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L’EDUCAZIONE SESSUALE COSI’ BANALIZZATA E DISTORTA. LETTERA A FAMIGLIA CRISTIANA

PARLIAMONE – A scuola si pensa più a preparare i giovani ad avere rapporti sessuali in modo protetto che ad assumere comportamenti consapevoli e rispettosi di sé stessi e degli altri. Educare è compito primario della famiglia. Ma la famiglia c’è? E’ un compito che sa prendersi? Oppure delega, delega e delega ancora…. Una lettera a Famiglia Cristiana ed una risposta, per provare a fare un pò di luce…

Le scrivo per condividere con voi un argomento che mi sta molto a cuore. Come lei ben sa, in molte scuole italiane si tengono incontri sull’educazione sessuale. Anche la più piccola delle mie tre figlie, di quindici anni, vi ha partecipato di recente. Questi incontri, per usare le parole di mia figlia, più che all’educazione sessuale, preparano i giovani ad avere rapporti completi. Con chiunque capiti, in maniera protetta. L’uso degli anticoncezionali viene largamente diffuso e argomentato. Peccato, però, che scientificamente alcuni insegnamenti siano imprecisi.

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QUEI RAGAZZI FUORI DALLA CHIESA. NON FANNO NULLA. SONO TRE, SONO FRATELLI, E NESSUNO DI LORO….

PARLIAMONE – E Giacomo pensa tra sé e sé che “ah la missionarietà, quanto è facile parlarne e quanta fatica nel metterla in pratica. Che poi alla fine ci troviamo di fronte alle solite persone che fanno tutto”. Sapevano che in quel momento, in quell’incontro erano stati uomini, con il Vangelo in mano…. Non fanno nulla. Sono tre, sono fratelli, e nessuno di loro studia o lavora. Praticano l’ozio dalla mattina alla sera, forse la sera no, ma non è questo il momento di indugiare sulle legittime occasioni di svago di quando si hanno vent’anni e questa età non torna più, quindi si vive anche di notte. Non è il momento e i sorrisi dei tre nascondono anche un certo imbarazzo, di cui non sembra curarsi il giovane don Samuele. Li avvicina, li saluta: “E voi come vi chiamate?”

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BENEDETTO XVI: L’UOMO SPESSO SI DIMENTICA DELLA MISERICORDIA DI DIO, CHE INVECE E’ PER SEMPRE

CITTA’ DEL VATICANO – All’udienza generale, Benedetto XVI ha dedicato la propria catechesi al Salmo 136 – 135 secondo la numerazione greco-latina – che celebra il Signore “nelle molteplici, ripetute manifestazioni della sua bontà”. Il Salmo, conosciuto come il “Grande Hallel”, ripercorre le “tappe più importanti della storia della salvezza, fino a giungere al mistero pasquale in cui l’azione salvifica di Dio arriva al suo culmine”. L’architrave del Salmo è la memoria della misericordia di Dio che il popolo di Israele conserva nonostante periodi di oscurità e afflizione. La misericordia del Signore – sottolinea il Papa – vale in eterno…

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“IL MONDO ASCOLTI IL PAPA, NON RESTI INDIFFERENTE ALLE SOFFERENZE DEI POPOLI DEL CORNO D’AFRICA

DAL MONDO (Mogadiscio) – “E’ vietato essere indifferenti davanti alla tragedia degli affamati e assetati”: è quanto affermato, ieri, dal Papa all’Angelus rivolgendo un accorato appello perché si aiutino i popoli del Corno d’Africa colpiti da una terribile carestia. Dal canto suo, l’Unione Africana ha annunciato un vertice per il 9 agosto ad Addis Abeba per far fronte alla situazione. Intanto, il Programma Alimentare Mondiale ha assicurato che il ponte aereo umanitario non verrà interrotto nonostante gli scontri armati che si verificano in questi giorni a Mogadiscio tra gli estemisti islamici Shabaab e le truppe del governo di transizione. Ma torniamo alle parole del Papa con la testimonianza del vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio, mons. Giorgio Bertin, raccolta da Alessandro Gisotti per la Radio Vaticana:

R. – Questo appello è estremamente importante anche per un risveglio della generosità delle persone che in questo momento probabilmente in Europa occidentale sono soprattutto impegnate a pensare a come passare le vacanze. Allora le parole del Papa risvegliano certamente l’attenzione delle persone e la loro sensibilità.

D. – Il Papa proprio questo ha messo come accento: il pericolo dell’indifferenza…

R. – Il pericolo dell’indifferenza e il pericolo della routine. L’ho detto anche ieri, ero su una nave italiana che presta servizio militare qui nell’Oceano indiano, e anche loro erano un po’ sprovveduti pur essendo qui e mi dicevano di aver scoperto questo problema ascoltando la Radio Vaticana…

D. – Tra l’altro oltre al problema gravissimo della carestia continuano purtroppo gli scontri, e questo non facilita gli aiuti umanitari….

