partecipazione di attori volontari non professionisti. Tutte le iniziative relative alla Campagna si articolano in un nuovo microsito web che sta già servendo come punto di incontro. Su www.siemprehayunarazonparavivir.com si può visionare il video e il resto del materiale per la Giornata per la Vita.

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UNA PAGINA WEB PER LA BEATIFICAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II

ROMA – In vista della beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, il 1° maggio prossimo, la Diocesi di Roma ha aperto una pagina web ufficiale dedicata all’evento, http://www.Karol-Wojtyla.org.

Il portale, disponibile in sei lingue – italiano, spagnolo, francese, inglese, polacco e rumeno –, vuole raccogliere tutte le informazioni sul Pontefice, sulla causa di beatificazione e sulle cerimonie e gli eventi legati ad essa.

La pagina web offre un’ampia documentazione sul processo di beatificazione di Giovanni Paolo II, nonché iniziative che sorgono nel mondo e la preghiera per implorare grazie attraverso l’intercessione del futuro beato.

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NEW MEDIA/ CONTRI: INTERNET TRA INFORMAZIONE E CAOS, CHE FUTURO PER PUBBLICITÀ E LETTORI?

INTERVISTA – Una società invasa dalle informazioni e bersagliata di input, ma sempre più incapace di orientarsi nell’oceano comunicativo moderno. Alberto Contri, presidente della Fondazione Pubblicità Progresso e di recente dottore honoris causa in Scienze della Comunicazione all’università Iulm di Milano, traccia un’analisi dettagliata del futuro dei media e della loro fruizione.

Cominciamo proprio dai giovani, perché si parla tanto di “generazioni disperse” per descrivere i ragazzi di oggi?

Perché sono figli di Internet, la più grande rivoluzione del secolo scorso, ma anche un fenomeno di dispersione. Non è un caso che i giovani di oggi non siano più capaci di concentrarsi. La rete è multilivello, multipurpose, multitasking, ma è pensata per il computer, non per il cervello umano. Un motore di ricerca ci riempie di contenuti con un semplice clic. Ma concentrarsi è difficile con così tanto rumore attorno. Così i ragazzi sono continuamente stimolati da informazioni, ma non sono in grado di metterne a fuoco alcuna. Io, e altri prima di me, abbiamo chiamato “costante attenzione parziale” lo stato in cui oggi ci troviamo. La velocità del mondo attuale e la valanga di messaggi che ci sommerge non ci consente mai di fermarci a pensare per davvero a un concetto. I ragazzi devono invece imparare a riconsiderare il loro tempo e tornare a concentrarsi sugli aspetti singoli. Altrimenti avranno una conoscenza frammentata della realtà.

I sostenitori del web obietteranno che è grazie a Internet se oggi posso sapere in pochi secondi chi era Vercingetorige o cosa sta succedendo in questo momento a Tokyo…

Certo, ma siamo sicuri che tutta questa informazione sia un bene? Potrebbe anche essere un disastro. Tutte queste informazioni, senza un approfondimento, rischiano anzi di essere inutili o peggio dannose. Il problema è che per fare davvero approfondimento, anche in Internet, bisogna sopportarne i costi. Ecco perché io non ho mai condiviso l’accesso gratuito ai siti dei quotidiani on line, per esempio. Perché così sono costretto a non dare approfondimento a chi mi legge, ma solo moltissimi frammenti di ciò che succede nel mondo.

Dunque l’information overload confonderà solamente le nuove generazioni?

Se non si insegnerà loro come selezionare le fonti sì. Ora come ora non sono molto ottimista. I nostri giovani non sanno più discernere. La colpa è soprattutto della scuola, che non sviluppa il senso critico degli studenti. Alle elementari non si fanno più i riassunti e il risultato è che all’università il 90% dei ragazzi non sa articolare un discorso. Bisognerebbe recuperare il latino e fare meno esami a crocette, perché i giovani devono imparare cosa è il linguaggio. Se il tuo linguaggio è corrotto, ne deriva che anche la tua relazione con la realtà è corrotta.

