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“EDUCARE I GIOVANI ALLA GIUSTIZIA E ALLA PACE” SARÀ IL TEMA DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 2012

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – “Educare i giovani alla giustizia e alla pace” è il tema scelto da Benedetto XVI per la Giornata mondiale della Pace del prossimo primo gennaio 2012. Il tema, sottolinea un comunicato del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, “entra nel vivo di una questione urgente nel mondo di oggi: ascoltare e valorizzare le nuove generazioni nella realizzazione del bene comune e nell’affermazione di un ordine sociale giusto e pacifico dove possano essere pienamente espressi e realizzati i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo”.

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TETTAMANZI E I PARADOSSI DELLA SOCIETÀ: LA GUERRA, GLI ATTACCHI ALLA MAGISTRATURA E L’IMMIGRAZIONE

SOCIETA’ (Milano) –“Stiamo vivendo giorni strani, i più dotti potrebbero dirli giorni paradossali»: questo è il pensiero dell’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi che, durante l’omelia per la celebrazione della Domenica delle Palme in Duomo, ha espresso le sue riflessioni sulla società definendola paradossale. Nell’interrogarsi sulla questione, l’omelia del cardinale presentava chiari riferimenti a personaggi politici della scena italiana: “Ad esempio, per stare all’attualità: perché ci sono uomini che fanno la guerra, ma non vogliono si definiscano come “guerra” le loro decisioni, le scelte e le azioni violente? Perché molti agiscono con ingiustizia, ma non vogliono che la giustizia giudichi le loro azioni? E ancora: perché tanti vivono arricchendosi sulle spalle dei paesi poveri, ma poi si rifiutano di accogliere coloro che fuggono dalla miseria e vengono da noi chiedendo di condividere un benessere costruito proprio sulla loro povertà?”.

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LO SCRITTORE: CHE FINE HA FATTO NEI RAGAZZI IL PIACERE DELLA LETTURA?

SCUOLA – How to raise boys who read. Così titola un recente e interessante articolo del Wall Street Journal. La questione è di quelle grosse e sembra davvero universale: come far leggere i ragazzi, in particolare i maschi. Se la questione è grossa la soluzione più spesso perseguita è grossier per dirla alla francese; si parla infatti dei gross-out books. L’articolo americano sottolinea come in effetti gli scaffali si siano riempiti di libri che gli editori hanno creduto poter interessare ai ragazzi per il solo fatto di essere pieni di riferimenti a parti del corpo così come alle sue funzioni più elementari. Tra mutande e loro capitani e gas vari pare che un libro per attrarre i giovani uomini debba essere per forza lutulento e grossolano. In alternativa si pensano (e si vendono) quei libri che non chiedono di essere letti, libri-oggetto solamente da possedere, accattivanti nelle copertine e nei titoli, indipendentemente dal loro contenuto. Libri seriali da collezione. Col crescere dell’età sembra che debbano poi necessariamente farsi strada argomenti più pruriginosi con una malizia più o meno dichiarata a soddisfare curiosità sempre più difficili da appagare. Il linguaggio diventa slang, si impoverisce e si fa triviale. L’esito è sotto gli occhi di tutti: i giovani leggono poco e chi legge è per lo più femmina.

La questione mi interpella particolarmente come scrittore, soprattutto per ragazzi. La prima domanda che infatti mi pongo quando una bella storia mi incontra e mi chiede di essere raccontata è: per chi la scrivo? Non si tratta solo di una questione tecnica: il formato del libro, il numero delle battute, la presenza di illustrazioni. No, si tratta di pensare lingua, contenuto e forma per chi volterà le pagine. Ogni volta che scriviamo un libro per i giovani, ma anche ogni volta che lo scegliamo magari per regalarlo o solo per proporlo, non dobbiamo mai sottostimare, anzi disistimare il pensiero dei ragazzi. Non dobbiamo fare innanzitutto noi l’errore di abbassare il tiro, di vederli come un branco di brufolosi preda degli ormoni e di presunti istinti proponendo stereotipi più o meno moderni. Scrivere per loro, soprattutto scrivere qualcosa che possa piacere e interessarli, significa saper cogliere i desideri e le domande di cui sono portatori e rappresentarle all’interno di una storia credibile, non necessariamente verosimile. Ciò che infatti permette la necessaria identificazione del lettore è ritrovare tratti di sé nei temporanei compagni di carta. Sarà vedere come riescono ad affrontare le situazioni e risolvere questioni personali che offrirà spunti di pensiero, farà sentire meno soli, proponendo possibili soluzioni che altrimenti non verrebbero in mente.

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IL MEDITERRANEO È UN MARE DEI DIRITTI UMANI? MONS. MARCHETTO: I RESPINGIMENTI VIOLANO DIRITTI UMANI

notiziaROMA – La questione dei respingimenti degli immigrati in condizione di irregolarità avvistati nel Mediterraneo continua a destare scalpore e polemiche da più parti. Parole di condanna sono pervenute anche dall’Arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, intervenuto questo giovedì a Roma all’incontro organizzato dalla Konrad-Adenauer-Stiftung, con il patrocinio della Pontificia Università Gregoriana, in collaborazione con il “Centre of European Studies” di Bruxelles. Nella sua prolusione, sul tema “Mare nostrum, mare dei diritti umani”, l’Arcivescovo ha ricordato che il diritto a emigrare è incluso nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 (art. 13§2), “anche senza ricorrere alla dottrina sociale della Chiesa, che pure è esplicita in materia”.

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