R. – Certamente. Questo è il problema grave delle regioni centromeridionali della Somalia, mentre in altre zone, come qui a Gibuti non abbiamo questo problema della mancanza di autorità e di continui scontri armati. La situazione rimane dunque drammatica nel centro-sud della Somalia. In particolare, in questo momento a Mogadiscio tale situazione complica l’azione umanitaria. C’è buona volontà, ci sono i mezzi, ma manca la recettività.

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GMG DI MADRID: ORGANIZZAZIONE SOBRIA, TRASPARENTE E SOLIDALE

SPECIALE GMG (Madrid) – Mancano ormai due settimane all’inizio della Giornata mondiale della gioventù a Madrid: migliaia i giovani che da tutto il mondo si stanno preparando per questo evento che partirà il 16 agosto. Il Papa arriverà nella capitale spagnola due giorni dopo. La Giornata si svolge sul tema «Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede», brano tratto dalla Lettera di San Paolo ai Colossesi. In questi giorni non sono mancate le consuete polemiche sui costi di questo appuntamento. Rafael Alvarez Taberner ne ha parlato con il direttore finanziario della Gmg, Fernando Giménez Barrioconal:

R. – Hay que decir varias cosa…
Devo dire diverse cose. Anzitutto voglio sottolineare che ai contribuenti spagnoli la Giornata mondiale della Gioventù non costerà un solo euro, perché l’amministrazione pubblica spagnola non finanzia questo evento. Per tutti coloro che non desiderano venire alla Gmg o per quanti non sono d’accordo bisogna perciò dire con chiarezza che questa Giornata non comporterà alcun aggravio. Noi, al contrario, vogliamo sottolineare il positivo impatto economico per la Spagna, perché oltre agli immensi frutti spirituali di questa Giornata, ci sono anche i benefici economici per tutti i giovani che verranno nel nostro Paese da tutto il mondo. Gli introiti del turismo sono molto importanti per la Spagna, soprattutto in questo momento così difficile. Così, a quanti polemizzano, possiamo dire che la presenza del Papa è anche un immenso beneficio economico per la società. Voglio però anche aggiungere che questa Giornata viene realizzata con grande austerità e che tutti i nostri conti e le nostre spese avvengono nella più totale trasparenza. Tutti devono sapere che ciascun euro che viene speso per la Giornata mondiale della Gioventù è ben utilizzato, in modo sobrio e con trasparenza.

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CIAO, KAROL – UN LIBRO, 1500 AUTORI

“Tu ci hai chiamati. Noi siamo venuti e siamo noi a ringraziarti per quello che hai fatto grande Papa, grande padre, grande amico, grande angelo”. È una delle 1500 lettere contenute nel nuovo volume “Ciao, Karol”, raccolta dei messaggi depositati in Piazza San Pietro nell’aprile del 2005, nei giorni dell’agonia e della morte di Papa Giovanni Paolo II. Il libro edito dalla neonata casa editrice Edizioni Papaboys International, è in distribuzione dal 28 aprile 2011

EDITORIA(Roma) Aprile 2005… Il mondo si è messo in fila per Amore. 5 milioni di persone a Roma per la morte di Giovanni Paolo II. Maggio 2011… Consegniamo alla storia la testimonianza di quell’Amore. Un’opera per tutti, per la famiglia, per i bambini, per i giovani e i meno giovani. Un grido d’amore dal cuore del mondo.

Ciao, Karol è una pubblicazione che si distingue nettamente dal restante mercato editoriale: non è nato, infatti, sulla scrivania di uno scrittore, è nato in piazza San Pietro direttamente dal cuore della gente, durante la lunga agonia di Papa Giovanni Paolo II e nell’ora stessa del suo ritorno alla casa del Padre. Non contiene affermazioni teoriche e astratte, ma tutto il carico di amore, di preoccupazione e di gratitudine che riempiva i cuori di quel popolo legato profondamente a Giovanni Paolo II. Ciao, Karol, dunque, contiene i sentimenti più intimi di coloro che, in quell’istante, hanno sentito di perdere Qualcuno al quale la loro vita era fortemente legata con i nodi della fede, dell’amore e della speranza.

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GIOVANNI PAOLO II “BEATO”. CHE COSA PUÒ DIRE AI GIOVANI DI OGGI?

Quella sera in cui morì il Papa, il 2 aprile 2005, alle tre di notte mi trovavo in fila per andare a “vedere” Giovanni Paolo II in S. Pietro. Non resistetti alla fatica, tornai indietro con un po’ di vergogna. In compenso decine di migliaia di giovani camminarono fino a sette-otto ore per un sguardo-lampo, ma così intenso, come quando si vuol incontrare per l’ultima volta una persona veramente amica. Mi metto nella situazione di un educatore che vuol parlare della beatificazione di Giovanni Paolo II ai giovani. Il mio è un esercizio, come si dice, in caduta libera. So bene che prima di parlare ai giovani, bisogna incontrali e condividere una buona relazione con loro… Diamola per esistente. Del resto il mio contributo è un input, se può servire a fare meglio…

Perché parlarne?

