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SCRITTORI, INTELLETTUALI E ATTIVISTI… IN DUE GIORNI ARRESTATE IN SIRIA OLTRE 1.000 PERSONE

MEDIO ORIENTE (Daraa, SIRIA) – Con oltre 1.000 arresti in due giorni, il regime siriano continua la repressione delle proteste pro democrazia. Secondo la National Organization for Human Rights in Syria, le autorità stanno arrestando soprattutto scrittori, intellettuali e attivisti noti per essere a favore delle riforme, con l’accusa di “macchiare il prestigio dello Stato”. Il reato prevede una condanna a tre anni di carcere. La maggior parte degli arresti sono avvenuti a Daraa, città sud occidentale della Siria centro delle proteste iniziate lo scorso 15 marzo.

La dura repressione del presidente Bashar al-Assad per riprendere il controllo del Paese, sta trasformando le città siriane in campi militari. In meno di due settimane l’esercito ha invaso con migliaia di soldati le città di Daraa, Baida e da ieri ha messo sotto assedio Baniyas. Fonti locali dichiarano che a Daraa, dopo l’invasione dello scorso 26 aprile, l’esercito ha arrestato quasi 500 persone e in questi giorni ha organizzato un mega interrogatorio dentro lo stadio cittadino. Chi riesce a fuggire da Daraa dice che la città è completamente in mano a esercito e polizia, che hanno blindato anche gli ospedali, interrogando feriti e moribondi. Per prendere il controllo di Baniyas, città di 50.000 abitanti a maggioranza sunnita, le autorità del regime stanno armando le milizie alawite fedeli al clan degli Assad residenti nei villaggi limitrofi. Fonti locali affermano che l’esercito ha già il controllo dei quartieri settentrionali e meridionali della città e sta avanzando verso il centro.

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RIVOLTE ANCHE IN SIRIA, DA QUATTRO GIORNI MANIFESTAZIONI CON MORTI, FERITI E ARRESTI

ESTERI (Beirut, LIBANO) – La rivolta nordafricana si sposta nel Medio Oriente. Da quattro giorni in Siria si registrano manifestazioni di protesta e scontri con le forze di sicurezza, con un bilancio non ufficiale di almeno cinque morti, centinaia di feriti ed un numero imprecisato di arresti, soprattutto a Deraa, nel sud del Paese, e ad Enkhel, Nawa e Jassem. Nonostante la Siria sia il Paese mediorientale con il più stretto controllo sulla stampa e sulla vita dei cittadini, a dare il “la” alle manifestazioni è stata una pagina Facebook, apparsa il 15 marzo ed intitolata “La rivoluzione siriana contro Bashar al-Assad 2011”. La pagina invitava a manifestare “per una Siria senza tirannia, senza leggi di emergenza né tribunali speciali, senza corruzione né furti, né monopolio delle ricchezze”.

Manifestanti hanno protestato anche a Damasco ed in molte altre città, ma la polizia li ha rapidamente dispersi. Il centro delle contestazioni è Daraa, un centinaio di chilometri a sud di Damasco, dove l’arresto di un gruppo di 15 studenti che avevano scritto sui muri slogan delle rivolte egiziane ha provocato una reazione popolare, sfociata nell’incendio del Palazzo di giustizia. La reazione molto dura delle forze di sicurezza ha causato morti e feriti, tra cui un ragazzino di 11 anni, intossicato dai lacrimogeni. Ieri, ai funerali delle vittime, davanti alla moschea al-Omari erano presenti migliaia di manifestanti, che hanno gridato “Dio, Siria e libertà!” e “Rivoluzione, rivoluzione!”. Alcuni residenti riferiscono che da ieri pomeriggio migliaia di agenti e militari sono schierati “ovunque”, e che “la città è stata divisa in due e la gente non ha il permesso di passare da una parte all’altra”.

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