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TERRASANTA, MIGLIAIA DI FEDELI VENERANO LE RELIQUIE DI SANTA TERESA DI LISIEUX

TERRASANTA (Gerusalemme) – Sono migliaia i fedeli che, con processioni, preghiere e adorazioni in tutte le parrocchie stanno venerando le reliquie di Santa Teresa di Lisieux, in pellegrinaggio in Terrasanta fino a martedì 31 maggio. “Il passaggio delle reliquie nelle varie comunità cattoliche di Palestina e Israele – spiega padre Carmelo Gallardo, vicecancelliere del Patriarcato latino di Gerusalemme – ha coinvolto migliaia di fedeli delle varie parrocchie della Terrasanta, ed ovunque la popolazione ha manifestato una grande devozione. Alle processioni organizzate dalla parrocchie hanno partecipato anche molti giovani, soprattutto scout e gruppi parrocchiali”.

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IL CONTRIBUTO DI GIOVANNI PAOLO II AL DIALOGO CON L’ISLAM ED I MUSULMANI

DIALOGO INTERRELIGIOSO (Beirut, LIBANO) – L’impressione lasciata da Giovanni Paolo II ai musulmani è certamente piuttosto positiva, al punto che, al momento della sua morte, corse voce in Egitto che egli si fosse convertito all’Islam e avesse chiesto di essere sepolto secondo il costume musulmano. Una certa stampa occidentale ha anche cercato di mettere in contrapposizione Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, quest’ultimo dipinto come “integralista”, cioè antimusulmano. Il punto di partenza di tutti i responsabili cattolici è sicuramente il documento del Vaticano II, intitolato “Nostra Aetate” e datato 28 ottobre 1965, che al punto 3, per ciò che riguarda l’Islam dice: «La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. 

Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno. Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà». Giovanni Paolo II, attraverso i suoi atti – come con i suoi discorsi – ha sicuramente applicato questa “carta” conciliare, concretizzandola secondo le circostanze. Niente nega questo. Cerchiamo di vedere, attraverso alcuni esempi, ciò che è accaduto esattamente, seguendo l’ordine cronologico degli avvenimenti. In conclusione farò una breve sintesi del suo contributo al dialogo con l’Islam e i musulmani.

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BENEDETTO XVI INCONTRA I RAGAZZINI DELLA LEGA PRO: “IL CALCIO SIA PORTATORE DI AMICIZIA E RISPETTO”

BENEDETTO XVI (Roma) – Il sole ha invaso Piazza San Pietro. Tante piccole porte di calcio. Centoventi ragazzini venuti da ogni parte d’Italia: palloni e valori, gol e sentimenti. “Auspico che il vostro sport sia sempre portatore di valori di amicizia, rispetto e solidarietà”. Quando Benedetto XVI pronuncia queste parole l’udienza ha già doppiato il capo dell’ora abbondante. Fa caldo e il Papa appare affaticato da una giornata in cui, saltellando tra sette lingue, ha coniugato la “lezione” su Sant’Alfonso e sul suo insegnamento morale con i saluti ai vari gruppi arrivati da ogni angolo del globo e con l’attenzione per un tema, il calcio, che non sempre fa capolino in questi incontri.

I ragazzini con la maglietta azzurra mobilitati dalla Lega Pro di Mario Macalli a volte si distraggono, oppure mischiano le loro urla a quelle dei pellegrini polacchi nel momento in cui questi ultimi vengono richiamati in quella sorta di appello che indica al Pontefice i gruppi presenti nella piazza. Ci sono i ragazzi venuti dalla Francia che intonano un bel coro e i musicisti della banda giovanile John Lennon che facendo uno strappo alla regola al loro repertorio intonano “l’Inno alla Gioia” di Beethoven. Ed è una giornata gioiosa, di quelle che “rendono orgoglioso” un presidente sanguigno come Mario Macalli, uomo dai toni spesso forti ma diretto e sincero. Il calcio visto da questa piazza, filtrato fra le colonne incredibilmente allineate da Bernini, in questo posto in cui per forza di cose ti devi sentire al centro di una civiltà (la stessa civiltà che noi quasi quotidianamente maltrattiamo con i nostri comportamenti), ha un altro sapore, un altro valore, un altro spessore. Un altro messaggio che è poi quello stampato sulle magliette: “Giocare con gioia”.