Rispondo partendo da qualcosa di singolare, per non dire straordinario, che è capitato. Quella sera in cui morì il Papa, il 2 aprile 2005, alle tre di notte mi trovavo in fila per andare a “vedere” Giovanni Paolo II in S. Pietro. Non resistetti alla fatica, tornai indietro con un po’ di vergogna. In compenso decine di migliaia di giovani camminarono fino a sette-otto ore per un sguardo-lampo, ma così intenso, come quando si vuol incontrare per l’ultima volta una persona veramente amica. Si sa che quella, più che un corteo funebre, era una processione pensosa e serena, che rimase nella memoria collettiva come un evento storicamente unico. Colpirono certamente i solenni funerali in Piazza S. Pietro, con tutti i cosiddetti ‘Grandi’ della terra.

Colpì in particolare un’espressione usata più volte in seguito da Benedetto XVI, che allora da cardinale presidente della celebrazione qualificò Giovanni Paolo II: “Il nostro amato Papa”, mai fino allora usata ufficialmente a riguardo di un pontefice. ‘Amato’ traduce il ‘geliebte’ tedesco, è la parola degli innamorati! E finalmente sulla piazza risuonò sia pur sommessamente quel grido altrimenti forte e intenso: John Paul Two, we love you!, da sempre scandito a Buenos Aires, a Santiago, a Czestokowa, a Manila, a Denver, a Parigi, a Roma, a Toronto, a Colonia… Sta qui, in questo condensato di storia viva, che si radica la ragione di parlare di Giovanni Paolo ai giovani di oggi, come per una memoria di cui hanno diritto e possono averne bisogno. In sintesi non è errato, conoscendo il feeling che si era creato tra Papa e giovani, pensare ad una trasmissione di eredità.

Come attualizzare questo rapporto singolare tra giovani e il Papa “beato”?

Proprio il suo essere detto ‘beato’, cioè certamente avvolto dalla gloria di Dio, avrà anche la capacità, il carisma di suscitare la partecipazione giovanile? Non saprei rispondere a priori. E’ giusto ricordare che l’entusiasmo di cui stiamo parlando ha avuto il suo nucleo generatore in particolare nelle Giornate Mondali della Gioventù, e più ampiamente grazie agli incontri con i giovani che Giovanni Paolo II voleva sempre in agenda in qualsiasi posto della terra andasse, tra cristiani, musulmani, buddisti. E’ ovvio che quei giovani di allora sono diventati adulti, e sarebbe un bel segno se si affacciassero su S. Pietro o davanti al monitor nelle piazze delle città o della TV di casa. Staremo a vedere, ma con motivata speranza. Gli anni trascorsi non sono tanti e le radici del cuore sono sempre più difficili da estirpare!

Semmai è da verificare se è cambiata la direzione del vento della fede, se il contesto sociale non favorevole ad un loro futuro occupazionale non ha prodotto scetticismo e sconforto, come pure se gli orientamenti culturali dominanti, così frammentati e miopi, non blocchino ideali di cambio e la stessa possibilità di farlo, non dimenticando d’altra parte la incoercibile ricerca di senso, anche in ambito religioso, e sicuramente per una umanità diversa, che proprio questi giovani vanno manifestando.

E’ dunque in questo clima in chiaroscuro che si collocano le generazioni più giovani – quelli che arrivano oggi ai 18-20 anni – che hanno sentito parlare del Papa e l’hanno magari visto in TV, ma non l’hanno incontrato in qualche raduno. E’ difficile ipotizzare una previsione di partecipazione da parte loro, Giovanni Paolo II “beato”. Che cosa può dire ai giovani di oggi? Certamente – come si sta verificando – vi sarà l’accorrere di folle di credenti di ogni età e i giovani di ieri e di oggi si chiederanno cosa stia capitando. Qui ritengo che si affacci il compito di noi educatori: di rinverdire la memoria, di impostare un discorso con i giovani facendo scoprire la persona di Giovanni Paolo II. Come?

Lasciando parlare Lui stesso nei grandi interventi (come dimenticare il suo grande discorso ‘kennedyano’ alle Sentinelle del mattino nella GMG del 2000 a Roma nella notte di quella indimenticabile veglia?), servendosi dei tanti sussidi massmediatici, e facendo parlare dei testimoni, quelli del “ c’ero anch’io”, nelle GMG e in altre occasioni. Solo così può rivivere Giovanni Paolo II.

Che cosa può ricevere – grazie agli educatori – la generazione giovane da un Papa beatificato loro amico? Che cosa aggiunge la beatificazione alla relazione così vivace che fu tra loro?

