CITTA’ DEL VATICANO – “Ma allora non serve studiare? O addirittura e’ nocivo, controproducente, per conoscere la verita’?”. Se lo e’ chiesto Benedetto XVI nell’incontro con gli universitari romani nella Basilica di San Pietro, nel corso del quale ha prima fatto esplicita allusione alla propria militanza nell’ambiente accademico (e’ stato professore a Tubinga e poi vice rettore a Ratisbona): “Non posso evitare una riflessione forse un po’ scomoda ma utile per noi che siamo qui e che apparteniamo per lo piu’ all’ambiente accademico. Domandiamoci: chi c’era – la notte di Natale – alla grotta di Betlemme? Chi ha accolto la Sapienza quando e’ nata? Chi e’ accorso per vederla, l’ha riconosciuta e adorata? Non dottori della legge, scribi o sapienti. C’erano Maria e Giuseppe, e poi i pastori. Si’, o Padre, perche’ cosi’ hai deciso nella tua benevolenza, hai rivelato il tuo mistero ai piccoli”. E poi si e’ risposto: “La storia di duemila anni di cristianesimo ci suggerisce quella giusta: si tratta di studiare, di approfondire le conoscenze mantenendo un animo da ‘piccoli’, uno spirito umile e semplice, come quello di Maria, la Sede della Sapienza”.
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