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CUBA, LE DIFFICOLTÀ E I SUCCESSI DEI 60 MEDIA CATTOLICI CHE FANNO COMUNICAZIONE SOCIALE SU INTERNET

CHIESA NEL MONDO (CUBA) – Intermirifica.net, il “wiki-direttorio globale dei mezzi di comunicazione della Chiesa Cattolica”, ha da poco pubblicato la lista dei media cattolici della Chiesa cattolica a Cuba. Si può constatare l’esistenza di circa 60 entità che svolgono attività di comunicazione sociale in questo Paese in cui la Chiesa non possiede stazioni radio né canali televisivi. Il panorama comunicativo della Chiesa cubana che emerge dalle “pagine gialle della comunicazione cattolica” riflette il processo e l’evoluzione delle forme di annunciare la Buona Novella perché questa abbia risonanza nella società attraverso le sue 52 pubblicazioni (stampate e virtuali), almeno 6 uffici di comunicazione e 2 strutture di produzione.

Tutte queste realtà hanno scarso accesso a Internet. Qual è stato, però, questo processo interno della comunicazione ecclesiale a Cuba? Dopo vari decenni di silenzio sono stati fatti passi concreti con la nascita, nel 1967, della pubblicazione “Vida Cristiana”, che per la sua produzione è passata per il mimeografo e la carta carbone; diventata popolare negli anni Novanta, si è poi trasformata in centinaia di foglietti o piccoli bollettini per la catechesi e la missione e in pubblicazioni parrocchiali e di gruppi (periodiche e per certe occasioni). Grazie a questi piccoli bollettini, molte persone hanno ricevuto per la prima volta notizie sulla Chiesa e su Gesù Cristo. Già nel 1995 la Rete Informatica della Chiesa in America Latina (RIIAL) aveva implementato una rete digitale interna di comunicazione interdiocesana attraverso la Nunziatura Apostolica e la Conferenza Episcopale che, tra le altre cose, è servita alla preparazione della visita di Papa Giovannni Paolo II nell’isola. Dopo lo storico viaggio del Pontefice nel gennaio 1998, si è sistematizzato l’accesso dei Vescovi alle reti provinciali dell’unica radio ufficiale in date significative o celebrazioni importanti dell’anno liturgico (Natale o Settimana Santa), nonché la trasmissione televisiva di allocuzioni occasionali di Vescovi e di celebrazioni rilevanti della Chiesa a Cuba e nel mondo. Con il “boom di Internet”, alla fine degli anni Novanta, nonostante lo scarso accesso nell’isola, alcuni bollettini hanno iniziato ad essere pubblicati sulla web, ha spiegato l’ingegnere delle Telecomunicazioni María López, responsabile della Commissione per i Mezzi di Comunicazione dell’Arcidiocesi di Santiago di Cuba e attuale coordinatrice dell’Unione Cattolica della Stampa (UCP-Cuba). “La Diocesi di Pinar del Río e la sua rivista ‘Vitral’ sono state pioniere nella comunicazione digitale, e hanno compreso molto presto che lo spazio pubblico che apriva Internet doveva essere usato per diffondere l’annuncio della Parola di Dio, missione principale di ogni cristiano e di tutta la Chiesa”, ha affermato.