La risposta è relativamente semplice: beatificazione vuol dire conferma solenne, ispirata dallo Spirito Santo, del valore della vita del beatificato, della sua causa, dei suoi pensieri, delle sue scelte, e dunque nel nostro caso, del modo di Giovanni Paolo II di pensare, amare, volere, trattare i giovani e farsi incontrare da loro. Qui sarebbe da aprire il vasto fronte della ricerca, sapendo che diversi studi sono stati pubblicati, ben poco sulla totalità del suo ministero pastorale tra i giovani. Si tenga in ogni caso presente la sua Lettera ai Giovani del mondo nel marzo del 1985.

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OMELIA DELLA DOMENICA

Dio offre a Salomone ricchezze ed egli chiede Sapienza, questo è il vero Tesoro. Chi non lo sceglie perde. La preziosità del Regno è la presenza dello Spirito con i suoi infiniti doni.

Letture:
1 Re 3,5. 7-12
Romani 8,20-30
Matteo 13,44-52

Tesoro nascosto

Gesù fa uso di molti paragoni quando annuncia il Regno di Dio. Ciascuno ha un suo aspetto. Il testo che ascolteremo domenica ci insegna che il Regno dei Cieli è simile a un tesoro nascosto o come una perla preziosa o come una rete dove si scelgono i pesci migliori. Per il Regno si deve investire tutto per restare con ciò che è migliore. Per il Regno vale la pena di vendere tutto ciò che si possiede, per avere ciò che vale più di tutto quello che abbiamo.

Nel nostro cuore esiste sempre il desiderio di trovare un tesoro. Il tesoro del Regno, quando viene scoperto, diventa una ricerca che vale più di tutte le avventure. Paolo scrive: “mi sono privato di tutto, e tutto considero come spazzatura al fine di guadagnare Cristo e essere ritrovato in Lui” (Fil 3, 8). Salomone chiede a Dio la sapienza mentre gli erano state offerte tutte le ricchezze. Con essa però egli ha tutte le altre ricchezze. E’ come disse Gesù: “ cercate prima il Regno dei Cieli e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù” (Mt 6,33). Noi restiamo, invece, con le piccole soddisfazioni che ci fanno perdere però la soddisfazione totale. Le persone che hanno fatto tanto per il Regno di Dio e per il bene dell’umanità, lo hanno fatto perché hanno scoperto il tesoro che vale più della vita. Coloro che non lo scelgono sono come quelli della parabola, come i pesci che vengono separati e gettati fuori.

La scelta che facciamo mette nella mani di Dio il nostro futuro. Se non lo chiediamo, Dio rispetta ma sempre offre la sua grazia redentrice. Coloro che invece accolgono il Regno diventano “apostolo” – inviati di Dio – per annunciare le sue ricchezze. La testimonianza più grande è la gioia di averlo incontrato e aver dato la vita per esso. Il Salmo ci fa pregare dicendo che i comandamenti di Dio valgono più di milioni in oro e in argento. Essi sono la migliore eredità (S. 118). La preziosità del Regno è la presenza dello Spirito. Egli costituisce la Ricchezza – Dono dato da Dio. La Sapienza di Dio è lo Spirito Santo che ci è dato in abbondanza con i suoi infiniti doni e non solamente i sette doni menzionati usualmente.

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GIOVANI: GMG, LA PENITENZIALE PRIMA DELLA PARTENZA

Il momento di preghiera presieduto dal cardinale vicario per preparare i giovani romani alle giornate nella Capitale spagnola. Vallini: «Madrid, momento proficuo per la nostra vita».

SPECIALE GMG (Roma) – Per i giovani romani la XXVI Giornata mondiale della gioventù si fa sempre più vicina. E a poco meno di un mese dal pellegrinaggio a Madrid per incontrare il Santo Padre, che si svolgerà dal 14 al 23 agosto, i ragazzi della diocesi che partiranno hanno vissuto ieri sera (mercoledì 20 luglio) un momento di meditazione in San Giovanni in Laterano. Una liturgia penitenziale, presieduta dal cardinale vicario Agostino Vallini, divisa in due momenti: la liturgia della Parola e la confessione individuale. Ad animare il momento di preghiera è stato il coro della diocesi di Roma diretto da monsignor Marco Frisina.

«La tappa di stasera- afferma il cardinale rivolgendosi ai numerosi giovani presenti- dà inizio a Madrid», definendo il viaggio verso la Capitale spagnola «un autentico pellegrinaggio, ossia un tempo di distacco dagli impegni quotidiani per disporre il cuore all’incontro con il Signore attraverso l’esperienza dell’essenzialità, della fatica, dell’incontro con i fratelli».

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QUEL LIBRO CHE METTE D’ACCORDO CICERONE E IL PAPA

CULTURA (Italia) – Chi afferma che la vita quotidiana e gli scritti del Medioevo siano schiacciati dalla trascendenza, spesso non considera alcuni testi poco noti, ma significativi a quell’epoca, che documentano un vissuto molto diverso. Aelredo di Rievaux, monaco cistercense del XII secolo, scrive il De spirituali amicitia, uno degli scritti più interessanti di quell’età di rinascita, che ebbe come fonte, oltre al patrimonio della Scrittura e dei Padri, anche le opere dei classici latini. Gli studiosi affermano che, per quanto riguarda la dottrina sull’amicizia, Aelredo è per il Medioevo ciò che Cicerone fu per l’antichità.