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INTERNET & P2P (SHARING): ATTENZIONE! NEI DOWNLOADS MOLTEPLICI SI RASENTA L’ILLEGALITA’.

TECNOLOGIK – Sempre più persone negli ultimi tempi accedono per la prima volta sul web, individui di ogni età, classe sociale e professione, eppure tutti accomunati dalla scarsa attenzione alle più basilari norme di sicurezza dei propri hardware e della navigazione in rete. La Polizia delle Telecomunicazioni di Roma, a tale proposito, ha pubblicato online un vademecum per la e-Security dei singoli utenti e delle loro famiglie. Sono in maggioranza bambini e adolescenti le vittime preferite di cracker e criminali informatici, mentre il livello di sicurezza medio della rete è davvero troppo basso per assicurare un muro di difesa che possa contenere i sempre nuovi e più sofisticati attacchi informatici. Gli stessi siti di condivisione e di file sharing, come il popolare eMule, ma sono decine in rete i siti dedicati allo scambio di file, nascondono all’interno dei loro menù di offerta notevoli quantità di virus, trojan e malware di ogni tipo. Trappole nascoste in un link, generalmente, con il pericolo concreto di incappare nella perdita di dati sensibili e informazioni personali, che finiscono poi nelle mani dei criminali. Inoltre, non bisogna dimenticare che: “Questi siti – dice Andrea Rossi, dirigente del Compartimento di Roma della Polizia Postali e delle Telecomunicazioni, intervistato dall’agenzia Adnkronos – sono di per se perfettamente legali. Il problema sorge quando ci si scambia file protetti da copyright, violando così la legge”.  “Chi va in questi siti a cercare materiale video, ad esempio un film da scaricare, deve sempre tener presente che chi vuole far circolare in rete contenuti vietati dalla legge ovviamente non li chiama mai con il loro vero nome ed utilizza denominazioni fittizie. Può capitare, insomma – avverte Rossi – che anziché il film di Biancaneve ci si ritrovi nel computer foto e materiali pedopornografici, con il rischio di finire sotto inchiesta e di dover giustificare la presenza di certe immagini nella memoria del proprio Pc”. Entrando nel sito web della Polizia di Stato (www.poliziadistato.it) si possono trovare importanti informazioni sul come avvicinare il web in modo sicuro e legale, con alcune regole fondamentali per evitare i pericoli della rete, tra cui: dialogo constante con i più piccoli contro la pedopornografia, controllo della cronologia del browser per eliminare ogni link a siti di pirateria digitale e multimediale, filtri e firewall contro il phishing e il cracking, un buon antivirus sempre aggiornato. Basterà un vadamecum, o forse sarebbe meglio iniziare dalle scuole?

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RAFFORZARE LA PRESENZA CRISTIANA SU INTERNET: L’IMPEGNO DEI VESCOVI EUROPEI SUI NUOVI MEDIA

