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MILANO, VII° INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE NEL 2012: IN VATICANO PRESENTATO IL PROGRAMMA

EVENTI (Milano) – In vista del VII° incontro mondiale delle famiglie, previsto a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012, si è tenuta ieri, presso la Sala stampa vaticana, un incontro per presentare il programma del prossimo cammino preparatorio del Pontificio Consiglio per la famiglia. Durante il meeting sono stati proposti, oltre ad innumerevoli iniziative pubblicitarie e di sponsorizzazione a livello nazionale e internazionale, vari progetti tra cui la realizzazione di un sito internet potenziato e rinnovato da parte del Pontificio Consiglio per la famiglia (www.familia.va), un secondo sito internet specifico per l’appuntamento mondiale di Milano (www.family2012.com), la diffusione a stampa e on-line di un volume di un centinaio di pagine (“La famiglia: il lavoro e la festa”) con le catechesi preparatorie in sette lingue da utilizzare in tutto il mondo. 

A riguardo sono intervenuti i cardinali Ennio Antonelli (Pontificio Consiglio per la famiglia) e Dionigi Tettamanzi (arcivescovo di Milano), insieme a vescovi ausiliari e collaboratori dell’iniziativa. Il vescovo ausiliare di Milano, monsignor Franco Giulio Brambilla, che ha coordinato la stesura delle catechesi preparatorie, ha presentato i contenuti dell’incontro mondiale del 2012: “La celebrazione dell’incontro mondiale metterà a fuoco tre modi di rinnovare la vita quotidiana: vivere le relazioni (la famiglia), abitare il mondo (il lavoro), umanizzare il tempo (la festa)”. “Le catechesi – ha detto – cercano di dipanare il filo rosso del tema nella tensione tra famiglia e società. La vita civile fatica a tener conto dei legami sociali che la precedono e sospinge la famiglia nel suo regime di appartamento (nel senso di ‘appartarsi’, ha sottolineato), mentre l’esperienza familiare sperimenta la sua fragilità ed è particolarmente vulnerabile di fronte ai processi sociali, in particolare quelli che incidono sulla sua vita quotidiana, come il lavoro e il tempo libero. Pertanto, le catechesi partono dalla vita quotidiana per aprirla al mondo, insistendo sulla famiglia come luogo di liberi legami”. 

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IL TEMPO ORDINARIO DELLA CHIESA. IL PAPA: LA VITA DI OGNI GIORNO SIA PALESTRA DI SANTITÀ

ROMA – Vivere ogni giorno come fosse una tappa lungo la strada che va verso la santità. Ciò che contraddistinse l’esistenza delle grandi donne e dei grandi uomini della storia cristiana è un obiettivo possibile per ogni persona di fede: Benedetto XVI lo ha ripetuto in molte occasioni e le sue parole acquistano un particolare rilievo proprio in questi giorni in cui – concluse le grandi celebrazioni del Natale – la Chiesa ma anche la società si ritrovano immersi nei ritmi della vita ordinaria. Alessandro De Carolis ripropone alcuni insegnamenti del Papa su questo tema.

La grande scena sul fiume Giordano è del giorno prima. Lo sconosciuto Nazareno che scende in acqua per farsi battezzare, lo scetticismo un po’ ritroso di Giovanni quando lo vede, la voce che scende dal cielo e che tutti i presenti odono, la colomba che si posa sul falegname galileo: sono tutti fatti straordinari avvenuti ormai da 24 ore. Il giorno dopo è il momento dell’ordinario: ognuno torna al suo lavoro, alle cose della sua vita. Anche il Vangelo di Giovanni descrive “il giorno dopo” del Battesimo: Gesù che passa, Giovanni che lo indica a un paio di suoi discepoli e questi che si mettono alla sequela del Rabbi. Non è una scena memorabile come quella del Giordano, anzi al confronto è di una normalità quasi irrisoria. Eppure, insegna qualcosa di prezioso per quel “dopo” che arriva nella vita di tutti all’indomani di una giornata particolare, o di un periodo speciale, dopo il quale bisogna per forza riprendere, magari con una punta di dispiacere e di nostalgia, le attività di sempre. Anche la Chiesa, tra un “evento” e l’altro di grande importanza spirituale, fa altrettanto con quello che in termini liturgici si chiama il “Tempo ordinario”. Ma è un ordinario solo apparente, perché per un cristiano normalità non vuol mai dire banalità. Benedetto XVI lo ha spiegato qualche anno addietro con queste parole: “Con la scorsa Domenica, nella quale abbiamo celebrato il Battesimo del Signore, è iniziato il tempo ordinario dell’anno liturgico. La bellezza di questo tempo sta nel fatto che ci invita a vivere la nostra vita ordinaria come un itinerario di santità, e cioè di fede e di amicizia con Gesù, continuamente scoperto e riscoperto quale Maestro e Signore, Via, Verità e Vita dell’uomo”. (Angelus, 15 gennaio 2006)