Invitato da san Bernardo a scrivere le sue opere sotto l’ombra degli alberi, cioè nel raccoglimento offerto dal silenzio della natura, Aelredo viene eletto abate nel 1147 e in questo servizio reso alla sua comunità rivela doti di dolcezza, di equilibrio, di tatto e di delicatezza nel comprendere gli uomini a lui affidati e nel guidarli nella vita monastica. Perciò le opere della tradizione classica e cristiana da cui attinge la sua saggezza diventano vive in lui nell’esperienza dell’amicizia spirituale: da qui nasce il suo breve trattato. Egli parte dalle definizioni della parola amicizia date da Cicerone e da Sallustio: il primo aveva scritto che l’amicizia non è altro che l’accordo in tutte le cose divine e umane, con benevolenza e carità; il secondo aveva osservato per bocca di Catilina, che volere le stesse cose, rifiutare le stesse, è questa la vera amicizia.

Idem velle atque idem nolle: espressione colta e insieme adagio popolare, che anche Benedetto XVI cita nella sua prima enciclica Deus caritas est, assegnando alle parole antiche il significato di quel “diventare l’uno simile all’altro, che conduce alla comunanza del volere e del pensare”.

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LA MOSCHEA CON IL NOME DI GESÙ CRISTO

RELIGIONI DAL MONDO (Madaba) – Una moschea che prende il nome dalla figura centrale del cristianesimo vuole essere una pietra miliare della convivenza interreligiosa in Giordania. Sia i leader musulmani che cristiani hanno espresso la loro soddisfazione quando è stata aperta qualche tempo fa la Moschea di Gesù Cristo. Il luogo di culto è stato inaugurato nella città di Madaba, a 30 chilometri a sud della capitale, Amman. “Questo è un messaggio al mondo che i musulmani considerano Gesù Cristo come loro profeta, proprio perché ha informato l’umanità in anticipo che il profeta Maometto stava arrivando” ha dichiarato l’imam della moschea, Belal Hanini. “E questo dimostra anche che l’Islam è una religione di tolleranza e non ha nulla a che fare con l’estremismo”.

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SCONFIGGERE L’AIDS NEI PAESI POVERI: LA STORIA DI SIAMA, SALVATA DAI FARMACI A BASSO COSTO

DAL MONDO (Roma) – L’accesso universale alle cure anti-Hiv oggi è un obiettivo possibile. Lo ha sottolineato Medici Senza Frontiere, ieri, nel giorno in cui a Roma si è aperta la Conferenza internazionale sull’Aids. Negli ultimi dieci anni, grazie alla diffusione della versione generica dei farmaci antiretrovirali, è stato possibile abbattere i prezzi delle terapie ed espandere rapidamente i programmi di cura anche laddove non si credeva possibile. Tuttavia – denuncia l’organizzazione – oltre ad aver sensibilmente ridotto gli stanziamenti, oggi i Paesi ricchi stanno agendo per avvantaggiare in maniera sleale le aziende farmaceutiche che producono prodotti sotto brevetto, troppo costosi. Al microfono di Paolo Ondarza, la toccante testimonianza di Siama Abraham Musine, promotrice della salute per Msf in Kenya:

R. – My name is Siama Abraham Musine and I’m 36 years…
Mi chiamo Siama Abraham Musine ed ho 36 anni. Sedici anni fa ho scoperto, attraverso il test, di essere sieropositiva. Ricordo che ho iniziato a stare molto male e, nel giro di poco tempo, tutti i membri della mia comunità, della mia famiglia hanno cominciato a dirmi che sarei morta molto presto e che avrei fatto vergognare la famiglia, perché tutti i membri della comunità avrebbero saputo che sarei morta perché sieropositiva. Mi preparavano per un percorso molto rapido alla morte, perché questo è, più o meno, il pregiudizio che si ha riguardo la malattia. Quando mi sono trovata in ospedale, mi è stato detto che esisteva una terapia anche per l’Hiv, ma purtroppo, però, non potevo permettermela in quel periodo, perché bisognava pagare per fare le terapie anti-Hiv. Nel 2004, sono venuta a sapere che Medici Senza frontiere offriva queste terapie nello slum di Kibera e quindi ho deciso di recarmi lì per ricevere questo trattamento. Quando sono arrivata a Kibera ero dimagrita, stavo davvero molto male. Sono bastati due mesi e non solo il mio stato di salute, ma anche il mio atteggiamento nei confronti della vita è cambiato notevolmente. Sono riuscita a parlare con mia madre e l’ho convinta che quello che stavo facendo era un percorso molto buono. Da quel momento, mia madre ha cominciato a sostenere me e anche tutte le altre famiglie della comunità che avevano problemi simili al mio.