CITTA’ DEL VATICANO – La Chiesa non può ignorare Internet: è quanto sta emergendo con forza alla Plenaria della Ceem, la Commissione episcopale europea per i media, in corso in Vaticano sul tema “La cultura di Internet e la comunicazione della Chiesa”. In un messaggio indirizzato ai partecipanti all’incontro, Benedetto XVI invita i vescovi europei ad esaminare “questa nuova cultura e le sue implicazioni per la missione della Chiesa”. Nel testo, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il Papa sottolinea che la “proclamazione di Cristo richiede una profonda conoscenza della nuova cultura tecnologica”. Stamani, la Plenaria si è incentrata sui social network. E’ stata, inoltre, presentata l’attività del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali nel campo di Internet. “La Chiesa ha bisogno di Internet, perché ha una Buona Novella da comunicare”: ne è convinto il cardinale arcivescovo di Zagabria, Josip Bozanic, che nel suo intervento ha sottolineato che in Internet si sta costruendo “il modello antropologico di domani”. Del resto, il porporato croato ha osservato che il peso crescente che la Rete sta assumendo nella vita delle persone e dei fedeli impone di annunciare il Vangelo anche nel mondo di Internet. Ed ha sottolineato che Internet “non è solo un recipiente che raccoglie diverse culture. Internet è cultura” e produce cultura. Di fronte a questa realtà, ha detto il vicepresidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, bisogna rammentare che la Chiesa ha sempre saputo “cogliere la bontà degli strumenti di comunicazione sociale per l’edificazione del genere umano”. E, dunque, l’interesse per i media e per Internet nasce dalla natura stessa della Chiesa quale “comunità dialogante”. Sulla necessità per la Chiesa di entrare nell’agorà di Internet, si è soffermato mons. Jean-Michel di Falco Léandri, vescovo di Gap e di Embrun, presidente della Commissione episcopale europea per i media. “Così come la croce ha il suo asse verticale e il suo asse orizzontale – ha detto il presule francese – così deve essere la nostra evangelizzazione nella Rete: orizzontale per la sua estensione, verticale per la sua profondità e la sua qualità”.

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http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2966

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WEB DIPENDENZA? DA OGGI GUARIRE SI PUO’. PRONTO INTERVENTO SANITARIO AL ‘GEMELLI’ DI ROMA

notizia

WEB DIPENDENZA – Da oggi e’ possibile curare la dipendenza patologica da internet, ovvero, i disturbi del comportamento ossessivo verso il web. Al Policlinico Gemelli di Roma, all’interno del Day hospital psichiatrico, apre oggi l’ambulatorio dedicato all’Internet Addiction Disorder. “L’utilizzo patologico di internet provoca sintomi fisici molto simili a quelli manifestati da tossicomani in crisi di astinenza. Grazie a questo nuovo ambulatorio – spiega Federico Tonioni, che ne e’ il coordinatore – potremo garantire ai nostri pazienti di contenere quel malessere che per molti durante l’astinenza dal web si trasforma in ansia, depressione e paura di perdere il controllo di cio’ che accade in internet, intervenendo nella struttura mentale sottostante alla dipendenza con curiosita’ e umilta’”. La dipendenza da internet colpisce soprattutto le fasce piu’ giovani ma sono le famiglie degli stessi a pagare, spessissimo, le conseguenze del disagio psichico. A Roma fanno notare come servizi di social networking, cybersex, giochi d’azzardo e di ruolo facciano la parte del leone tra i casi di dipendenza.

L’ambulatorio e’ aperto dal lunedi’ al venerdi e, solo per la prima visita, occorre prenotarsi ai numeri 0630154332 e 0630154122

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POLIZIA E YOUTUBE AIUTANO GIOVANI A NAVIGARE SICURI SU WEB CON IL PROGETTO ‘NON PERDERE LA BUSSOLA’

ROMA – Aiutare i giovani a “Non perdere la bussola” durante la navigazione in Internet e ad evitare cosi’ le insidie, a cominciare dagli ‘attentati’ alla privacy, che si celano in Rete: e’ l’obiettivo dell’iniziativa congiunta della Polizia delle comunicazioni e di Youtube, in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, dell’Universita’ e della Ricerca, che punta alla sensibilizzazione dei ragazzi tra i 13 e i 18 anni sui temi della sicurezza in Rete e dell’uso responsabile delle community on line. Destinatari dell’iniziativa gli studenti ma anche gli insegnanti delle scuole medie inferiori e superiori su tutto il territorio nazionale. Il progetto educativo intende fornire loro strumenti conoscitivi e didattici per garantire una navigazione in Internet consapevole e sicura. “E’ da anni che la Polizia di Stato opera per far si’ che i rischi della Rete, soprattutto nei confronti dei minori non debbano costituire un limite allo siluppo della comunicazione sul web”, ha spiegato Maurizio Masciopinto, direttore delle relazioni esterne del Dipartimento di pubblica sicurezza.