Sfilano davanti al Pontefice donne e uomini con la loro devozione e con i segni di quella devozione: un rosario, una catenina. Il Papa Benedice. Quattro coppie che hanno solo pochi giorni fa consegnato ai registri nuziali la loro promessa, vivono questo giorno come la prosecuzione di quello che confidano sia il più bello della loro vita. I ragazzini delle scuole-calcio della Lega Pro sono allo stesso tempo consapevoli e indifferenti. Consapevoli di avere davanti una figura carica di idealità; indifferenti perché il loro mondo è, per fortuna, ancora semplice essendo rotondo esattamente come una palla, una palla di gommapiuma, a scacchi gialli e blù che rotola e a volte si impenna sfiorando pericolosamente le teste di ignavi passati, di gente in attesa dell’evento. Quando la Papa-mobile bianca si muove circondata dagli uomini della sicurezza, salendo su, sul sagrato di San Pietro, si alzano urla quasi da stadio. Incedono rigidi quattro guardie svizzere nei loro costumi colorati mentre Benedetto XVI prende posto al centro di questa sorta di gazebo che lo ripara dal sole e dalla pioggia. La piazza e piena. Ma in fondo, davanti a lui, intravede le porte di quei dieci campetti improvvisati, avverte la presenza di questi strani ospiti. Diligentemente, prendono posto nelle sedie allineate alla destra del Pontefice. L’aspettano con ansia. Si annoiano quando le letture vengono tradotte nelle altre lingue: segno dell’universalità del messaggio della Chiesa, ciò non toglie che a quel punto qualcuno di loro improvvisi giochi infantili probabilmente sfuggiti alla vista del Papa ma che dal Papa sarebbero stati comunque apprezzati perché il gioco sta ai bambini come la paura per tutto ciò che sfugge all’omologazione sta ai grandi. In quella piazza c’è tutto, c’è Don Bosco e San Francesco di Sales.

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NUOVO LIBRO SULL’INDIA. LAPIERRE: SIA BENEDETTA CALCUTTA (E MADRE TERESA)

INDIA – L’orgoglio del cielo! Venticinque anni dopo che la Grande Anima dell’India aveva lanciato questo appello, trovo la presenza di Dio in qualunque strada di Calcutta mi conduca la mia inchiesta. Può accadere, come la settimana scorsa, che veda bloccare la circolazione da una processione irta di stendardi e di orifiamme verdi, che sbuca in Chittapore Road accompagnata da una gran cacofonia di fanfare. Si celebrava Muharram, il Capodanno islamico. I tre milioni di musulmani di Calcutta erano per la strada. Era un giorno festivo come un’altra dozzina di giorni festivi previsti dal calendario della città, che è un vero guazzabuglio di popoli e di credenze. Due giorni prima, un’esplosione di petardi aveva svegliato di soprassalto me e con me tutta la città. I sikh celebravano la nascita del guru Nanak, venerato fondatore della loro comunità. Se quel giorno avessi cercato un taxi, ci sarebbero state nove probabilità su dieci che i loro autisti con la barba arrotolata e il turbante blu o rosso avessero abbandonato le vetture per andare a onorare il loro guru.