D. – Lei, poi, ha deciso di mettere a frutto la sua esperienza di vita ed infatti oggi è promotrice della salute nelle comunità. Porta la sua testimonianza e si adopera per chi è affetto da Hiv…

R. – I’m proud to make part…
Sono orgogliosa di far parte di quel gruppo di persone che dimostra quanto i farmaci generici siano efficaci. Se dopo 16 anni, da quando ho scoperto di essere sieropositiva, sono ancora viva, attiva e produttiva, sicuramente i farmaci generici funzionano. Penso a me stessa e vedo come sono in grado di costruirmi la casa, di badare a me stessa, sostenermi, mantenermi, pagare gli studi a mio figlio. E non solo: lavoro nella mia comunità per la promozione della salute. Tutto questo lo devo ai farmaci generici, che contribuiscono a ridare una vita e un futuro alle persone. E questo, per me, significa avere un futuro, avere una vita.

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CIAO, KAROL – UN LIBRO, 1500 AUTORI

“Tu ci hai chiamati. Noi siamo venuti e siamo noi a ringraziarti per quello che hai fatto grande Papa, grande padre, grande amico, grande angelo”. È una delle 1500 lettere contenute nel nuovo volume “Ciao, Karol”, raccolta dei messaggi depositati in Piazza San Pietro nell’aprile del 2005, nei giorni dell’agonia e della morte di Papa Giovanni Paolo II. Il libro edito dalla neonata casa editrice Edizioni Papaboys International, è in distribuzione dal 28 aprile 2011

EDITORIA(Roma) Aprile 2005… Il mondo si è messo in fila per Amore. 5 milioni di persone a Roma per la morte di Giovanni Paolo II. Maggio 2011… Consegniamo alla storia la testimonianza di quell’Amore. Un’opera per tutti, per la famiglia, per i bambini, per i giovani e i meno giovani. Un grido d’amore dal cuore del mondo.

Ciao, Karol è una pubblicazione che si distingue nettamente dal restante mercato editoriale: non è nato, infatti, sulla scrivania di uno scrittore, è nato in piazza San Pietro direttamente dal cuore della gente, durante la lunga agonia di Papa Giovanni Paolo II e nell’ora stessa del suo ritorno alla casa del Padre. Non contiene affermazioni teoriche e astratte, ma tutto il carico di amore, di preoccupazione e di gratitudine che riempiva i cuori di quel popolo legato profondamente a Giovanni Paolo II. Ciao, Karol, dunque, contiene i sentimenti più intimi di coloro che, in quell’istante, hanno sentito di perdere Qualcuno al quale la loro vita era fortemente legata con i nodi della fede, dell’amore e della speranza.

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IN ITALIA OLTRE 3 MILIONI IN POVERTÀ ASSOLUTA

SOCIETA’ (Milano) – Oltre tre milioni di italiani in condizioni di povertà assoluta. Lo rileva l’Istat, a proposito dell’anno 2010. Più in dettaglio, secondo l’Istituto nazionale di statistica, sono 1 milione e 156 mila in Italia le famiglie in condizioni di povertà assoluta (il 4,6% di quelle residenti), per un totale di 3 milioni e 129 mila persone (il 5,2% della popolazione residente). Secondo l’Istat sono assolutamente povere le famiglie che non riescono ad accedere ai beni e servizi essenziali per conseguire uno standard di vita minimamente accettabile. Si tratta, quindi, dice l’Istituto dei «più poveri tra i poveri». Oltre ai tre milioni di poveri assoluti, ci sono Italia nel 2010 anche 8 milioni 272 mila poveri, il 13,8% dell’intera popolazione. Le famiglie colpite da questo tipo di povertà, chiamata in termini tecnici «relativa», sono 2 milioni e 734 mila (l’11% di quelle residenti). L’Istituto spiega che si tratta delle famiglie che non riescono a spendere più di 992,46 euro al mese ogni due componenti.

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L’ITALIA INVASA DALLA SETTE

Più di 8 mila sette e 240 mila italiani nella loro rete. Ecco i più recenti rapporti su un fenomeno sempre più inquietante.

SOCIETA’ (Italia) – L’ultimo rapporto sul fenomeno delle sette in Italia arriva dall’osservatorio della Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, che per aiutare le vittime di guru e santoni ha aperto da quasi dieci anni un numero verde: 800.228.866 (attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.30) e che collabora con tutte le forze dell’ordine, in particolare con la Squadra Antisette della Polizia di Stato. È diretto da don Aldo Buonaiuto che da poco ha pubblicato La trappola delle sette – Conoscere per capire e reagire.

Nel 2010 a finire nella trappola delle ottomila sette presenti nel nostro Paese sono stati circa 240 mila italiani, in prevalenza uomini (54%) rispetto alle donne (46). I più a rischio sono giovani (36%) e adulti (44), meno gli anziani (20). A smentire l’erronea credenza che a finire nella rete sono prevalentemente le persone povere e disperate, le sette fanno proseliti soprattutto tra il ceto medio (42%) e alto (38). Nella geografia del fenomeno la maggiore presenza di movimenti è al Nord, con Lombardia (16%) ed Emilia Romagna (15) in pole, seguiti, al Centro, dal Lazio (13) e, al Sud, dalla Puglia (11).

