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L’ASSOCIAZIONE DEI PAPABOYS ESPRIME SOLIDARIETA’ AL RAGAZZO GAY AGGREDITO A ROMA

ROMA – I Papaboys manifestano piena solidarietà al ragazzo che è stato aggredito a Roma con una breve dichiarazione del responsabile nazionale Daniele Venturi. In un messaggio inviato al responsabile romano dell’Arci Gay Fabrizio Marrazzo, il Presidente dei Papaboys ha dichiarato: “Caro Fabrizio, vorrei esprimerti totale solidarietà personale per l’increscioso episodio accaduto che conferma, purtroppo, tutte le inciviltà e le brutalità che i giovani, tutti i giovani, sono costretti quotidianamente a subire, frutto di una mancata “educazione generale”, che in questo paese ormai la parte che conta (destra, centro e sinistra) ha ampiamente contribuito a sgretolare.

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CONDIVIDIAMO L’EDITORIALE DI ‘AVVENIRE’: NON MORTA, MA UCCISA. ADESSO PERÒ VOGLIAMO SAPERE TUTTO

MILANO – Eluana è stata uccisa. Davanti alla morte le parole tornano nude. Non consentono menzogne, non tollerano mistificazioni. E se noi – oggi – non le scrivessimo, queste parole nude e vere, se noi – oggi – non chiamassimo le cose con il loro nome, se noi – oggi – non gridassimo questa tristissima verità, non avremmo più titolo morale per parlare ai nostri lettori, ai nostri concittadini, ai nostri figli. Non saremmo cronisti, e non saremmo nemmeno uomini. Eluana è stata uccisa. Una settimana esatta dopo essere stata strappata all’affetto e alla «competenza di vita» delle sorelle che per 15 anni, a Lecco, si erano pienamente e teneramente occupate di lei. In un momento imprecisato e oscuro del «protocollo», orribile burocratico eufemismo con il quale si è cercato di sterilizzare invano l’idea di una «competenza di morte» messa in campo, a Udine, per porre fine artificialmente ai suoi giorni.

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LIBRO DI WANDA POLTAWSKA, UNA DELLE ULTIME REDUCI VIVENTI DEGLI ESPERIMENTI DEI MEDICI NAZIST

ROMA – Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche entrarono nella città di Auschwitz, scoprendone il campo di concentramento; ne abbatterono le mura e liberarono i superstiti che vi erano rimasti, circa 7.000. Quella data viene ora adottata per celebrare il ‘Giorno della memoria”, per ricordare la fine della Shoah – cioè lo sterminio del popolo ebraico, a causa del quale si contano circa sei milioni di vittime, oltre agli uomini torturati e perseguitati – e conseguentemente la fine delle leggi razziali. In questa giornata, tra le molteplici iniziative sorte in tutto il mondo, è stato presentato a Roma il libro “E ho paura dei miei sogni” (Edizioni dell’Orso) della professoressa Wanda Poltawska, polacca, laureata in Medicina, membro della Pontificia Accademia “Pro Vita” e del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Wanda Poltawska, che per motivi di salute è stata sostituita alla presentazione dalla figlia Ania, fu deportata nel campo di concentramento di Ravensbruck all’età di venti anni, a causa delle sue attività nella resistenza polacca. Il suo non è il racconto di una persona matura, i cui ricordi sono annebbiati, ma quello di una persona giovane: Wanda, infatti, iniziò a scrivere le sue memorie non appena uscita dal campo di concentramento, dove rimase circa quattro anni. Una necessità impellente, quella di scrivere, poiché il ricordo del campo, durante la veglia e durante il sonno, non le dava pace. Riuscì finalmente a dormire senza incubi solo una volta terminato il suo ‘diario’.

Per leggere tutto il testo visita:  http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2154

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