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http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2837

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LE TENDENZE DEI TEENAGERS – I GIOVANI AMANO INTERNET, MA NON RINUNCIANO ALLA TV

ROMA – Secondo uno studio di Gfk Eurisko, la tecnologia e il Web sono parte integrante della vita dei teenager, ma sono soprattutto usati per intessere relazioni sociali, le informazioni sono apprese ancora dalla Tv. Le tecnologie e Internet sono sempre più spesso parte integrante della vita dei teenager, ma nonostante ciò le principali fonti attraverso cui i giovani si informano restano quelle tradizionali. In sintesi, questo è quanto emerso dal seminario “I giovani non rinunciano”, all’interno del quale Gfk Eurisko ha analizzato il rapporto che esiste oggi tra i giovani e il consumo di prodotti e servizi, frutto di uno studio basato su circa 36.000 interviste a livello mondiale. La globalizzazione non viene accettata acriticamente dai teenager, che però vivono una vita parallela sul Web. Per loro è molto importante il look, tuttavia possono rinunciare a qualche vestito ma mai al cellulare. A livello mondiale, le tendenze rilevate da Gfk Eurisko confermano una forte propensione dei ragazzi a utilizzare le nuove tecnologie: il 56% ha una «vita in Internet», rispetto al 37% dei loro genitori. Come logica conseguenza, le voci più rilevanti fra i loro interessi sono l’elettronica, i computer e i videogiochi, seguite da aspetto fisico, moda e bellezza.

Pur essendo dei maghi della tecnologia, i teenager però non passano tutta la loro vita sul Web: Internet e i video giochi sono il loro pane quotidiano, ma il tempo che passano davanti alla Tv supera ancora quello trascorso navigando online e le principali fonti di informazioni sono ancora i mezzi di comunicazione tradizionali. Inoltre, tendono a fidarsi della pubblicità più degli adulti, che però viene ancora associata ancora alla Tv (76%, con un picco del 91% dagli 11 ai 13 anni).

Per leggere tutto il teso visita:  http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2297

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I SITI CATTOLICI NEL WEB CHE FANNO INFORMAZIONE. CHE DICONO OGGI? DIAMO UN’OCCHIATA…

ROMA – Sono tanti i siti cattolici impegnati a portare attraverso internet la parola di Dio, e testimoniare – a livello giornalistico – che una redazione cristiana si puo’ fare, anche fuori dall’istituzionalità. La Chiesa – quella ufficiale – non sempre aiuta queste realtà, anzi quasi mai, anche se è nata un po’ di anni fa l’associazione dei siti cattolici We.Ca. che pero’ non ha avuto grandi sviluppi in termini di iniziative; un po’ di corsi di formazione, ma niente altro di realmente valido ed operativo. Ripercorriamo la storia dialcuni portali di informazione cattolica, in questi ultimi anni. Nel 2001 è iniziato il lavoro di redazione ed informazione del portale www.papaboys.it con un gruppo di giovani che avevano deciso di rispondere alla chiamata di Giovanni Paolo II di impegnarsi nell’evangelizzazione attraverso i nuovi mezzi di comunicazione, trai quali appunto internet e nuovi media. Mancavano pochi mesi all’inizio della Gmg di Toronto e inizio’ l’avventura del sito dei Papaboys. Dal ritorno della Giornata Mondiale dei Giovani, alcuni redattori del sito dei Papaboys presero un’altra strada, ancora più ampia e determinata (dal lato giornalistico ndr) del sito dei Papaboys, creando Korazym.org, fondato da Serena Sartini ed attualmente diretto da Matteo Spicuglia, un esauriente contenitore di informazioni che si è immediatamente imposto all’attenzione degli altri media più grandi, e che è riuscito – e sta riuscendo – a proporre quotidianamente, ormai dal 2003/2004 una dettagliata informazione sulle vicende della Santa Sede. Dal 2006, verso la fine, è iniziata invece l’avventura di Petrus, diretto da Gianluca Barile, ‘papaboys ad honorem’, che ha proposto un portale concentrato su tutta l’informazione vaticana con uno spazio privilegiato per Papa Benedetto; dalla storia di Petrus, a sua volta è nato Pontifex, diretto da Bruno Volpe, altro strumento al servizio della Vigna del Signore. Senza parlare, ovviamente, di blog ed altre iniziative presenti nel panorama dell’informazione cattolica, non ufficiale, ma che talvolta informano meglio, e più tempestivamente di quella ufficiale.