Tempo ordinario uguale tempo della santità. Altro che periodo vuoto, senza senso, piatto. I due discepoli che si mettono a seguire Gesù scoprono presto di aver incontrato – come diranno – “il Messia”, con tutto ciò che di straordinario questo significherà. Ma, rileva il Pontefice, l’inizio del loro rapporto con Gesù parte con una domanda, anch’essa piuttosto scontata: “Maestro, dove abiti?”. E Gesù: “Venite e vedrete”. Ebbene, pure in questa ordinarietà, dice il Papa, è nascosta un’indicazione importante: “La parola di Dio ci invita a riprendere, all’inizio di un nuovo anno, questo cammino di fede mai concluso. ‘Maestro, dove abiti?’, diciamo anche noi a Gesù ed Egli ci risponde: ‘Venite e vedrete’. Per il credente è sempre un’incessante ricerca e una nuova scoperta, perché Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre, ma noi, il mondo, la storia, non siamo mai gli stessi, ed Egli ci viene incontro per donarci la sua comunione e la pienezza della vita”. (Angelus, 15 gennaio 2006).

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WAEL FAROUQ, MUSULMANO: LA CHIESA È PARTE DEL NOSTRO POPOLO

INTERVISTA – I gruppi estremisti hanno dichiarato di essere pronti a colpire nuovamente i copti. E ovunque nel mondo, dove ci sono comunità copte, l’allerta questa volta è massima, Egitto compreso. Ma a fare più scalpore sono le dichiarazione del grande imam di Al Azhar, Ahmed Al Tayyeb, che ammonisce il Papa invitandolo ad essere più cauto. Teme l’imam, infatti, come ha dichiarato ieri in un’intervista al Corriere, «che le parole di Benedetto XVI possano creare una reazione politica negativa nell’Oriente in generale, e in Egitto in particolare». Un’intervista che arriva a distanza di tre giorni come una precisazione alle parole ancor più severe dell’imam, pronunciate in risposta all’Angelus di Benedetto XVI del 2 gennaio. Davanti a questa strategia di violenze che ha di mira i cristiani – aveva detto Benedetto XVI all’Angelus -, e ha conseguenze su tutta la popolazione, prego per le vittime e i familiari, e incoraggio le comunità ecclesiali a perseverare nella fede e nella testimonianza di non violenza che ci viene dal Vangelo. Penso anche ai numerosi operatori pastorali uccisi nel 2010 in varie parti del mondo…». Quella del Papa è «un’ingerenza, un intervento inaccettabile negli affari dell’Egitto». «La sua – così aveva replicato l’imam – è una visione sbilanciata su musulmani e cristiani che rischiano di essere uccisi in tutto il mondo. Perché non ha chiesto la protezione dei musulmani quando erano massacrati in Iraq?». Parole che hanno suscitato sorpresa negli ambienti vaticani, se si pensa che il messaggio del Papa era tutto improntato al diritto alla libertà religiosa e alla preghiera per i fratelli cristiani. Wael Farouq, professore all’Università americana del Cairo, condivide in pieno l’appello del Santo Padre alla libertà religiosa.

Com’è la situazione al momento in Egitto, dopo i momenti di tensione dei giorni scorsi?

«Adesso le cose cominciano ad andare meglio. Grazie a Dio negli ultimi giorni migliaia di cristiani e di musulmani sono scesi in strada per condannare e rifiutare quanto successo la notte di capodanno ad Alessandria d’Egitto. È un importante segnale di speranza».