Il fenomeno è molto variegato e complesso. Internet è un formidabile strumento per adescare nuovi adepti, soprattutto tra adolescenti e giovanissimi, e molti guru utilizzano un linguaggio che ammicca al sacro e a quello delle religioni promettendo benefici spirituali. Ci sono i culti distruttivi come spiritismo, vampirismo e satanismo che si rivolgono per lo più a giovani di 14-16 anni promettendogli l’illusione di avere tutto grazie al male e al contatto soprannaturale con entità malefiche (stregoni, spiriti, diavoli…). Le psicosette invece puntano ai beni dei loro seguaci attraverso tecniche di manipolazione mentale molto raffinate. A questa categoria, ad esempio, appartiene Scientology, l’Ontopsicologia e l’associazione degli Ergoniani. Le sette pseudo-religiose invece fanno proseliti tra le persone in difficoltà e con problemi di salute, principalmente 30-50enni, utilizzando un linguaggio sacrale. Poi ci sono le sette magico-esoteriche. Il loro bacino d’utenza è costituito da persone colte e benestanti alla ricerca di riti misterici. Spesso però i loro cerimoniali si rivelano vere e proprie truffe o si risolvono in atti criminali. Ci sono le sette acido-giovanili che attraverso il web reclutano giovani che quando entrano a far parte finiscono con l’abusare di alcol, droga, messe nere, sesso e musica estrema. Un aspetto accomuna tutti questi gruppi: la promessa a chi si avvicina della felicità immediata, pronto cassa. Che spesso si rivela la più terribile delle trappole..

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ASIA BIBI, NUOVO APPELLO PER RECLAMARE GIUSTIZIA

RELIGIONE NEL MONDO (Pakistan) – A poco più di due anni dal suo arresto avvenuto il 19 giugno del 2009, dopo 755 giorni trascorsi in cella, il “caso” di Asia Bibi continua ad essere focale nell’attenzione del mondo verso la difficile realtà delle minoranze in Pakistan. Indebolita nel fisico e prostrata dalle minacce e dalla condizione di clandestinità in cui la famiglia è costretta a vivere, la donna non ha tuttavia rinunciato a pregare e a lottare. Nei giorni scorsi il suo avvocato ha rivolto un altro appello formale contro la sentenza capitale comminata nel novembre dello scorso anno, pur sapendo che la pressione fondamentalista è al momento elemento decisivo nell’atteggiamento delle autorità e dei giudici nella vicenda. «L’influenza dei radicali religiosi è troppo forte, solo un miracolo può salvarla, secondo l’opinione di un esperto legale citato da AsiaNews.

L’avvocato S.K. Chaudhry ha nuovamente consegnato la richiesta di appello dopo la sostituzione improvvisa di quattro giudici dell’Alta Corte di Lahore, capoluogo del Punjab. Chaudhry aveva presentato a gennaio un primo appello contro le prove consegnate per sostenere la condanna, a suo parere «palesemente false». Nel silenzio ormai pesante delle autorità, con una condanna a morte decretata dai radicali estremisti assai più concreta di quella comminata dai giudici di prima istanza nel novembre scorso, Asia Bibi continua la sua lunga detenzione in segregazione, ancora più stretta dopo che lo scorzo marzo un cristiano condannato all’ergastolo per blasfemia, Qamar David, è deceduto in circostanze sospette nella prigione centrale di Karachi.

«È fragile e può a malapena parlare, ma mantiene una forte fede in Dio e non ha perso la speranza», hanno fatto sapere il marito e una delle figlie che recentemente l’hanno visitata in carcere. Ashiq Masih ricorda come «Bibi chiede ogni volta dell’Alta Corte e ogni volta devo dirle con dispiacere che stiamo ancora aspettando che il tribunale si occupi del caso». «Siamo costretti a pagare la conseguenza delle determinazione nella fede di mia madre. Tuttavia preghiamo per lei e manteniamo la speranza che un giorno saremo di nuovo insieme per vivere normalmente – ha riferito la figlia maggiore ad AsiaNews –. «Ogni volta che sento parlare di persecuzione o di blasfemia sono terrorizzata perché temo che qualcosa possa capitare a mia madre». Un rischio concreto ed elevato che il carcere sembra accrescere anziché ridursi.

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UN’ARTISTA A TUTTO TONDO: MARIA LUISA FORENZA, UNA REGISTA ALLA RICERCA DEL RACCONTO DELLA REALTÀ

CINEMA (Roma) – Una donna che, attraverso la macchina da presa, è sempre in continua sperimentazione di nuovi progetti, tutti con un uno scopo comune: far conoscere e raccontare la realtà allo spettatore: il suo nome è Maria Luisa Forenza, regista e autrice di origini calabro-lucane. Appassionata del genere documentaristico la realtà fa da padrona nei suoi lavori attraverso i quali si rispecchia la sua incessante ricerca sul senso delle cose. Laureata in Lingue e letterature straniere, consegue il diploma di Regia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Successivamente lavora come assistente alla regia in produzioni cinematografiche al fianco di Dino Risi, Francesco Maselli, Enrico Montesano, Giancarlo Sepe, Raf Vallone e Tony Musante.