Per leggere tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=1951 

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INTERNET, INFORMAZIONE E DEMOCRAZIA – LA BIBLIOTECA DI BABELE RETE INFINITA CHE AVVILUPPA IL MONDO

TENDENZE – Che cos’è Internet? Si potrebbe definire come una rete di interconnessione tra computer collegati attraverso l’adozione di un medesimo sistema (“protocollo”) di comunicazione. Se un computer entra nella “rete” può essere connesso in modo interattivo e veloce a qualunque altro computer collegato e in qualunque angolo della terra si trovi. Internet è così un sistema globale di comunicazione a “ragnatela” – in inglese web, metafora usata per indicare l’intera rete. Concretamente questo significa che ponendo in uno degli hard disk connessi all’interno di questa rete testi, immagini, suoni e dunque informazioni di tipo testuale o multimediale, è possibile renderli accessibili in modo rapido e in qualunque momento da qualsiasi utente connesso. Internet oggi si rivela come un “oceano” di informazioni da riempire e da solcare. Ma più che di un oceano bisognerebbe parlare di una biblioteca. Lo scrittore argentino Jorge Luis Borges nel racconto La Biblioteca di Babele (1941) paragonava l’universo a una immensa biblioteca: tutti sono attratti dal numero indefinito delle sue gallerie e trascorrono la vita ad esplorarle, senza però mai venirne a capo. Ecco, la rete può essere compresa come una grande biblioteca di Babele. In questo senso Internet dunque è un luogo in cui è possibile accedere alla conoscenza. Anzi: in realtà è una sorta di grande unico testo di cui nessuno è l’autore, che si riferisce a se stesso e che è di fatto non esauribile. Ma chi è oggi il protagonista di questa rete? Il mensile Time dedica ogni anno la sua copertina del mese di gennaio alla “persona dell’anno”. Nel gennaio 2007 al centro della copertina appariva un computer con il monitor argentato a specchio in modo da riflettere l’immagine del lettore. In basso compariva il titolo: You, cioè “Tu”, e proseguiva: “Sì tu. Tu controlli l’era dell’informazione. Benvenuto nel tuo mondo – You. Yes, you. You control the Information Age. Welcome to your world. Il dossier di una trentina di pagine che spiega il motivo di questa scelta si apre con una riflessione sulla “democrazia digitale”. Il concetto di democrazia, mutuato dal contesto politico, richiama una dimensione sociale e implica una partecipazione attiva. Perché questa scelta?
Sarebbe ingenuo pensare che la rete sia necessariamente un luogo di spersonalizzazione. La rete è un ambiente che, nonostante tutti i rischi possibili di alienazione, permette di sperimentare nuove forme di contatto, di relazione e di espressione personale. La rete innanzitutto permette la partecipazione e la diffusione dei contenuti multimediali – testi, immagini e suoni – prodotti dagli stessi utenti, i cosiddetti consumer generated media. Ogni informazione di questo tipo è immediatamente rielaborabile nel senso che entra in una rete di relazione tra persone e tra altri contenuti. Una “rete sociale” è costituita da un gruppo di persone legate, in genere, da interessi comuni, aperte a condividere pensieri, conoscenze, ma anche pezzi della loro vita: dai link ai siti che ritengono interessanti fino alle proprie foto o ai propri video personali. Ma sono molte le cose che si possono condividere in rete. Tra l’altro le immagini e le fotografie personali. Il “navigatore” potrà inserire fotografie nel suo blog, oppure potrà aprire delle vere e proprie gallerie personali grazie a servizi quali Flickr di Yahoo! o Picasa di Google. Questi sistemi permettono la condivisione delle proprie fotografie con l’intera rete. Il proprio archivio personale diventa così un elemento di una rete sociale globale. Se poi il nostro “navigante” vorrà condividere contributi audio – discorsi, lezioni, conferenze – potrà registrare e diffondere le sue trasmissioni attivando un podcast, e rendendole così fruibili da tutti grazie ai tanti servizi reperibili in rete. Un capitolo a parte andrebbe dedicato all’uso del video nel mare di questa condivisione aperta. È proprio a questo livello che è in atto uno dei cambiamenti più eclatanti, reso possibile grazie al web 2.0. Ne è l’emblema il fenomeno YouTube, piattaforma indipendente, acquisita da Google, e fusa e integrata col proprio Google Video. Secondo Erich Schmidt, amministratore delegato di Google, il ritmo di upload video su YouTube cresce in maniera esorbitante, tanto da essere definito moderately disturbing. Pare sia di dieci ore di video al secondo. Il numero fa comprendere la dimensione del fenomeno.