Oggi, a essere in effervescenza è il Barra Bazar. I jain digambara festeggiano il ritorno della stagione dei pellegrinaggi che coincide con la fine ufficiale della stagione dei monsoni. Ma è soprattutto la festa di Durga, la dea indù distruttrice del demonio, a fare di Calcutta un luogo sacro della fede. Per quattro giorni e quattro notti, una città tristemente nota diventa una città magica, piena di luce, di gioia e di speranza. Ho la fortuna di vivere i riti di questa festa con l’uomo-risciò Hasari Pal, e i suoi compagni di stanghe. Grazie a loro, scopro un posto incredibile: un intero quartiere di vecchie rimesse, di miserabili laboratori e di viuzze dove centinaia di uomini producono, di padre in figlio, la più incantevole collezione di opere d’arte che sia mai stata dedicata a una divinità o ai suoi santi. Per un anno intero, questi artisti della casta dei vasai hanno gareggiato in creatività e devozione, facendo nascere dalle proprie mani le più grandi, le più sontuose rappresentazioni della dea Durga. Un lavoro prodigioso: dopo aver costruito l’ossatura con la paglia intrecciata, i vasai rivestono il modello di argilla grigia, poi la modellano delicatamente per darle la forma e l’espressione volute. Per finire, decorano la statua con il pennello, conferendole un aspetto fantastico e volutamente grottesco. Il quarto giorno di festa, al crepuscolo, camion, carretti a mano, taxi, e risciò per le più piccole, portano le statue e i loro devoti proprietari in riva all’Hooghly, il tumultuoso braccio del Gange. Ogni statua viene quindi inghirlandata di fiori e le famiglie le calano lentamente, rispettosamente, nell’acqua.

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I PAPABOYS IN RISPOSTA A DON PAGLIARINI: MENO CHIACCHERE E PIU’ EUCARESTIA E FEDELTA’ AL PAPA

ROMA – Leggiamo con stupore le dichiarazioni di Don Davide Pagliarani, Superiore della Fraternità Sacerdotale San Pio X, che al sito ‘Pontifex’ afferma quanto segue: “quella idea di giubileo, simbolo della chiesa mediatica voluta e creata da Giovanni Paolo II, é lo specchio fedele delle giornate mondiali della gioventù e di una mentalità fanatica da Papaboys, di coloro che pensano alla fede come una bella cantata o suono di chitarra. Io abolirei volentieri la GMG, perché come strutturata, ha smarrito il senso di devozione e raccogliemto, di preghiera e adorazione, ma segue una idea pagana e idolatrica del papa visto non come il successore di Pietro,ma come una star del rock o della Tv, cosa che assolutamente non é. Il Papa, al posto di essere quello che é, il capo della Chiesa, si trasforma in un oggetto di culto mediatico, esattamente l’ opposto di quanto dovrebbe essere. Ecco perché questa GMG oggi non ha senso,meglio sopprimerla”.

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I GIOVANI E LA SANTITA’. E’ USCITA LA SECONDA PARTE DEL DOSSIER DELL’AGENZIA VATICANA FIDES

CITTA’ DEL VATICANO – (Agenzia Fides) Una donna giovane che ha il coraggio di dire il suo ‘Si’ totale al Signore, un ‘Si’ senza condizioni che all’apparenza può sembrare straordinariamente difficile, ma che diventa ‘Si’ di azione e di santità se pronunciato nella totale donazione di se al progetto di Dio Padre: ecco Maria, la Madonna, modello di donna, di giovane, di Santa di tutti i Santi! La santità della Vergine, postulata dai Vangeli di Giovanni e Matteo, è enunciata con cura dal Vangelo di Luca: Maria è “oggetto per eccellenza del favore di Dio” consacrata dallo Spirito Santo che discende su di lei (Lc 1, 35), benedetta fra le donne ( Lc 1, 41), beata per aver creduto e, per questo, luogo privilegiato del compimento delle promesse (Lc 1, 45). Maria stessa rende grazie a Dio solo, per aver fatto in lei “grandi cose”. La vita cristiana ha come meta la perfezione della carità, dell’amore di Dio e del prossimo.

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