Nel 1992 partecipa, a Belgrado, ad un corso di regia guidato da Dusan Makavejev che la porta a realizzare cortometraggi dal titolo “Danica” e “Breakfast in Belgrade”. Per RaiTre gira documentari- mediometraggi su temi dal taglio storico – sociale come infibulazione, immigrazione, operai in fabbrica, ex confinati politici, adolescenti. (“Anab e le sue sorelle”, “Esquilino City”, “Ragazze FIAT”, “Ritorno a Ventotene”, “Io, tu e Lorenzo”). Produce documentari – inchiesta di impegno e ricerca storica: “Guatemala Nunca Mas”,racconto del genocidio del popolo Maya con Rigoberta Menchù e proiettato durante il Festival del Cinema di Venezia (1999), il Festival di Torino e premiato al Festival del cinema di Salerno. Inoltre realizza due lungometraggi per la “Grande Storia” in prima serata su RaiTre: “Mussolini: l’ultima verità”, e il “Carteggio Churchill – Mussolini: l’ultima verità” (2004). Coproduce il medio metraggio “The Unholy battle for Rome” (“Roma nazista”), la liberazione di Roma nel 1944 attraverso il racconto di testimoni. Nel 2008-2009 realizza, fra Italia e Svezia, “Albino Pierro. Inchiesta su un poeta” in onda su RaiUno e Rai Educational, un documentario sui grandi lirici del Novecento italiano da cui poi ne ha tratto uno spettacolo teatrale per immagini, musica e poesia dal titolo “Albino Pierro. Scenari di un poeta”. La redazione dei Papaboys ha rivolto un’intervista alla regista per approfondire il suo percorso lavorativo nel mondo del cinema.

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IL PAPA HA INIZIATO OGGI LE VACANZE A CASTEL GANDOLFO

CASTEL GANDOLFO – Per il secondo anno consecutivo, Benedetto XVI trascorrere (da oggi pomeriggio) le sue vacanze nella cittadina laziale di Castelgandolfo, tradizionale residenza estiva dei Papi. “In qualche modo – sottolinea ai microfoni della Radio Vaticana il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi – l’eccezione era stata quella inserita da Papa Giovanni Paolo II con dei periodi di soggiorno in montagna”. “Come sappiamo – aggiunge il direttore della Sala Stampa della Santa Sede – Benedetto XVI ha accolto volentieri anche l’invito a recarsi in montagna per alcune volte, pero’ sappiamo anche che a Castelgandolfo si trova molto bene e che il riposo di cui ha bisogno vi e’ forse piu’ garantito”. La scelta, dunque, e’ caduta su un luogo “gia’ preparato e attrezzato per una normale presenza del Santo Padre, certamente piu’ fresco che Roma, ma non particolarmente alto, e dove ha a disposizione i giardini per passeggiare”, ma anche “gli ambienti in cui puo’ svolgere quel lavoro intellettuale e culturale, oltre che il tempo di preghiera, che gli e’ particolarmente caro”.

Secondo il portavoce, infatti, “il Papa non e’ per nulla una persona che perde tempo: e’ una persona che usa il suo tempo intensamente, anche quando si riposa, facendo le cose che gli sono piu’ gustose e abituali, secondo la sua personalita’, che sono appunto leggere, studiare, scrivere”. In proposito, padre Lombardi cita l’opinione del segretario di Ratzinger, monsignor Georg Gaesnwein, per il quale “il modo migliore del Papa per riposare e’ quello di studiare e scrivere di teologia, di Sacra Scrittura, perche’ sono gli argomenti che lo appassionano”. Per padre Lombardi, inoltre, pesa sulla decisone del Pontefice anche “il fatto che dal punto di vista dell’organizzazione, della logistica, della sicurezza il suo andare a Castelgandolfo e’ la soluzione piu’ semplice”.

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CAMPANIA – ACCORDO REGIONE E MINISTERO LAVORO PER INSERIMENTO IMMIGRATI

Un accordo quadro per la realizzazione di azioni in materia di inserimento lavorativo e integrazione sociale degli immigrati in Campania. Lo hanno presentato questa mattina, nella sede della Giunta regionale campana a Palazzo Santa Lucia, il direttore generale all’Immigrazione del ministero del Lavoro, Natale Forlani, e l’assessore al Lavoro della Regione Campania Severino Nappi. Si tratta, ha spiegato Nappi, “di costruire un sistema nel quale l’immigrato abbia una forma di sostegno, che punti a creare le condizioni di accesso nel mondo produttivo”.

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