Insomma i social network sono composti da persone comuni, non da tecnici o esperti, che distribuiscono contenuti relativi ai propri interessi o alla propria esistenza. Questa evoluzione incrementale ha generato il cosiddetto web 2.0. Il cambio del nome, più o meno condivisibile, rende evidente il processo di evoluzione nell’approccio alla tecnologia: al primo posto non c’è più la pubblicazione di “pagine”, ma la partecipazione dei contenuti tra persone. Nel web 2.0 il senso della pubblicazione è la partecipazione. Pubblicare significa partecipare, cioè condividere. Il centro di questa rete sono i contenuti che vengono scambiati all’interno di un social network.
La caratteristica degli spazi del web 2.0 è quella di essere aperti a tutti sia nella fruizione sia nella costruzione. Il fenomeno più recente in questo campo è invece la crescita di spazi chiusi, legati a piccoli gruppi di persone che hanno qualcosa in comune o comunque selezionati in base a qualche criterio. Insomma: cresce la necessità di piccoli gruppi. Partecipare se stessi a tutta la rete può essere avvertito come spersonalizzante, e così si cercano spazi più riservati e controllati, community che implicano l’aggregazione di persone legate realmente o potenzialmente da qualcosa di specifico, come FaceBook e LinkedIn, che crea un professional network, utile anche per la ricerca e l’offerta di posti di lavoro. L’idea che si riconosce al cuore di queste nuove iniziative di network è quella invece molto antica e tradizionale di club, più o meno “esclusivo”. Ma il vero fenomeno, sempre più dilagante, che sta caratterizzando la vita di internet è quello dei cosiddetti blog nati circa dodici anni fa. Il termine blog di per sé non significa nulla. Esso è frutto della contrazione delle parole inglesi web e log: web, che significa “ragnatela”, sta per la rete stessa e log, che significa “diario” o anche “giornale di bordo”. Dunque la traduzione italiana di blog potrebbe essere “diario in rete”.