Di chi sono secondo lei le maggiori responsabilità?

«Il maggior responsabile di quanto successo ad Alessandria e di quanto sta succedendo in Egitto è il governo egiziano. I cristiani sono scesi per strada a urlare la loro rabbia contro il governo, non contro gli islamici. I cristiani sono arrabbiati perché il governo, la burocrazia del governo egiziano, non li protegge; perché le loro richieste non vengono accettate. Non c’è rabbia verso gli islamici da parte dei cristiani».

Non ritiene dunque che ci sia una sorta di strategia internazionale per attaccare i cristiani che vivono nei paesi a maggioranza islamica?

«Io non posso parlare di quanto accade in altri paesi, posso parlare solo di quanto succede in Egitto. Quello che io posso dire, e confermo ogni parola di quanto dico, è che la maggioranza dei musulmani egiziani non sanno neanche immaginare un Egitto senza i cristiani. Se andate a guardare su Internet, ad esempio su Facebook, vedrete che esiste un movimento con migliaia di aderenti musulmani che dichiarano la loro solidarietà e il loro affetto nei confronti dei cristiani. Questi musulmani hanno dichiarato di essere pronti a difendere con i loro corpi le chiese cristiane in Egitto».

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LA PROTESTA GIOVANILE: GIUSTA SE NON SI TRASFORMA IN VIOLENZA E RESTA PRESA DI POSIZIONE DEMOCRATICA

ROMA – Sono molti gli studenti universitari in quota all’Associazione Nazionale Papaboys, in tutta Italia circa un migliaio, che sulle contestazioni di queste ore hanno pareri discordanti: alcuni si sono ‘aggiunti’ alle manifestazioni, altri si sono pubblicamente dissociati. Quale è la giusta cosa da fare? Innanzitutto il massimo rispetto per le autorità di polizia, poiché se da un lato il contestare può essere anche espressione di democrazia, dall’altro, se si va a finire nella violenza e negli scontri fisici, si passa sempre dal lato del torto. A poche ore dal voto in Aula alla Camera sul ddl universita’, dove il governo e’ stato battuto da un emendamento del Fli, gli studenti italiani scendono nuovamente in piazza con cortei, manifestazioni e sit in. A Roma, in particolare, traffico in tilt e centro storico praticamente bloccato.

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MARCHE – PELLEGRINAGGIO SABATO MIGLIAIA DI PERSONE IN CAMMINO

MACERATA-LORETO – Si è svolta martedì 8 giugno la Conferenza Stampa di presentazione del XXXII Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, presso la Sala Consiliare del Comune di Macerata, alla presenza di S.E. Mons. Claudio Giuliodori, Vescovo della Diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, dell’Assessore Comunale Stefania Monteverde e di alcuni membri del Comitato organizzatore, a partire dal Direttore Ermanno Calzolaio e dalla Presidente Paola Olivelli. A presentare l’evento è stato Carlo Cammoranesi, responsabile dell’Ufficio Stampa del Pellegrinaggio, che ha ricordato i particolari dell’appuntamento per il prossimo 12 giugno, allo Stadio Helvia Recina. L’inizio del gesto è previsto per le ore 20.30, con la Santa Messa celebrata dal Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna. Tra le testimonianze in programma quella della responsabile del Meeting Point International, l’ugandese Rose Busingye, che svolge la sua opera di infermiera specializzata nell’assistenza e nell’educazione di malati affetti da Hiv/AIDS, e del volontario AVSI ad Haiti Alberto Reggiori. Tra gli ospiti certa la presenza dell’attrice e debuttante regista Claudia Koll, che ha maturato in questi anni un interesse particolare per la storia dei pellegrinaggi, e soprattutto per la Macerata-Loreto, decidendo di girare un film tratto dal libro di Karol Wojtyla La bottega dell’orefice e di filmare alcune scene al Pellegrinaggio marchigiano. Numerosi i pullman prenotati: è stata superata quota 150 (solo 50 da Milano). I volontari impegnati saranno 2.500, provenienti non solo dalle Marche ma anche da Emilia Romagna, Lombardia e Abruzzo. Numeri importanti anche per il sito http://www.pellegrinaggio.org: 6.000 visite nel mese di maggio con 26.000 pagine visualizzate.

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