“A poco a poco, altre pubblicazioni importanti hanno compiuto il salto: ‘Palabra Nueva’, ‘Espacio Laical’, ‘Bioética’…, il che non solo ha permesso loro di ampliare in modo virtuale il numero dei lettori, ma ha aperto la possibilità dell’immediatezza e del contatto ‘personale’, la possibilità dello scambio e il dibattito pubblico, limitato sicuramente dalla loro frequenza nella versione stampata”. Lo sforzo delle pubblicazioni stampate per entrare nell’era digitale ha incontrato e incontra grande difficoltà a causa dell’accesso a Internet. L’ingegnere Sergio Lázaro Cabarrouy, incaricato della RIIAL a Cuba, valuta il processo di digitalizzazione della comunicazione ecclesiale nell’isola affermando che “l’accesso a Internet è ancora molto limitato, per cui lo è anche per una gran parte del popolo che costituisce la Chiesa”. “Nella sede della Conferenza Episcopale e nei Vescovadi ci sono accessi a Internet che non superano i 64 Kbps, uno solo dei quali è per linea diretta, gli altri per linea telefonica. Alcune case religiose o parrocchie hanno accessi telefonici propri perché vi risiede qualche sacerdote o religiosa che viene da un altro Paese in missione. I cubani non possono ancora avere accesso a Internet in casa, per cui pochi agenti di pastorale usano sistematicamente la rete”. In questo senso, bisogna ricordare che è stato lo stesso presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, l’Arcivescovo Claudio Maria Celli, a dichiarare pubblicamente durante la sua ultima visita ufficiale a Cuba nel novembre 2008 di auspicare che la Chiesa cubana potesse avere pian piano un accesso normale ai grandi mezzi di comunicazione offerti oggi dalle nuove tecnologie. Sergio Lázaro Cabarrouy, responsabile del blog creerencuba.org, ha spiegato che “in alcune Diocesi, parrocchie e istituzioni religiose si sono formati servizi informativi come siti web e bollettini, che ricevono centinaia e a volte migliaia di visite quotidiane, il 40% delle quali nell’isola. Sono poche, ma quelle poche ci interessano. Sono i primi passi per arrivare alle molte che speriamo di servire quando l’accesso migliorerà”.
Sia la coordinatrice dell’Unione Cattolica della Stampa che il responsabile di RIIAL-Cuba concordano sul fatto che lavorare in rete è davvero la grande sfida, che presuppone la certezza che “l’opera delle nostre mani (pubblicazioni, siti web, servizi informativi…) non è nostra ma di Dio; tutto ciò presuppone grandezza di cuore per saper essere umili”, ha dichiarato María López da Santiago de Cuba.

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‘SGUARDO IN TV’ – DOCTOR HOUSE MD/ OLTRE IL MEDICO MISANTROPO C’È UN UOMO CHE DOMANDA

TV TV TV – Riprende la trasmissione su Canale 5 della serie House MD, la storia del medico misantropo e asociale, campione di gradimento nel pubblico di ogni età. Molti siti sul web si sono occupati della nostra lettura del fenomeno “House MD”, su cui abbiamo recentemente scritto un breve saggio (House MD: follia e fascino di un cult movie. Cantagalli ed). Anche sul sito dell’American Journal of Bioethics, una delle maggiori riviste mondiali di bioetica, se ne parla stupiti, in un articolo (“Dr House is pro-life? Just ask the Vatican”) Abbiamo infatti voluto sottolineare che il vero fenomeno del “fenomeno House” non è altro che un chiaro, evidente, ineluttabile esplosione di senso religioso. Già: il medico misantropo e dichiaratamente ateo pieno di senso religioso? Proprio così, ma per capirlo, bisogna sapere cos’è il senso religioso. Non ci stupisce che la cultura di oggi confonda il buono col religioso: si crede proprio che il senso religioso sia un fatto da anime pie e predestinate all’ascesi. Cioè un fatto per pochi che vivono in una dimensione diversa da quella delle persone comuni.

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IL VATICANO CHIEDE ALLA BIOETICA “RISPETTO INCONDIZIONATO” PER OGNI ESSERE UMANO


