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ATTENTATO IN LIBANO: UCCISO UN MILITARE ITALIANO, ALTRI 4 FERITI. UNO È GRAVISSIMO

ESTERI (Beirut) – Un militare italiano della missione Unifil in Libano è rimasto ucciso e un altro è in gravissime condizioni in seguito a un attacco contro i mezzi dell’Onu. Sono rimasti feriti anche altri quattro soldati italiani e, secondo il sito di al-Manar, tv vicina al movimento sciita Hezbollah, anche due civili libanesi. L’attentato è stato provocato dall’esplosione di una bomba presso Sidone, a circa 40 km a sud di Beirut, che ha fatto saltare in aria il veicolo sul quale viaggiavano i militari italiani. L’ordigno era stato nascosto dietro la barriera di cemento armato sul ciglio della superstrada Sidone-Beirut. Il convoglio era composto da quattro veicoli e la deflagrazione ha colpito l’ultima.

I soldati italiani sono in Libano dal settembre 2006 nell’ambito della missione Leonte, che fa parte dell’intervento Onu denominato Unifil. L’Italia partecipa alla missione internazionale con un contingente di 1.780 militari. Il 10 maggio c’era stato il passaggio di consegne nel settore ovest della missione Unifil fra la brigata di cavalleria Pozzuolo del Friuli e la brigata meccanizzata Aosta. Al quartier generale del contingente italiano, base Millevoi, si era svolto l’avvicendamento tra i comandanti delle due brigate, i generali Guglielmo Miglietta e Gualtiero Mario De Cicco. Per la brigata Aosta, stanziata in Sicilia, si tratta della prima missione in Libano, dopo varie missioni svolte negli anni passati nei Balcani.

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TERRASANTA, MIGLIAIA DI FEDELI VENERANO LE RELIQUIE DI SANTA TERESA DI LISIEUX

TERRASANTA (Gerusalemme) – Sono migliaia i fedeli che, con processioni, preghiere e adorazioni in tutte le parrocchie stanno venerando le reliquie di Santa Teresa di Lisieux, in pellegrinaggio in Terrasanta fino a martedì 31 maggio. “Il passaggio delle reliquie nelle varie comunità cattoliche di Palestina e Israele – spiega padre Carmelo Gallardo, vicecancelliere del Patriarcato latino di Gerusalemme – ha coinvolto migliaia di fedeli delle varie parrocchie della Terrasanta, ed ovunque la popolazione ha manifestato una grande devozione. Alle processioni organizzate dalla parrocchie hanno partecipato anche molti giovani, soprattutto scout e gruppi parrocchiali”.

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SCUOLA: SCRUTINI, COPIA-INCOLLA E VOTI PUNITIVI: COSA STA SUCCEDENDO?

A lavori ancora in corso, posso dire che le cose che ho letto sul sussidiario sono tutte vere e scrivo la mia con un po’ di tristezza. Da me siamo all’80 per cento dell’opera e non sta andando bene, nonostante il passaggio in collegio docenti di una delibera quadro dedicata al tema della valutazione. La scuola italiana ha bisogno di un’anima per ridare senso a quello che gli studenti, giorno dopo giorno, sono chiamati a fare: parlo della passione del lavoro di docente, della capacità di trasmettere entusiasmo, della capacità di convincere circa l’utilità dello studio personale, della capacità di adeguare il processo di insegnamento al mutato quadro concettuale e mentale dei giovani (i cosiddetti stili cognitivi).

Non dobbiamo prendercela con gli scrutini: se la valutazione non funziona non è colpa dello scrutinio elettronico e neanche della confusione mentale prodotta dalla necessità di valutare (tentare di valutare) per competenze. Non è colpa degli scrutini se la valutazione è in crisi; ma allo scrutinio un DS scrupoloso vede parecchie cose della scuola meritevoli di attenzione. La mia scuola è fatta per l’80 per cento da un vecchio Itis (ora Istruzione Tecnica settore Tecnologico, indirizzi Meccanico, Elettrotecnico ed Informatico) e per il restante 20 per cento da un vecchio Liceo Scientifico Tecnologico (ora Liceo Scientifico Opzione Scienze Applicate). Vediamo allora cosa ho visto.

Si boccia troppo – È troppo diffuso il principio della valutazione intesa come premio-punizione e troppo poco diffusa un’idea di valutazione come momento formativo e come momento in grado di intervenire sulla dimensione affettiva dello studente nei confronti del suo processo di apprendimento.
Qualche docente teorizza esplicitamente l’idea che i voti del primo quadrimestre servano da lezione per indurre gli studenti a studiare. A parte il rischio di indurre conclusioni del tipo non ne vale la pena, trovo singolare che un professionista dell’insegnamento non si interroghi sul fatto che non possa accadere che una intera classe cambi completamente, e in maniera drastica, il suo rendimento in una materia solo perché è cambiato il docente.

I casi sono due: o è stato preceduto da un incompetente (o da una intera serie di incompetenti), e allora avrebbe dovuto segnalarlo tempestivamente al DS, oppure lui sta sbagliando in qualche cosa sia nel giudizio, sia nella prognosi, perché è ben noto che non si impara (e non si disimpara) a scrivere in tre mesi. La discussione su questi elementi in sede di scrutinio è abbastanza imbarazzante perché tra colleghi, tendenzialmente, non ci si espone e perché è naturale ammettere che, in caso di nuovo docente, si abbiano fasi di assestamento dovute a cambiamenti di metodologia. Tutto bene se discutessimo di un 6 che diventa 5; non ci siamo se invece l’intera classe viene presentata come insufficiente, bisognosa di essere messa in riga e magari gli stessi studenti lamentano una mancanza totale di disponibilità all’ascolto.

