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GLI ESTREMISTI ISLAMICI MINACCIANO ASIA BIBI: RAFFORZATE LE MISURE DI SICUREZZA IN CARCERE

ESTERI ( Lahore, PAKISTAN) – L’uccisione di Osama Bin Laden ha comportato un rafforzamento delle misure di sicurezza attorno ad Asia Bibi, 45nne cattolica e madre di cinque figli, condannata a morte per blasfemia. Lo riferisce Haroon Barkat Masih, presidente della Masihi Foundation, organizzazione pro-diritti umani, incaricata della sua tutela legale. La donna è rinchiusa nella sezione femminile della prigione di Sheikhupura, nel Punjab, ed è oggetto di continue minacce da parte degli estremisti islamici. Tuttavia, la sua fede resta salda e non ha perso la speranza di essere presto liberata. Per questo, “prega e digiuna con regolarità nonostante il fisico debole e vulnerabile”. La vicenda di Asia Bibi ha toccato i governi occidentali e numerose organizzazioni in tutto il mondo. Nel novembre scorso, durante l’udienza generale del mercoledì, papa Benedetto XVI ha lanciato un appello per la liberazione e ha chiesto al governo pakistano di abrogare la “legge nera”.

Un gruppo di 736 membri del Parlamento europeo hanno sottoscritto una petizione, chiedendo al presidente Asif Ali Zardari di modificare la legge. A sua difesa sono intervenuti anche l’ex governatore del Punjab Salman Taseer e il ministro [cattolico] per le Minoranze religiose Shahbaz Bhatti. Per aver perorato la causa della madre cattolica e chiesto emendamenti alle famigerate leggi sulla blasfemia, entrambi sono stati assassinati (Taseer a gennaio, Bhatti a marzo) da gruppi vicini all’estremismo islamico e ai talebani pakistani. In carcere fra imponenti misure di sicurezza e in attesa dell’appello, la donna è oggetto di continue minacce di morte da parte dei fondamentalisti. Yusef Qureshi, imam di Peshawar, ha posto sulla sua testa una taglia di 500mila rupie (circa 4.500 euro). Numerose cellule estremiste hanno sostenuto la fatwa della guida religiosa pakistana, auspicando l’assassinio di Asia Bibi. Dopo aver trascorso due anni nel braccio della morte, da diverse settimane è stata trasferita in una cella di isolamento.

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LA MORTE DI BIN LADEN SCINTILLA PER UN CONFLITTO FRA IL CRISTIANESIMO E L’ISLAM

DIALOGO INTERRELIGIOSO (Islamabad, PAKISTAN) – Con la morte di Osama Bin Laden il rischio di una radicalizzazione del conflitto, che possa sfociare in una guerra fra cristianesimo e islam – osteggiata con forza da papa Benedetto XVI – è un “pericolo reale”. È l’opinione di un giornalista musulmano, esperto di politica e religione, secondo cui il capo di al Qaeda – ucciso ieri dalle forze speciali Usa – “non era il leader dell’islam, ma i suoi seguaci sono tutti musulmani” e la minoranza religiosa cristiana potrebbe essere il primo obiettivo di una vendetta. 

Il timore è condiviso da diversi leader cattolici, che parlano di un “successo” nella lotta contro il terrorismo, ma al tempo stesso chiedono più sicurezza, ribadendo che non è giusto gioire perché – come sottolineato ieri dal Vaticano – la morte di un uomo non può essere motivo di festa. Il timore più grande resta quello di una possibile “guerra di religione” aizzata dai gruppi fondamentalisti, nel tentativo di vendicare la morte di Osama Bin Laden. Un pericolo sottolineato da Aoun Sahi, musulmano ed editorialista di ‘The News International’, esperto di politica e religione in Pakistan. Le minoranze fra cui quella cristiana, spiega, saranno un “facile obiettivo” della vendetta dei gruppi radicali. “Osama Bin Laden – chiarisce l’editorialista – non era il leader dell’islam, ma i suoi seguaci sono tutti musulmani” ed è probabile che reagiranno alla sua morte con attacchi. Il luogo dove questo può avvenire potrebbe essere il Pakistan, che è più facile da colpire rispetto a Stati Uniti ed Europa, e all’interno del Paese la minoranza cristiana (identificata a torto con gli Usa e l’Occidente) è un bersaglio privilegiato. La popolazione è “scioccata e sorpresa” per la morte del leader di al Qaeda, ma il problema più grande sono le conseguenze dell’azione militare americana. “Al momento non sono successi gravi episodi di violenza – conclude Aoun Sahi – ma la morte del capo potrebbe scatenare reazioni” tali da sfociare in un conflitto fra cristiani e musulmani.

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