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BENEDETTO XVI: GLI STATI ADOTTINO ENERGIE PULITE E NON PERICOLOSE PER L’UOMO.

BENEDETTO XVI (Città del Vaticano) – I governi utilizzino energie ambientali pulite e rispettose per l’ambiente, evitando il ricorso ad una tecnologia pericolosa per l’uomo. È quanto Benedetto XVI ha chiesto ai nuovi ambasciatori presso la Santa Sede di sei Stati – Moldova, Guinea Equatoriale, Belize, Siria, Ghana e Nuova Zelanda – ricevuti stamattina in Vaticano per la presentazione delle Lettere credenziali. Nel discorso collettivo, pronunciato in lingua francese, il Papa ha ribadito che la riflessione sulla tutela dell’ambiente non deve essere condizionata da fini politici o economici. “Il primo semestre di quest’anno è stato segnato da innumerevoli tragedie che hanno colpito la natura, la tecnologia e le persone”. Ma ciò che più importa fra loro “è l’uomo”, non la tecnica, né gli interessi di parte. Inizia così, in modo molto netto, il discorso che Benedetto XVI rivolge ai sei ambasciatori seduti di fronte a lui nella Sala Clementina, le cui provenienze geografiche – i cinque continenti – simboleggiano l’universalità dei temi sui quali il Papa intende sollecitare una precisa riflessione. Il Pontefice non cita espressamente le catastrofi cui fa riferimento, peraltro impossibili da equivocare, ma afferma che “l’entità di tali disastri ci interroga”: L’uomo, al quale Dio ha affidato la gestione della natura, non può essere dominato dalla tecnologia e diventare suo oggetto. Questa consapevolezza deve indurre gli Stati a riflettere insieme sul futuro a breve termine del pianeta, sulle loro responsabilità per quanto riguarda la nostra vita e la tecnologia. L’ecologia umana è un imperativo. Adottare uno stile di vita che rispetti l’ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie pulite, rispettose del patrimonio della creazione e innocue per gli esseri umani, devono essere priorità politiche ed economiche”. 

È necessario “rivedere completamente il nostro approccio alla natura”, che “non è solo un divertimento o uno spazio utilizzabile”, ha insistito Benedetto XVI. Anche perché, ha asserito, in assenza di uno “stile di vita complessivo, che rispetti l’alleanza tra uomo e natura”, la famiglia umana “potrebbe scomparire”.

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BENEDETTO XVI APRE IN SAN PIETRO IL SECONDO SINODO DEI VESCOVI PER L’AFRICA, “POLMONE SPIRITUALE”

CITTA’ DEL VATICANO – L’Africa, immenso “polmone” spirituale per un’umanità in crisi di fede e di speranza. Così si è espresso Benedetto XVI celebrando stamani, nella Basilica Vaticana, la Messa di apertura del secondo Sinodo per l’Africa sul tema “La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo”. Nella sua omelia, il Papa ha messo in guardia dai pericoli del materialismo pratico e del fondamentalismo religioso ed ha ribadito i principi della difesa della vita e della famiglia fondata sul matrimonio. Tra i presenti alla celebrazione, anche il Patriarca della Chiesa ortodossa tewahedo di Etiopia, Abuna Paulos.

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TRAFFICO DI ESSERI UMANI: DONNE PIÙ SFRUTTATE PER PROSTITUZIONE IN AFRICA PRIME VITTIME I BAMBINI

ROMA – Lo sfruttamento sessuale e il lavoro forzato costituiscono le forme più diffuse della tratta di esseri umani, secondo quanto evidenziato dal primo Rapporto globale sulla tratta delle bianche, recentemente presentato dall’Unodc, l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il crimine. Le vittime principali di questa moderna schiavitù, sono ancora una volta donne e bambini. La tratta a fini di sfruttamento della prostituzione incide per il 79% sull’intero fenomeno del traffico di esseri umani e coinvolge ragazze sempre più giovani. Colpisce il fatto che nel 30% dei paesi tale reato sia proprio commesso dalle donne, che spesso sono state vittime a loro volta. La percentuale di condanne giudiziarie di donne per traffico di esseri umani – dato particolarmente significativo – sale al 60% nei paesi dell’Est europeo e in Asia Centrale. I dati relativi al lavoro forzato – seconda più diffusa forma di tratta di esseri umani – indicano una percentuale del 18% sul totale della tratta. Anche se – secondo la relazione – l’incidenza del fenomeno resta sommersa a causa della mancata denuncia e per il fatto che non si esercita alla luce del sole, bensì in luoghi nascosti, laboratori clandestini, lontano da occhi indiscreti. In linea generale il numero di sentenze contro i trafficanti di esseri umani sta aumentando, ma solo in alcuni stati. Nella maggior parte degli altri stati la percentuale di sentenze raramente eccede 1,5 ogni 100.000 persone. Questo livello è inferiore a quello registrato per i crimini particolarmente rari, tipo i sequestri di persona in Europa Occidentale. Coinvolti in forme di sfruttamento quali la prostituzione, la schiavitù, l’industria della pornografia, i bambini costituiscono il 20% delle vittime della tratta di esseri umani. Ma in molti paesi africani la percentuale sale vertiginosamente facendo conquistare loro il primato dei più coinvolti.

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‘MULTARE LE PROSTITUTE E’ INGIUSTO’. IL PROBLEMA E’ MASCHILE. INTERVENTO DELL’U.S.M.I.