E questa è, in effetti, la definizione più semplice: esso è uno spazio virtuale, autonomamente gestito, che consente di pubblicare una sorta di diario personale o, più in generale, contenuti di qualunque tipo che appaiono in ordine cronologico, dal più recente fino al più vecchio, e conservati in un archivio sempre consultabile. I contenuti possono essere arricchiti da collegamenti ad altri blog e ad altri siti all’interno di una fitta ragnatela di connessioni reciproche. Man mano che i nuovi materiali vengono inseriti, quelli più datati vengono a posizionarsi più in basso fino a confluire nell’archivio settimanale, mensile o annuale. Sin dal suo inizio questa forma di espressione ha infatti rivestito una doppia funzione: mettere on line storie personali, riflessioni dell’autore, per i quali la cadenza quotidiana dell’aggiornamento riproduce i ritmi della vita ordinaria; realizzare una forma di comunicazione diffusa dal basso, senza filtri di carattere economico o spaziale, che dia informazione e soprattutto faccia opinione, in genere “alternativa” rispetto a quella dei media più ufficiali.
Se è facile aprire e rendere operativo un blog, non è altrettanto semplice comprendere a fondo l’impatto, a giudizio di alcuni “rivoluzionario”, di questa tecnologia, almeno a livello delle relazioni in rete e del modo e del desiderio di raccontare la realtà, la propria personale e quella del mondo.
Un esempio di questa fusione ispirativa tra giornalismo e espressione creativa è quello realizzatosi a New York in occasione dell’attentato alle Twin Towers, quando i blogger newyorkesi hanno raccontato in diretta, come veri e propri “inviati” sul posto, ciò che accadeva, producendo cronache in forma di testimonianze personali. Il blogger potenzialmente può fare informazione in maniera immediata, in diretta e senza passare da alcun filtro, ovviamente anche di tipo etico: non c’è alcuna garanzia di alcun tipo circa ciò che è scritto, se non quella dell’autorevolezza personale del medesimo blogger.

Il blog dunque vive a metà strada tra il giornale o la rivista e la comunicazione per passaparola. Rispetto a un normale periodico cartaceo, il blog si caratterizza per la spiccata presenza di un individuo e delle sue preferenze di scelta e di giudizio, per la sua “autorialità”. Rispetto al puro passaparola, invece, il blog può contare su tutte le risorse della Rete – link al sito dell’editore, ad altri commenti e fonti. Tuttavia del passaparola il blog ha ereditato la necessità del coinvolgimento relazionale nel passaggio della notizia, che non è più solamente “trasmessa” – cosa che caratterizza i broadcast media e che rende l’utente uno “spettatore” – ma condivisa in contesti di relazioni, sebbene esse siano “virtuali”. Quella della “piazza” e della comunicazione spontanea che in essa avviene resta una buona immagine esplicativa del fenomeno. Tuttavia tutti i paragoni – col giornale, il passaparola, il diario – sono insufficienti. Il blog insomma, utilizzando un’espressione del sociologo Clifford Geertz, è uno dei blurred genres, un “genere confuso”.
Un blog esemplare, reso famoso dalla tragica fine del suo autore, è Bloghdad del giornalista freelance Enzo Baldoni, ucciso in Iraq a fine agosto 2004. Al suo interno troviamo di tutto in uno stile perfettamente coerente e adeguato allo spazio virtuale proprio di quel “genere confuso” che è il blog: foto, reportage, brevi note, commenti. Quello di Baldoni è un esempio di blog journalism – che qualcuno traduce in italiano anche con espressioni quali “giornalismo civico” o “di base” o “partecipativo” – realizzati da singole persone. Ma anche in questi giorni, ad esempio, notiamo come uno strumento prezioso per sapere qualcosa sul Myanmar sia proprio questa forma di giornalismo e dunque blog come http: //ko-htike.blogspot.com, il cui autore da Londra si fa collettore di immagini e video sulla situazione di quel Paese. O esempi come i quotidiani on line Mizzima e Irrawaddy, gestiti da giornalisti birmani esiliati. La blogosfera birmana, sebbene censurata, riesce comunque a esprimersi.

Un caso tra i più organizzati ed estesi al mondo è quello della testata sudcoreana Ohmy News, nata nel febbraio del 2000, che pubblica due edizioni: una in coreano e una, internazionale, in inglese. Essa funziona attraverso il contributo dei suoi lettori, che spesso diventano anche cronisti – retribuiti con cifre modeste. Lo staff redazionale, che sceglie e seleziona le notizie, è composto da qualche decina di persone, ma i collaboratori della testata sono migliaia – si parla tra i venti e i trentamila – in tutto il mondo, a fronte dei suoi oltre due milioni di lettori. Il fenomeno dilagante, dunque, pone nuove sfide al mondo dell’informazione e del giornalismo.

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