Questo aspetto del docente come monade dentro un momento di valutazione collegiale dovrebbe gradualmente attenuarsi se riusciremo a passare alla valutazione per competenze, ma in realtà (per farlo) ci sarebbe bisogno di momenti di condivisione del lavoro, orario di servizio distinto dall’orario di insegnamento, continuità nella composizione dei consigli di classe, tutte cose che si scontrano con i chiari di luna attuali.

Che voto dare – Valutare prove e prestazioni e poi farci sopra delle medie aritmetiche (neanche ponderate) è la prassi normale. Anche i docenti più impegnati ed emotivamente coinvolti cedono le armi di fronte ad una verifica andata male. Quasi nessuno apre il registro, si concentra sullo studente, scrive un giudizio in cui si colgono gli elementi più rilevanti e poi azzarda un voto (solo alla fine). Se si cerca di imporre la stesura di un giudizio si scatena la metodologia del copia e incolla. Non ho nulla contro il copia e incolla, ce l’ho con il rifiuto di pensare allo studente mentre si valuta e con l’approccio secondo cui si preparano giudizi precotti per ogni valore di voto.

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IL PAPA PELLEGRINO IN SPAGNA ESORTA L’EUROPA A RAFFORZARE LE SUE RADICI CRISTIANE

SANTIAGO DE COMPOSTELA – Vengo come pellegrino per esortare la Spagna e l’Europa a dare nuovo vigore alle loro radici cristiane. Con queste parole pronunciate questa mattina dal Papa all’aeroporto internazionale di Santiago de Compostela ha preso il via il 18.mo viaggio apostolico di Benedetto XVI. Arrivando in Galizia il Santo Padre ha ricordato come la tradizione cristiana e il Vangelo abbiano segnato indelebilmente la Spagna e il Vecchio Continente. Accolto dai principi delle Asturie, dall’arcivescovo Barrio Barrio e dalle autorità locali Benedetto XVI ha spiegato: “Nel più profondo del suo essere l’uomo è sempre in cammino e alla ricerca della verità”. La fitta nebbia non ha nascosto la gioia e l’entusiasmo di decine di migliaia di fedeli accorsi per le strade a salutare il passaggio del Successore di Pietro.

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INTERVISTA A MONSIGNOR CÉSAR FRANCO: LA GIORNATA DELLA GIOVENTÙ DI MADRID AVRÀ UN SAPORE UNICO.

MADRID – Monsignor César Franco, oltre ad essere uno dei tre Vescovi ausiliari di Madrid, ha il compito di essere il coordinatore generale della Giornata Mondiale della Gioventù (GMG). A meno di un anno dalla celebrazione di questo avvenimento, il presule sottolinea in questa intervista quali saranno le caratteristiche della GMG che si celebrerà nella capitale spagnola nell’agosto 2011.

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NON NEGOZIABILE: IL PAPA RIPROPONE IL TEMA CRUCIALE DEL RAPPORTO TRA FAMIGLIA, LAVORO E FESTA.

ETICA E SOCIETA’ – Perché non lanciare una buona volta una campagna «Io non compro la domenica»?

«Ai nostri giorni, purtroppo, l’organizzazione del lavoro, pensata e attuata in funzione della concorrenza di mercato e del massimo profitto, e la concezione della festa come occasione di evasione e di consumo, contribuiscono a disgregare la famiglia e la comunità e a diffondere uno stile di vita individualistico. Occorre perciò promuovere una riflessione e un impegno rivolti a conciliare le esigenze e i tempi del lavoro con quelli della famiglia e a ricuperare il senso vero della festa, specialmente della domenica, pasqua settimanale, giorno del Signore e giorno dell’uomo, giorno della famiglia, della comunità e della solidarietà». Nella versione odierna del magistero – in cui tutti prendono fondamentalmente ciò che fa comodo alla propria bottega – questo passaggio della Lettera del Papa al Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia presentata venerdì scorso in vista dell’incontro mondiale che si terrà nel 2012 a Milano, è scivolata via come se niente fosse.

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ALTRI MORTI (TRA CUI 6 ITALIANI) NELLA GUERRA CHE CI VIENE ‘VENDUTA’ COME MISSIONE DI PACE

GUERRA – Come può una missione di pace continuare a provocare morti? Gravissimo attentato contro il contingente italiano in Afghanistan. Un kamikaze si è fatto esplodere al passaggio di due mezzi dell’Isaf uccidendo 6 militari italiani e almeno dieci civili afghani. Si tratta dell’attentato più grave da quello avvenuto a Nassirya nel 2003. Il Papa, appena informato, ha espresso il proprio profondo dolore per l’accaduto assicurando la sua preghiera per le vittime e la sua vicinanza alle famiglie e a tutte le persone coinvolte. Lo ha detto ai giornalisti padre Federico Lombardi. Il direttore della Sala Stampa vaticana ha auspicato che “tutto questo sangue alla fine possa essere sostituito dalla pace per la quale tante persone sono impegnate e stanno donando la loro vita”. “Quello che ferisce di più – ha sottolineato padre Lombardi – è il fatto che continui questa violenza proprio nei confronti di persone che sono impegnate per la pace”.

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