ROMA – “Multare e arrestare le prostitute è ingiusto: significa criminalizzare non i colpevoli, ma le vittime. Perché nessuna donna si prostituisce per scelta, sono tutte schiave” dichiara Suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, responsabile dell’ufficio “Tratta donne e minori” dell’Unione delle superiore maggiori d’Italia (Usmi), impegnata dal 1993 nella lotta contro il traffico di esseri umani. “Perché non riusciamo invece a colpire gli sfruttatori?” si chiede la religiosa intervenuta questa mattina, nella sede milanese del Pime, alla conferenza stampa di presentazione della mostra fotografica “Mai più schiave – stop alla tratta di ragazze nigeriane per lo sfruttamento sessuale” che si apre questa sera. “Togliendo le ragazze dalla strada e costringendole in appartamento facciamo un favore ai loro sfruttatori, dato che le associazioni di carità che si occupano del recupero delle prostitute non sapranno più dove trovarle”. A livello nazionale il problema è affrontato in modo sbagliato, afferma la religiosa, “perché le scelte sono compiute da persone che non hanno esperienza diretta del fenomeno, né si sono rivolte, per una consulenza, ai volontari e ai religiosi che passano le giornate a parlare con le ragazze asciugando le loro lacrime”. “E’ inutile e controproducente – conclude – togliere la “sporcizia” dalla strada per metterla nelle case”. A riportare le dichiarazione è l’Agenzia Sir

“Le prostitute arrivano in Italia dalla Nigeria dopo viaggi di mesi nel deserto, vendute dalla famiglia o rapite, psicologicamente soggiogate da riti vudù che le costringono all’obbedienza con la minaccia della vita stessa”. E’ un problema di povertà, o meglio di distribuzione della ricchezza, quello che è dietro al traffico delle donne dal sud del mondo all’Europa, secondo suor Suor Eugenia Bonetti. “Ci sono donne che vivono nella miseria, in Africa, e uomini occidentali che credono tutto si possa comprare, anche il corpo di una donna, la sua dignità”. Si esce da questo circolo vizioso solo con un cambiamento culturale: “Perché – si chiede la religiosa – nelle scuole non si parla del nuovo schiavismo esercitato dagli sfruttatori sulle prostitute? Perché non si contrasta la mentalità secondo cui tutto ha un prezzo?”. Si parla di donne, ma il problema “è maschile. Interveniamo sulla domanda, sui milioni di clienti italiani che non sanno rispettare la dignità della donna. Finchè non lo faremo, tutti noi cittadini, istituzioni religiose, politiche e associazioni, dovremo ritenerci colpevoli di questo schiavismo”.

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DIECI ANNI PER CANCELLARE IL LAVORO MINORILE. INTERVENTO SULL’OSSERVATORE ROMANO

ROMA – La piaga del lavoro minorile può essere curata e sanata. Se ne dice convinta l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) nel messaggio diffuso per la Giornata contro il lavoro minorile del 12 giugno, dedicata quest’anno al tema dell’istruzione. Negli ultimi anni, infatti, in questo campo si è avviato uno dei più importanti movimenti di riforma sociale mai esistiti, come documenta il rapporto “The End of Child Labour: Within Reach” (Porre fine al lavoro minorile oggi è possibile), realizzato dall’Ilo. I dati del rapporto dimostrano che in diverse parti del mondo c’è una considerevole riduzione soprattutto delle forme peggiori del lavoro minorile e che queste ultime, se l’attuale tendenza continuerà, potrebbero essere eliminate entro i prossimi dieci anni. Il numero di minori lavoratori tra il 2000 e il 2004 è infatti sceso di 28 milioni, pari all’11 per cento e la diminuzione più importante, con il 26 per cento, si è avuta nei lavori pericolosi. Per la fascia di età tra i 5 e i 14 anni, la diminuzione nei lavori pericolosi raggiunge il 33 per cento.

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Lavoro minorile: in India sono 55 milioni i bambini sfruttati

“Contro lo sfruttamento minorile le armi da utilizzare sono educazione e istruzione per operare un vero cambiamento culturale”: è questo il pensiero di Lenin Raghuvanshi, direttore del Comitato di Vigilanza Popolare sui Diritti Umani (PVCHR) di Varanasi, in India, intervistato da AsiaNews in occasione dell’odierna Giornata mondiale contro il lavoro minorile. Nel Paese, riferisce l’attivista indiano insignito nel 2007 del prestigioso premio Gwangju per i diritti umani, ci sono circa 55 milioni di bambini in condizione di semi-schiavitù, soprattutto fra le caste più basse della società, come Dalit e tribali, completamente escluse dal sistema scolastico nazionale. “Molti di questi minori – racconta Raghuvanshi – non hanno ancora 5 anni e rischiano la vita per salari da fame che spesso servono a pagare i debiti contratti dai loro genitori. Fanno i fabbricanti di sigarette o di fuochi d’artificio, i minatori, i pescatori, i braccianti agricoli nelle piantagioni di the, oppure i domestici”. Un altro dramma irrisolto, secondo il direttore di PVCHR, è il traffico dei minori, il loro sfruttamento nella prostituzione e l’obbligo a mendicare per i mutilati, ma c’è anche la questione femminile: le bambine devono aiutare le madri nelle faccende di casa e badare ai fratelli più piccoli, il tutto a discapito dell’educazione scolastica. “È un diritto fondamentale – prosegue – e il governo sta approntando una riforma che inserirà l’obbligo all’istruzione primaria fino a 14 anni, in accordo con quanto previsto dall’articolo 21 della Costituzione indiana”. Nel 2004 Lenin Raghuvanshi ha inoltre avviato un progetto sperimentale, il “Jan Mitra Gaon”, che consiste nell’adozione di tre villaggi rurali con l’obiettivo di eliminare il lavoro forzato, costruirvi scuole, obbligare agli studi anche le bambine, diffondendo così un’educazione alternativa a quella tradizionale.

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