CITTA’ DEL VATICANO – Tutelare il “rispetto incondizionato” dovuto ad ogni essere umano fin dal suo concepimento, in quanto, da quel momento in poi, non avviene alcun “cambiamento di natura”, né può affermarsi una “gradualità di valore morale”. E’ la ragione di fondo della “Dignitas personae”, il documento del dicastero vaticano per la dottrina della fede, espressamente approvato da Benedetto XVI, presentato oggi, che vuole “proporre risposte ad alcune nuove questioni di bioetica, che provocano attese e perplessità in vasti settori della società”. Le questioni concrete, come le tecniche di aiuto alla fertilità, il congelamento di embrioni, la diagnosi pre-impiantatoria, la terapia genica, la clonazione umana, l’uso terapeutico delle cellule staminali, i tentativi di ibridazione sono dunque tutte esaminate alla luce di tali principi, dai quali discendono i giudizi morali. Spesso negativi, anche se la Chiesa “guarda con speranza alla ricerca scientifica, augurando che siano molti i cristiani a dedicarsi al progresso della biomedicina e a testimoniare la propria fede in tale ambito” ed “intende portare una parola di incoraggiamento e di fiducia nei confronti di una prospettiva culturale che vede la scienza come prezioso servizio al bene integrale della vita e della dignità di ogni essere umano”.

Rivolta “ai fedeli e a tutti coloro che cercano la verità”, l’Istruzione – di 37 pagine – è divisa in tre parti: la prima richiama alcuni aspetti antropologici, teologici ed etici di importanza fondamentale; la seconda affronta nuovi problemi riguardanti la procreazione; la terza prende in esame alcune nuove proposte terapeutiche che comportano la manipolazione dell’embrione o del patrimonio genetico umano. Nella prima parte si affermano due principi: che “l’essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento e, pertanto, “da quello stesso momento gli si devono riconoscere i diritti della persona” (n. 4); e che “l’origine della vita umana… ha il suo autentico contesto nel matrimonio e nella famiglia, in cui viene generata attraverso un atto che esprime l’amore reciproco tra l’uomo e la donna. Una procreazione veramente responsabile nei confronti del nascituro deve essere il frutto del matrimonio” (n. 6). La Chiesa, infine, “non interviene nell’ambito proprio della scienza medica come tale, ma richiama tutti gli interessati alla responsabilità etica e sociale del loro operato” (n. 10). “Nessuna invasione di campo”, ha commentato mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia accademia per la vita. “La Chiesa – ha aggiunto – non entra nell’ambito della scienza”, ma “richiama tutti gli interessati alla responsabilità etica e sociale del loro operato”.

Per leggere tutto il testo visita: http://www.papaboys.it/news/read.asp?id=2039

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GMG di Sydney, relativismo, diritti umani e inculturazione al centro dei lavori della segreteria generale del Sinodo dei Vescovi per l’Oceania

La prossima Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney, le sfide dell’inculturazione e del relativismo ma anche il tema dei diritti umani, della bioetica e della difesa della famiglia sono stati al centro della nona riunione del Consiglio speciale per l’Oceania della segreteria generale del Sinodo dei Vescovi, che si è tenuta il 14 e 15 febbraio scorsi in Vaticano. Tutto il continente – rileva un comunicato – è mobilitato per la preparazione della GMG, sia nelle regioni socialmente evolute sia in quelle meno sviluppate con numerose iniziative di gemellaggio, mentre cresce l’attesa della visita di Benedetto XVI.

“L’inculturazione del messaggio evangelico – aggiunge il comunicato della segreteria generale del Sinodo dei Vescovi – costituisce una delle più grandi preoccupazioni pastorali nella Chiesa in Oceania. Consiste in un cammino graduale attraverso il quale il Vangelo entra nelle diverse culture, trasformando o purificando certi valori culturali, perché possano trovare un posto nella cultura genuina cristiana, senza alterare il dovuto rispetto sia per il Vangelo sia per le culture stesse. In questo dinamismo – si nota – è indispensabile l’opera associata di pastori, sacerdoti, diaconi e anche catechisti. Particolarmente importanti – conclude il comunicato – sono le scuole cattoliche a tutti i livelli che salvaguardando la loro identità cattolica, rimangono strumenti preziosi della testimonianza del Vangelo nell’ambiente contemporaneo spesso secolarizzato”.

Fonte: www.radiovaticana.org

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